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Cosa cambierà nel superbonus 2024?

A comunicare il destino del superbonus 2024 è stato lo stesso ministro dell’Economia

Nelle ultime settimane si sono succeduti dibattiti politici nel nostro Paese di varia natura. Fra questi anche quello relativo al superbonus 2024. Dopo gli ultimi confronti all’interno del governo Meloni, la decisione unanime è stata di respingere ogni proroga. 

In altre parole, l’agevolazione al 110% terminerà come da programma entro il 31 dicembre 2023. Lasciando di fatto incompleti quei lavori che per diversi fattori hanno alla fine sforato le tempistiche di realizzazione. Sia per i condomini sia per le ville e le villette.

A comunicare il destino del superbonus 2024 è stato lo stesso ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Nonostante l’ala dell’opposizione e le imprese italiane abbiano contemporaneamente comunicato l’urgenza di prorogare le detrazioni fiscali.

Come si traduce tutto questo in termini di spesa per i cittadini? Cerchiamo di capirlo bene in questo articolo.

Ecco tutte le scadenze del superbonus 2024

Superbonus 110%, come funziona oggi e quali scadenze per il 2024

“Il Superbonus 2024 va riscritto” è stata la pronuncia del ministro Giorgetti a seguito delle audizioni sul Decreto asset alla presenza di Cna e Ance. Dopo l’ultima proroga dell’agosto 2023, il governo è tornato sulla manovra che fu dell’esecutivo di Giuseppe Conte circa 3 anni prima. Definendola nuovamente una “tragedia contabile”.

Ma al di là delle polemiche, resta da capire nell’immediato cosa aspettarsi in vista del 31 dicembre 2023. L’ultima proroga di agosto aveva stabilito la necessità per quelle abitazioni unifamiliari con almeno il 30% dei lavori ultimati.

Deroga che è stata applicata anche ai condomini che entro il 25 novembre 2022 avevano deliberato il via libera agli interventi. E anche alle abitazioni plurifamiliari (max 4 unità residenziali) che avevano inoltrato il Cilas nella stessa data.

Non ultimi a poter ancora usufruire del superbonus, gli edifici in zone terremotate dal 2009 e quelle alluvionate. Insieme a loro anche le case popolari (Iacp) i cui lavori avevano raggiunto il 60% di realizzazione a fine giugno 2023.

Il discorso per le strutture demolite e poi ricostruite vale come per i condomini. La sola differenza sta nell’autorizzazione edilizia. Che deve essere stata necessariamente presentata entro il 31 dicembre 2022.

Un’altra scadenza da segnare sul calendario è quella relativa al 30 novembre 2023. Si tratta infatti del termine ultimo per effettuare la cessione di credito (pagando 250 euro) relativa ai lavori realizzati lo scorso anno. Attraverso la cosiddetta remissione in bonis. 

Obiettivo di questa formula è infatti quello di “mettere una pezza” su tutte le comunicazioni omesse o tardive. Quelle, per capirci, che rendono accessibili i benefici fiscali e/o i regimi opzionali. Naturalmente entro il termine di presentazione della prima dichiarazione utile.

Ecco cosa cambierà con il superbonus 2024

Superbonus 2024, ecco cosa cambia e quali sono le novità

In buona sostanza, il superbonus 2024 non ci sarà. E ancora non è data per certa la sostituzione della vecchia agevolazione con una nuova. Sicuramente è confermata l’aliquota di detrazione che scenderà al 70%. Nel 2025 di arriverà al 65%.

Da una prima analisi è difficile immaginare che alcune strutture abitative come i condomini potranno nei prossimi mesi usufruire di nuovi aiuti. Una nota sensibile soprattutto per i redditi bassi. E per chi pur avendo pagato i lavori di tasca propria vorrà richiedere il nulla osta assembleare.

Già dall’inizio del 2023 è possibile ricorrere al superbonus 90%. Discorso che però vale per i soli immobili con limite di reddito non oltre i 15 mila euro. In questo senso, non mancheranno altre eccezioni per il prossimo anno.

Gli edifici colpiti dal 2009 dai terremoti usufruiranno del 110% fino al 2025. Per quanto riguarda invece quelli alluvionati il discorso è analogo, ma con scadenza a fine 2024. 

In linea più generale, ci si aspetta per i prossimi mesi un qualche tipo di intervento da parte dell’attuale governo. Una misura sostitutiva del superbonus 2024 è da ritenersi ipotizzabile visti i precedenti. Il timore è che a pesare sull’accesso a future agevolazioni sia sempre il limite di reddito.

Per quanto riguarda invece la cessione dei crediti d’imposta – accumulati col superbonus e relativi ai lavori nel 2022 – la scadenza resta fissa al 30 novembre dell’anno in corso. Il ritardo subito comporterà comunque una sanzione di 250 euro al momento della cessione. 

Gli stessi crediti accumulati però nel 2023 e lo sconto in fattura, saranno riservati a chi è riuscito a presentare in tempo il Cilas. Ovvero dal 1° gennaio al 16 febbraio 2023. A poter contare su questa agevolazione sono coloro che ricevono il superbonus 90%. 

Per la cessione di questi crediti d’imposta bisognerà rispondere a determinati criteri. In questo modo potranno essere riscossi tenendo conto direttamente della propria dichiarazione Irpef.

Non solo. La riscossione potrà avvenire in maniera dilazionata nell’arco di 10 anni. A partire dalla presentazione e conferma della propria dichiarazione dei redditi. Naturalmente occorre ricordare il rispetto della propria capienza fiscale. Ovvero che se in un anno si paga meno Irpef rispetto agli 8 mila di superbonus non si potrà detrarre la somma totale. Ci saranno cioè dei soldi in più che non potranno essere recuperati nemmeno successivamente.

“Una proroga è comunque necessaria” è stato dichiarato dalla numero uno dell’Ance, Federica Brancaccio, a proposito dell’eventuale superbonus 2024. In particolar modo, l’associazione dei costruttori sta continuando a sollecitare una nuova manovra sostanzialmente per tre ragioni fondamentali:

  • consentire ai lavori in corso di giungere a conclusione;
  • continuare gli interventi nei cantieri che hanno subito ritardi a causa dei crediti non monetizzati, o monetizzati in ritardo;
  • portare a termine i lavori di riqualificazioni senza creare contenziosi o mettere in difficoltà le imprese;
  • non lasciare le famiglie con lavori a metà e impalcature abbandonate.

Insomma, le richieste e i piani di intervento ci sono. Ma per giungere ad una manovra adeguata non si esclude l’attesa della prossima Legge di bilancio.

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