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Distribuzione: valore strategico del commercio online

Distribuzione: valore strategico del commercio online

Nel 2020 il 18% degli acquisti al dettaglio è stato effettuato tramite e-commerce; nel 2033 la quota dell’online supererà le vendite effettuate nei negozi, secondo Doug Stephens, uno dei massimi esperti di commercio al dettaglio.

Ma questo boom dello shopping online si confronta con un’altra tendenza che è emersa con la pandemia, cioè il consumo e la valorizzazione dei prodotti e dei marchi locali.

Ed è proprio da questa osservazione e dal contatto quotidiano con piccole e medie imprese italiane che nasce l’approfondimento di Cristina Andreetta, consulente di trasformazione digitale attiva anche nel mondo del commercio elettronico.

Prima dell’avvento del digitale, una realtà locale italiana di prodotti o servizi per vendere sul territorio nazionale si doveva avvalere di una forza vendite capillare, si doveva appoggiare ad intermediari (un’agenzia di viaggio, un supermercato, un negozio di abbigliamento, …), doveva spendere in pubblicità. Tutte cose talmente costose da essere prerogativa solo di poche aziende.

Oggi, il commercio elettronico consente di vendere agevolmente i propri prodotti e servizi in tutta Italia, e di esportarli in Europa e in tutto il mondo, senza dover partecipare a costose fiere di settore e senza dover cercare dei distributori locali.

Come si evince dalle interviste svolte in questi mesi da Cristina Andreetta, sia i manager d’azienda sia gli imprenditori (73% dei casi) considerano il commercio online solo uno “strumento per vendere”.

La loro miopia consiste nel non vedere il valore strategico di questo canale, perché avere un sito e-commerce oppure essere presente in Amazon strategicamente suppliscono a quelle limitazioni distributive che derivano dal mondo analogico.

Per questo motivo oggi un prodotto Made in Italy può essere in tutti i continenti in un paio di click

“Il valore strategico del commercio online vale anche per le grandi Corporate del Largo Consumo – sottolinea Cristina Andreetta – che pur non avendo come priorità la valorizzazione delle realtà locali, oggi si trovano ad avere in portafoglio numerose referenze con una distribuzione molto contenuta nei negozi offline.”