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FIND guarda ai brand “Direct-to-Consumer” nel suo piano di evoluzione 2020-2022

Marco Lo Guercio

FIND ha svelato l’evoluzione prevista dal nuovo piano strategico 2020-2022. Sarà sempre più orientata alle esigenze delle aziende che vendono online in omnicanalità e, in particolare, ai brand che si sono aperti al “direct to consumer” (DTC) vendendo direttamente ai propri consumatori, senza passare da retailer terzi.

Un nuovo progetto per FIND

Un orientamento, quello verso le realtà che si propongono direttamente al consumatore finale, non nuovo per FIND, considerando che Marco Loguercio, il fondatore, è anche socio di alcune realtà DTC, ma che viene enfatizzato dal nuovo progetto di sviluppo e dalle sempre più specifiche esigenze che ha chi si apre direttamente al consumatore finale.

“Le sfide per i brand che si vogliono aprire direttamente al consumatore finale, dopo essere stati per anni intermediati, o per i pure player del DTC, start-up che partono dall’online per poi magari aprirsi al retail fisico, sono molto più impegnative di quanto si potrebbe pensare” spiega Loguercio.

Fattori critici

“Oltre alle pressioni del mercato, in un momento tutt’altro che roseo, ci sono dietro anche le pressioni della proprietà e degli eventuali fondi di investimento, con grandi aspettative tanto sui volumi che sulla redditività in tempi brevi.

Il tutto in uno scenario in cui l’accoppiata di ecosistemi Facebook+Google, che per anni ha fatto la fortuna di molte realtà DTC, non è più così efficace sia per la maggiore concorrenza, sia per i costi di acquisizione sempre più alti. E dove le aspettative dei consumatori su prezzi competitivi, tempi di spedizione ultrarapidi e servizio clienti di livello stellare, punti di forza di realtà come Amazon o Zalando, per citarne un paio, mettono una fortissima pressione addosso a chi vuole andare direttamente sul consumatore finale. Tutti scenari di cui le agenzie spesso sottovalutano le complessità.

Cosa mette sul piatto FIND

Per le realtà DCT, FIND mette sul piatto competenza, esperienza, metodologie e approccio maturati in questi anni affiancando numerose realtà soprattutto del mondo dell’abbigliamento, dal fast fashion al luxury, dallo sport all’athleisure, in progetti worldwide.

Tra questi si possono citare Boggi Milano, uno degli esempi di riferimento in Italia per l’omnicanalità; Mr&Mrs Italy, il brand fashion italiano noto soprattutto per isuoi iconici parka; Rewoolution, il brand di abbigliamento tecnico sportivo premium del gruppo Reda.

Il DTC è una grandissima opportunità per le aziende italiane -continua Loguercio-, visto che sul piatto ci sono non solo le vendite, ma soprattutto i dati dei consumatori e clienti, fondamentali sia per avviare un dialogo diretto, sia soprattutto per conoscerne meglio caratteristiche, abitudini ed esigenze e poter comunicare con loro in maniera più efficace. Un patrimonio di informazioni che molte aziende, nel loro essere intermediate, oggi non hanno.

Cosa serve alle aziende DTC

Non è un caso che, oltre alle classiche attività di promozione, oggi queste aziende chiedano anche molte attività di search & data intelligence, per arricchire la ‘single view of the customer’ a cui puntano, così da essere sempre più rilevanti agli occhi di chi potrebbe comprare e puntare anche a incentivare nuovi acquisti, lavorando sulla lifetime value.

Molte realtà chiedono inoltre knowledge sharing e formazione ‘actionable’ per le loro risorse, visto che lo skill shortage è un altro serio problema per le aziende che vogliono andare DTC e che necessitano quindi di nuove competenze, oltre che degli strumenti più funzionali.