Vai al contenuto

Covid, Friuli Venezia Giulia come in Austria per Fedriga: “Andremo in zona gialla, chi è vaccinato non paghi prezzo di nuove chiusure”

Massimiliano Fedriga

Il 74% di casi in più nell’ultima settimana rispetto alla precedente, l’11% di posti letto in terapia intensiva occupati e il 13% nei reparti di area medica.

Questi sono i dati preoccupanti del Friuli Venezia Giulia, che si trova così ad un passo dai valori che farebbero cambiare il colore della regione da bianca a gialla.

Le parole del presidente Massimiliano Fedriga non sono per nulla accomodanti, tanto che il presidente invoca il ‘metodo Austria’. In Austria infatti il lockdown è imposto dal governo ma varrà solo per i no vax.

Non possiamo fare pagare il prezzo di eventuali nuove chiusure ai vaccinati, che hanno difeso se stessi e gli altri, partecipando alla campagna vaccinale”.

Quali sono le motivazioni dietro ad una scelta del genere? Fedriga spiega che non è solamente una questione di numeri, l’essere ad un passo dalla zona gialla potrebbe dover costringere la regione comunque ad effettuare restrizioni, e questo sarebbe veramente un duro colpo per l’economia, soprattutto nel periodo Natalizio.

“Siamo a un passo dalla zona gialla e questo è dato dal numero dei ricoveri anche in area medica, molto vicino al 15%. Il Friuli Venezia Giulia andrà in zona gialla, ma per fortuna questo prevede misure ancora molto contenute. Tuttavia, il passaggio alla zona arancione sarebbe drammatico per l’economia, è una cosa che non possiamo e non dobbiamo permettere”

Per quanto riguarda l’argomento vaccinazioni il presidente della regione non cede di un passo:

L’invito che continuo a fare è vaccinarsi, se ancora non lo si è fatto, e a fare la terza dose dopo i sei mesi”.

Il governatore ha infatti ribadito che “chi ha seguito le regole è ben diverso da chi, invece, porta in giro fake news, non vuole partecipare alla campagna vaccinale, racconta fandonie sul vaccino”. Secondo Fedriga, “ormai i dati scientifici ne dimostrano l’efficacia, in quanto proteggono noi e le strutture ospedaliere che, altrimenti, rischiano di diventare sovraffollate”.

Argomenti