
Ai tempi del web è cambiato il modo in cui si forma l’opinione pubblica: le discussioni si accendono sui social, le recensioni online condizionano le scelte d’acquisto, e le campagne digitali riescono a mobilitare milioni di persone in pochi giorni.
Ma cosa succede quando dietro un presunto movimento spontaneo si nasconde un’operazione costruita a tavolino? L’astroturfing è proprio questo: una strategia comunicativa che simula il sostegno popolare a una causa, a un prodotto o a un’idea, pur essendo in realtà pilotata da aziende, lobby o gruppi politici con interessi precisi.
La parola deriva dal marchio AstroTurf, una tipologia di erba sintetica, e si contrappone a “grassroots”, termine usato per indicare i movimenti dal basso, quelli autenticamente promossi dai cittadini.
Il concetto è chiaro: una realtà artefatta che si maschera da spontaneità per condizionare le decisioni di individui e istituzioni.
Indice contenuto
Come nasce l’astroturfing: un inganno vecchio quanto la politica
L’astroturfing non è un’invenzione moderna. Anche prima dell’era digitale, gruppi di interesse hanno cercato di orientare l’opinione pubblica con lettere ai giornali, finti comitati civici e campagne di pressione organizzate.
Il termine venne coniato nel 1985 dal senatore statunitense Lloyd Bentsen per descrivere lettere di protesta, apparentemente spontanee, che il suo ufficio riceveva in quantità sospette. In realtà, quelle lettere non provenivano da cittadini indignati, ma da gruppi finanziati dall’industria assicurativa per ostacolare riforme sfavorevoli ai loro affari.
Oggi, con i social network e le piattaforme digitali, questo fenomeno ha assunto una scala e una sofisticazione impensabili fino a pochi decenni fa.
Le strategie più usate: recensioni false, bot e gruppi di facciata
L’astroturfing si infiltra ovunque: dalle recensioni online alla politica, dalla finanza alla sanità. Le tecniche impiegate variano in base agli obiettivi, ma alcune ricorrono con particolare frequenza:
- falsi profili e recensioni pilotate – molti brand utilizzano account fittizi per lasciare giudizi positivi sui propri prodotti o per screditare la concorrenza. Piattaforme come Amazon, TripAdvisor e Trustpilot lottano costantemente contro recensioni fraudolente, che possono condizionare la percezione di un’azienda e alterare il comportamento dei consumatori.
- bot e fake news sui social – Gli algoritmi delle piattaforme social premiano i contenuti con molte interazioni. Per questo motivo, alcuni gruppi creano eserciti di bot per diffondere informazioni fuorvianti, gonfiare il consenso e rendere virale una determinata narrativa.
- front groups – alcune aziende finanziano organizzazioni apparentemente indipendenti per promuovere cause favorevoli ai loro interessi. Un esempio è la National Smokers Alliance, che negli anni ’90 difendeva i diritti dei fumatori, ma era in realtà sostenuta dall’industria del tabacco per contrastare le normative antifumo.
- hashtag e tendenze artificiali – un tema può diventare popolare su Twitter o TikTok grazie a centinaia di account che, in modo coordinato, rilanciano lo stesso messaggio, dando l’impressione di un movimento spontaneo.
Esempi concreti: dal tabacco ai farmaci, passando per la politica
I casi di astroturfing documentati sono numerosi e riguardano ambiti molto diversi tra loro. Un esempio celebre è quello del settore farmaceutico. Alcune aziende hanno creato gruppi di sostegno per pazienti affetti da determinate patologie, spingendo però verso cure che coincidevano con i loro prodotti di punta. In apparenza, queste organizzazioni sembravano nate per aiutare i malati, ma nei fatti servivano a orientare le scelte terapeutiche e influenzare la comunità medica.
In ambito politico, l’astroturfing è stato usato per influenzare campagne elettorali, referendum e decisioni legislative. Nel 2016, durante le elezioni presidenziali statunitensi, sono emerse numerose prove di interferenze orchestrate da gruppi stranieri che, attraverso account falsi e pagine Facebook, cercavano di modificare il dibattito pubblico con messaggi polarizzanti.
Anche le grandi multinazionali non sono estranee a queste tattiche. Alcune compagnie energetiche, ad esempio, hanno finanziato presunti gruppi ambientalisti per screditare le fonti rinnovabili o minimizzare i rischi legati alle loro attività.
Le reazioni delle istituzioni
L’astroturfing mina la fiducia collettiva. Quando un consumatore scopre che le recensioni di un prodotto sono false, sarà portato a diffidare di tutto il sistema. Quando l’opinione pubblica realizza che molte campagne politiche sono inquinate da operazioni artificiali, la partecipazione al dibattito democratico ne risente.
Per questo motivo, molte piattaforme digitali e istituzioni stanno cercando di contrastarlo. Amazon ha introdotto algoritmi per individuare recensioni sospette, mentre Google e Facebook hanno sviluppato strumenti per limitare la diffusione di contenuti creati da bot. In ambito legislativo, alcuni paesi hanno adottato misure più severe contro la disinformazione e le pratiche ingannevoli, ma il problema resta lontano dall’essere risolto.
Perché l’astroturfing è un pericolo per la società
L’astroturfing è dunque una strategia per manipolare i consumatori. È un meccanismo che altera il dibattito pubblico, confonde i cittadini e rende più difficile distinguere tra informazione autentica e costruita.
Nella società contemporanea, dove la maggior parte delle persone si affida a internet per informarsi, questa pratica può distorcere la percezione della realtà. Un movimento che sembra genuino può in realtà essere stato creato con l’unico scopo di avvantaggiare un gruppo ristretto di persone, a discapito della collettività.