A New York scendono in campo 27 società top tra cui Amazon, Jp Morgan, Microsoft e Google per aiutare le minoranze colpite dalla piaga del coronavirus. Queste grandi company si sono unite in un gruppo che ha come obiettivo l’assunzione di 100.000 persone provenienti da minoranze o comunità meno rappresentate.
La pandemia ha aggravato le problematiche di disuguaglianza nelle città degli Stati Uniti, provocando maggiori perdite di posti di lavoro e peggiori condizioni di salute per chi vive in quartieri a basso reddito. Quasi il 40% degli americani già indigenti ha perso il lavoro dopo lo scoppio della pandemia, secondo quanto ha dichiarato la Federal Reserve a maggio.
Nuove assunzioni entro il 2030
I ceo delle aziende si sono incontrati nella grande Mela per deliberare che entro il 2030 assumeranno persone provenienti dalle comunità nere, latine e asiatiche a basso reddito, almeno fino a raggiungere il numero stabilito. “Questa iniziativa svolgerà un ruolo importante nel collegare le comunità svantaggiate alle risorse necessarie per la carriera e l’accesso alle istituzioni educative di livello mondiale a New York“, ha dichiarato il governatore della città Andrew Cuomo.
I co-presidenti della nuova organizzazione, che prende il nome di New York Jobs ceo Council, come riportato da La Stampa, include il ceo di JP Morgan Chase, Jamie Dimon, il ceo di Ibm, Arvind Krishna, e Julie Sweet, ceo di Accenture. “Molti newyorkesi sono bloccati in lavori a bassa retribuzione che potrebbero essere persi in futuro o stanno lottando per navigare nel mercato del lavoro. Durante la pandemia, stiamo usando il nostro potere collettivo per preparare la forza lavoro della città con le competenze del futuro e aiutare i newyorkesi che sono rimasti indietro a stare al passo” ha commentato Dimon. Tra gli altri membri anche Jeff Bezos di Amazon, Satya Nadella di Microsoft, Sundar Pichai di Google e David Solomon di Goldman Sachs.
Stretta anche sui visti
La Silicon Valley si mobilita anche contro la stretta sui visti per stranieri di Donald Trump. Amazon, Netflix, Facebook e altri colossi hanno depositato le loro ragioni in tribunale, tramite un “amicus curiae”, unendosi alla US Chamber of Commerce, cioè la Confindustria americana, contro il governo statunitense.
Nella documentazione circa 50 aziende del settore hi-tech evidenziano come le carte verdi e i visti per gli stranieri, soprattutto gli H-1B, siano cruciali per l’innovazione, per la crescita e “in generale per l’economia americana”.