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Hype: acquisti e pagamenti oggi passano attraverso il digitale

Hype

La crisi economica e sociale, senza precedenti del Covid-19, porterà con sé grandissimi cambiamenti, tra questi una maggiore apertura degli italiani verso il digitale. Per la prima volta nel nostro Paese, i pagamenti digitali, per spese fatte attraverso siti di ecommerce, hanno superato quelli nei negozi fisici (fonte Nielsen). Hype ha analizzato il trend dagli occhi dei suoi clienti.

“L’emergenza Covid-19 ha dato il via a una fase di cambiamento nelle abitudini degli italiani, che si sono adattati a nuovi stili di vita, di lavoro e di consumo. Spinte dal bisogno, le persone hanno iniziato a sperimentare e apprezzare nuove modalità di acquisto e pagamento totalmente digitali, a cui difficilmente rinunceranno una volta tornati alla normalità. Paradossalmente, questo contesto rappresenta un’opportunità per l’Italia di fare grandi passi avanti in termini di digitalizzazione, recuperando il GAP con gli altri Paesi europei”, ha commentato Antonio Valitutti, CEO di Hype.

Il comportamento dei clienti Hype

ll sorpasso per gli hyper è avvenuto il 10 marzo, proprio all’inizio dell’estensione delle misure lockdown e distanziamento sociale, messe in atto per evitare la diffusione del virus.

I pagamenti online hanno toccato quota 52% per portarsi al 63% il 23 marzo, di fatto invertendo le proporzioni registrate prima della quarantena. Sono numeri di rottura, per quanto ancora equilibrati e riferiti a un campione di consumatori evoluto come quello degli hyper che, tuttavia, oggi, superando il milione di persone, è altamente rappresentativo.

L’ecommerce cresce di un punto e mezzo e traina i pagamenti

Si tratta di un trend generale, come riportato dai dati Nielsen che mostrano come nella terza settimana di quarantena (dal 23 al 29 marzo), si sia registrato un aumento del 162,1% dell’ecommerce, in progressivo rialzo dall’inizio del periodo di lockdown.

In tempi normali,  secondo un report di Casaleggio e Associati, l’ecommerce italiano ha invece un tasso di crescita annuo del 18% e una penetrazione sul mercato complessivo molto bassa e distante dagli altri Paesi europei (62% contro il 93% del Regno Unito, il 91% dell’Olanda, l’88% del Germania, l’84% di Francia e Spagna).