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PrestaShop Day, una cosa divertente che rifarò ancora

PrestaShop

A cura di Stefano Pistore
Il PrestaShop Day è una cosa bella. Faccio questa premessa perché raramente dopo essere uscito da eventi dove si parla di ecommerce, pagamenti, tecnologia e innovazione ho pensato una cosa del genere. Il motivo è semplice, fin troppo. Tutti questi temi di per sé potrebbero essere molto interessanti, soprattutto da un punto di vista divulgativo. Il più delle volte, invece, l’intervento dello speaker di turno si trasforma in una sorta di discorso ai limiti dell’assurdo dove ogni due per tre, come accade nei migliori pezzi di Aranzulla, viene ripetuto il nome dell’azienda e “quellochefacciamo” entrando in una specie di noioso loop che termina solo al momento dell’aperitivo, forse. Questo non significa che al PrestaShop Day non si facciano marchette ma semplicemente che ci sono delle regole da rispettare, anche se non sono scritte da nessuna parte. L’obiettivo di un workshop dovrebbe essere quello di approfondire un determinato argomento o un certo fenomeno, di formare il pubblico, non semplicemente sbandierare ai quattro venti quanto figa è “lanostraazienda”. I ragazzi di PrestaShop sono stati capaci, per il secondo anno consecutivo, di trovare il giusto compromesso, il giusto equilibrio, confermando e superando l’ottimo livello raggiunto durante la prima edizione. “Ball don’t lie” diceva Rasheed Wallace, i risultati parlano chiaro, e dalle 1.000 registrazioni del 2016 si è passati alle 1.500 di quest’anno.

La fotografia del mercato

La cornice del PrestaShop Day, come per lo scorso anno, è stata quella del Talent Garden di Milano Calabiana, uno spazio particolare, «un luogo con una propria anima – ha commentato Luca Mastroianni, country manager per l’Italia di PrestaShop – un hub di innovazione dove diverse energie confluiscono nello stesso punto creando quella magia che difficilmente si trova in altri contesti». Come per l’anno passato la prima parte della giornata è stata l’occasione per tracciare una linea sull’andamento del mercato italiano dell’ecommerce. Un mercato, secondo i dati annunciati durante il suo intervento da Francesca Bazzi, economic & business advisor di Netcomm, in ascesa del 16% rispetto all’anno precedente con un valore stimato di 23 miliardi di euro per la fine del 2017. Previsioni che lasciano ben sperare, soprattutto se si tiene in conto che delle circa 30,9 milioni di persone che in Italia si connettono ad internet oltre la metà è composta da acquirenti online abituali. Secondo i dati Netcomm, sono infatti 15,6 milioni i compratori che acquistano online almeno una volta al mese e di questi quasi un acquisto su quattro proviene da mobile.
Il settore trainante dell’intero mercato resta quello del Turismo che da solo genera quasi il 40% del valore del mercato. Seguono l’Elettronica di consumo (16%) e il Fashion (10%), mercati che insieme a quello del Turismo si sono affacciati per primi al digitale e che per ovvie ragioni oggi ne rappresentano un’importante fetta della torta. Tra i settori emergenti, quelli più promettenti rimangono il settore del Food, spinto in particolar modo dal food delivery, della Cosmetica e dell’Arredamento. Non a caso tra gli ospiti della giornata erano presenti anche Marco Biasini, fondatore e ceo di FruttaWeb, e Alberto Gizzi, co-fondatore e ceo di WeBeers, due delle realtà più interessanti nell’attuale panorama italiano che operano in ambito Food, entrambe molto attente a narrare nella maniera più completa e avvincente possibile dei prodotti che non tutti conoscono.

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Luca Mastroianni, country manager per l’Italia di PrestaShop

Scalabilità e aspettative dell’acquirente

Dopo l’analisi di mercato, il filo conduttore dell’intero PrestaShop Day 2017 è stato il tema della “scalabilità”, concetto affrontato durante la tavola rotonda dedicata all’argomento e nei numerosi workshop formativi che hanno scandito la giornata di lavori, la vera essenza dell’evento. «Scalabilità significa organizzare la propria attività in modo tale che i ricavi possano crescere più velocemente dei costi, e quindi rendere il modello di business sostenibile», ha spiegato Mastroianni cercando di disegnare un cerchio che racchiudesse le varie sfumature del concetto. «Se infatti i costi seguono di pari passo gli andamenti dei ricavi non si arriverà mai a ottenere dei miglioramenti in termini di marginalità. È importante avere questo concetto in mente sin da subito perché è necessario fare delle scelte che permettano di evitare investimenti continui su tecnologie e piattaforme dovuti a successivi aumenti della produzione», ha continuato Mastroianni. «Un classico errore è la scelta dell’hosting. I business sono oggetto di stagionalità, ci sono momenti in cui si registrano picchi di acquisto più elevati durante l’anno, come ad esempio il Natale, il periodo dei saldi estivi o le giornate del Black Friday. Per affrontare al meglio questi picchi è fondamentale scegliere un servizio di hosting che sia elastico e permetta senza problemi di affrontare anche questi periodi dell’anno in cui il traffico all’interno di una piattaforma ecommerce è più elevato. Questo significa avere un approccio scalabile al proprio business.»
Ma la quali sono le aspettative dell’acquirente? Questa l’altra domanda che i vari protagonisti della giornata di lavori si sono posti con maggior frequenza. Domanda che ha trovato la risposta più completa nell’intervento di Tomaso Uliana, strategic partner manager di Google, proprio durante la tavola rotonda dedicata alla scalabilità. Se infatti è importante raggiungere un modello di business che sia scalabile e altrettanto importante che questo modello sia in grado di soddisfare le aspettative dei consumatori. Secondo Uliana occorre concentrarsi su 5 punti chiave che influiscono sulla customer journey di ogni consumatore:

  • Omnicanalità, lavorando sulla coerenza tra i vari punti di contatto che ci sono tra il merchant e l’acquirente
  • Logistica, dal momento che comporta un impatto sia sull’esperienza del cliente che sulla marginalità dell’azienda
  • Sistemi di pagamento, proponendo delle opzioni di pagamento che rispondano il più possibile alle esigenze dei consumatori, senza escludere nessuna modalità di pagamento
  • Selezione dei prodotti, presentando una scelta che non sia troppo vasta ed evitando quindi che il consumatore possa disorientarsi fra l’enorme quantità di prodotti
  • Customer care, strutturando l’attività non solo secondo logiche di assistenza al cliente ma anche di storytelling in grado di raccontare al consumatore la storia del brand e la qualità dei prodotti

PrestaShop, un ecosistema per fare ecommerce

Il PrestaShop Day è stata anche l’occasione per la società francese di festeggiare il primo decennio di attività, traguardo raggiunto con ben 270.000 shop online che hanno scelto la piattaforma per la gestione del proprio ecommerce. Il compleanno è stato il pretesto per presentare la nuova release di PrestaShop 1.7.3, nonché sei prestigiose partnership nel mondo della rete che si inseriscono nell’ambito dei pagamenti, della logistica e del marketing, ovvero le collaborazioni con Amazon Pay, CartaSi, GestPay di Banca Sella, Stripe, GLS e Mailchimp. Attraverso queste nuove collaborazioni, i merchant che fanno uso di PrestaShop in Italia potranno utilizzare nuovi moduli e funzionalità offrendo ai consumatori esperienze di acquisto sempre più complete. «PrestaShop è un ecosistema per fare ecommerce e le partnership sono lo strumento con il quale consolidiamo il ruolo di hub», ha dichiarato Mastroianni. «Tramite le partnership distribuiamo e integriamo il prodotto direttamente nel software che prende la forma di un’app nativa. In questo modo i merchant possano implementare quella funzione e connetterla alla loro piattaforma nel modo più veloce e semplice possibile e senza alcun costo aggiuntivo.»