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Fashion: perché aziende e millennials amano Farfetch

Fashion: perché aziende e millennials amano Farfetch

Lo scorso 17 febbraio, sulle note di “Smalltown Boy” dei Bronski Beat, la settimana della moda londinese alzava il sipario sulla nuova collezione autunno-inverno 2018/19 firmata Burberry. In quel preciso istante, sempre a Londra ma negli uffici di Farfetch, José Neves e il suo staff sincronizzavano gli orologi e iniziavano l’attesa per il lancio di Show To Door, un servizio di consegna che prevede la spedizione dei capi Burberry presentati in passerella entro le 24 ore successive. Questa la prima di una serie di novità comunicate da Farfetch nel corso della settimana appena trascorsa. La collaborazione con Burberry, oltre al programma di consegna, prevede anche la commercializzazione dell’intero catalogo del brand inglese dalla piattaforma ecommerce dell’azienda portoghese.

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Cara Delevingne se la ride sotto i baffi durante la sfilata di Burberry

L’accordo con Chanel

Ma Burberry non è l’unico marchio ad aver annunciato una collaborazione con Farfetch. Qualche ora fa anche Chanel ha presentato la partnership con la compagnia guidata da Neves con l’obiettivo di promuovere, anche se in piccola parte, la digitalizzazione all’interno dell’azienda francese. L’accordo prevede che i developer designer di Farfetch progettino un’app brandizzata che aiuti Chanel a offrire un’esperienza in-store più personalizzata e intercettare il mercato dei millenials. Bruno Pavlovsky, presidente della divisione Fashion di Chanel, è stato chiaro a riguardo: «Chanel non inizierà a vendere i propri prodotti su Farfetch, né abbiamo deciso di lanciare un proprio ecommerce. L’obiettivo della partnership è accelerare e arricchire l’esperienza del cliente prima e dopo la loro visita all’interno delle nostre boutique».
«L’app su cui stiamo lavorando − ha spiegato Neves − permetterà al cliente che vive a Shanghai e che annualmente spende 2 milioni di dollari in un negozio Chanel di visitare una boutique a Los Angeles ed essere accolto da uno staff di vendita che conosce esattamente il suo profilo, le sue preferenze e le taglie di cui ha bisogno.» Un modo diverso, dunque, di seguire il cliente da store a store nel momento in cui lui lo desidera. «L’app potrà essere utilizzata anche in modalità do not disturb, funzione che avvisa i commessi di non disturbare il cliente durante lo shopping», ha aggiunto Neves. Nel pacchetto è anche incluso un piccolo investimento da parte di Chanel a favore di Farfetch, investimento che lo stesso Neves ha definito “significativo ma piccolo”.

Quotazione in borsa e futuro del retail

Tra un accordo e l’altro, secondo alcune indiscrezioni, Farfetch sarebbe in procinto di pianificare una serie di incontri nelle prossime settimane in modo da avere un quadro completo sulla potenziale valorizzazione dell’azienda e decidere di fare il suo ingresso in borsa nel mercato statunitense. L’obiettivo trapelato è quello di raggiungere i 5 miliardi di dollari di valutazione. Un risultato che confermerebbe Farfetch tra gli attori più rilevanti nel mercato della moda e nel settore retail. Neves ha le idee abbastanza chiare su quale sarà il futuro del retail: «Il mercato della moda non può essere totalmente digitalizzato. L’80% circa delle vendite del settore proviene ancora da negozi fisici. E questo non cambierà. Lo store offre ancora un’esperienza che non può essere riprodotta online: la relazione con lo staff, la storia, il touch and feel dei prodotti. Ciò che cambierà sarà il modo in cui gli store dovranno interagire con i clienti». Una modalità che al momento Farfetch sembra aver capito bene, offrendo alla propria clientela un’esperienza di acquisto molto personalizzata.