
Il regime impatriati 2025 si configura come una misura fiscale pensata per incentivare il rientro in Italia di lavoratori qualificati che hanno maturato esperienze professionali all’estero. Questa agevolazione, delineata dall’articolo 5 del Decreto Legislativo n. 209/2023, offre una significativa riduzione dell’imponibile fiscale per un periodo determinato, rendendo il ritorno nel Paese economicamente vantaggioso per determinate categorie di professionisti.
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Le caratteristiche principali del regime impatriati 2025
Il regime impatriati 2025 prevede una riduzione del 50% dell’imponibile IRPEF sui redditi da lavoro dipendente, assimilati e autonomi per cinque anni. Tale riduzione può salire al 60% nel caso in cui il lavoratore trasferisca la residenza in Italia con un figlio minore o in caso di nascita o adozione di un minore durante il periodo di fruizione dell’agevolazione, a condizione che il minore risieda in Italia .
Il limite massimo di reddito agevolabile è fissato a 600.000 euro annui. Oltre questa soglia, il reddito eccedente è soggetto alla tassazione ordinaria. È importante sottolineare che i contributi previdenziali restano dovuti sull’intero reddito, senza riduzioni.
Requisiti per accedere al regime impatriati
Per beneficiare del regime impatriati 2025, è necessario soddisfare specifici requisiti:
- Residenza fiscale estera pregressa: il lavoratore non deve essere stato residente fiscalmente in Italia nei tre periodi d’imposta precedenti il trasferimento. Se il lavoratore rientra a lavorare per lo stesso datore di lavoro o per una società dello stesso gruppo, il periodo di residenza estera richiesto si estende a sei o sette anni, a seconda dei casi .
- Impegno a risiedere in Italia: il lavoratore deve impegnarsi a risiedere fiscalmente in Italia per almeno quattro anni.
- Attività lavorativa prevalente in Italia: l’attività lavorativa deve essere svolta prevalentemente nel territorio italiano, ovvero per più di 183 giorni all’anno.
- Elevata qualificazione o specializzazione: il lavoratore deve possedere requisiti di elevata qualificazione o specializzazione, come definiti dal D.Lgs. n. 108/2012 e dal D.Lgs. n. 206/2007. Questo può includere il possesso di un titolo di studio universitario almeno triennale, l’esercizio di una professione regolamentata o una comprovata esperienza professionale di almeno cinque anni .
Modalità di accesso e adempimenti
Per accedere al regime impatriati, i lavoratori dipendenti devono presentare una richiesta scritta al datore di lavoro, che applicherà direttamente l’agevolazione in busta paga. In alternativa, è possibile richiedere l’applicazione del regime nella dichiarazione dei redditi, compilando la sezione specifica del modello 730.
I lavoratori autonomi devono indicare l’opzione per il regime impatriati nella dichiarazione dei redditi e conservare la documentazione che attesti il possesso dei requisiti richiesti, come certificati di residenza fiscale estera e documentazione relativa alla qualificazione professionale.
Vantaggi economici del regime impatriati

Il regime impatriati 2025 garantisce una riduzione dell’imponibile IRPEF pari al 50%, che può salire al 60% in presenza di specifiche condizioni familiari. Questo si traduce in un beneficio immediato per chi percepisce redditi medio-alti, in quanto la base imponibile su cui si calcola l’imposta risulta notevolmente ridotta. La misura si applica sia ai redditi da lavoro dipendente sia a quelli da lavoro autonomo, offrendo così una possibilità concreta a professionisti, manager e lavoratori specializzati che intendano reinserirsi stabilmente nel contesto italiano.
Un esempio pratico consente di comprendere meglio la portata di questo incentivo. Un lavoratore con un reddito lordo annuale di 100.000 euro vedrà applicata una tassazione solo su 50.000 euro, con un risparmio che può superare i 15.000 euro all’anno rispetto alla tassazione ordinaria. Se lo stesso soggetto trasferisce la residenza in Italia con un figlio minorenne, oppure se durante il quinquennio nasce o viene adottato un minore residente in Italia, l’imponibile si riduce a 40.000 euro. Questo comporta una riduzione dell’imposta dovuta ancor più rilevante, in grado di favorire una gestione più equilibrata delle risorse personali e familiari.
A rendere ancora più vantaggioso il quadro complessivo contribuisce la possibilità di cumulare il beneficio con altri incentivi fiscali previsti a livello locale o settoriale. In alcuni casi, regioni o enti territoriali promuovono misure aggiuntive per favorire il rientro di cittadini residenti all’estero, soprattutto nei territori che registrano un calo demografico o un rallentamento dell’attività economica. In questi contesti, il vantaggio fiscale può rappresentare uno strumento per avviare nuove attività, investire nel territorio o semplicemente migliorare la propria qualità di vita attraverso un rientro pianificato e sostenibile.
Un incentivo che rafforza il legame con il territorio
Il regime impatriati 2025 agisce come uno stimolo concreto per riportare in Italia competenze sviluppate all’estero. Questa misura fiscale consente di ricostruire percorsi professionali che, pur avendo trovato sbocco oltre confine, trovano nel rientro un’opportunità strutturata di reintegrazione.
Chi decide di rientrare può contribuire attivamente al rafforzamento del tessuto produttivo nazionale, portando con sé esperienze maturate in contesti internazionali e traducendole in valore per imprese e territori.
Il beneficio fiscale non si limita a un alleggerimento del carico tributario: rappresenta anche un’occasione per rinsaldare relazioni familiari, avviare nuove iniziative e partecipare in modo più diretto alla crescita del Paese.
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