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Dal ritiro in negozio ai depositi automatici, il delivery è sempre di più la chiave per il successo delle vendite online

Il 2020 è stato l’anno in cui l’ecommerce ha avviato un’accelerazione senza precedenti dovuta ai cambiamenti di consumo dettati dalla pandemia. L’evoluzione dello shopping online è passata anche attraverso lo sviluppo dei metodi di consegna a disposizione dei consumatori. Ne è consapevole isendu, la startup italiana che migliora l’esperienza ecommerce delle aziende attraverso la semplificazione della logistica e della gestione delle vendite, che ha analizzato le diverse forme di delivery che le aziende hanno adottato per stare al passo con le richieste dei propri clienti e offrire il servizio migliore per ogni caso.

Pandemia ha significato distanza, assenza di contatti fisici e maggiore sensibilità rispetto a temi magari prima dati per scontati. Lo abbiamo visto direttamente anche con i nostri clienti: il 65% di loro sarebbe felice di usufruire di metodi di consegna alternativi rispetto alla classica consegna a domicilio”, sottolinea Marco Pericci, co-fondatore e Head of Growth di isendu. “Tramite una migliore gestione del processo che va dall’acquisto alla consegna del prodotto, aumenta la fiducia sia nel rivenditore che nei suoi sistemi di sicurezza, sia dal punto di vista sanitario che della cybersecurity, e si instaura un rapporto più umano con il cliente”.

Le forme di delivery diventate popolari durante la pandemia
La consegna è una delle fasi dell’esperienza di acquisto che più si è sviluppata in tempi di distanziamento sociale. Le consegne degli acquisti effettuati su e-store sono diventate quanto mai fondamentali e game-changing per un’esperienza di vendita online di successo. Nell’ultimo anno diverse sono le forme in cui il delivery si è differenziato per incontrare le diverse esigenze dei clienti:

  • BOPIS (Buy Online Pickup In Store) – È la forma di delivery che ha riscosso maggiore successo durante il lockdown e nei mesi immediatamente successivi perché permette di sfruttare il meglio dell’online e offline shopping. Il consumatore può infatti scegliere, confrontare e acquistare online per poi andare comodamente in negozio a ritirare il prodotto acquistato, avendo anche la possibilità di valutarlo di persona. A sposare questa soluzione sono stati soprattutto i grandi nomi della GDO, così come molti brand della cosmetica e dell’abbigliamento. Ma questa soluzione è disponibile anche negli store di dimensioni più modeste: isendu, infatti, stima che circa il 12% dei piccoli negozi che dispongono di un e-commerce abbia fatto ricorso a questa modalità negli ultimi 12 mesi. Questo è dovuto anche grazie ai vantaggi che convincono i consumatori a scegliere questa modalità di consegna: la possibilità di minimizzare i contatti e l’esposizione al virus; l’azzeramento dei costi di consegna e la disponibilità anche nei piccoli centri urbani.
  • BORIS (Buy Online Return In Store) – Simili alle modalità di delivery BOPIS, le modalità BORIS permettono all’utente di acquistare online, farsi spedire il prodotto a casa, valutarlo e, se non si è soddisfatti dell’acquisto, restituirlo presso un negozio fisico. Questa modalità è in forte espansione e si colloca in una visione “omnicanale” dell’esperienza di acquisto.
  • Locker automatici – Il futuro della logistica e dell’e-commerce non sarà legato all’aumento esponenziale di mezzi per trasportare i beni o di luoghi in cui immagazzinarli, ma piuttosto alla diffusione  di punti di raccolta, come i locker automatici, in cui ritirare i prodotti acquistati online. In questo modo il consumatore potrà accedere ai propri acquisti 24 ore al giorno, sette giorni su sette senza doversi far trovare pronti o essere presenti all’arrivo del corriere. In questo senso, i 12.000 uffici postali presenti sul suolo italiano potrebbero costituire un’enorme risorsa se trasformati in una rete capillare di punti di raccolta per l’e-commerce.

Stiamo notando che questi nuovi comportamenti di acquisto, vendita, pagamento e consegna non si stanno arrestando dopo le prime riaperture. Evidentemente, per le persone certe ‘comodità’ sono difficili da eliminare una volta introdotte nelle proprie vite, e anche per questo il ritorno allo shopping fisico non sarà più lo stesso” conclude Pericci.