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Alcune ragioni per cui le aziende italiane stanno tornando a investire sull’energia

The Young Desk

A cura di Gianluigi Delle Cave e Fabio Lollobrigida K. v. Hofe, junior associate di Rödl & Partner*

L’energy italiano sta cambiando rotta, forse nella direzione tanto auspicata sia dai player del settore che dal legislatore nazionale. Il brusco stop al green Made in Italy – che ha caratterizzato gli ultimi anni – sta dunque subendo un decisivo revirement, un’inversione di rotta che prescinde dall’attenzione normativa al mero “incentivo” o “certificato” e che si inserisce nella più ampia cornice delle cosiddetta Smart City. Tale tendenza è confermata dalle disposizioni della “Legge di Bilancio 2018“, entrata in vigore il 1 gennaio 2018. La novella legislativa, proprio per infondere nuova linfa all’interno del mercato energetico italiano, ha introdotto previsioni normative non solo significative ma particolarmente incisive e, da un certo punto di vista, rassicuranti non solo per i player del settore, ma anche per le pubbliche amministrazioni, chiamate ad efficientarsi ed evolversi sotto l’aspetto infrastrutturale ed energetico.
L’orientamento delle novelle normative sul punto è chiaro: si torna a investire sull’energia, a incentivare quelle forme alternative e innovative di risparmio energetico, a implementare il servizio energy pubblico attraverso la trasformazione dei nuclei urbani in realtà Smart. Altrettanto nitidi e definiti sono gli obiettivi che il Legislatore ha imposto alle pubbliche amministrazioni in termini di efficientamento energetico. Tra i tanti: riduzione dei consumi elettrici per illuminazione entro il 31 dicembre 2023, ovvero pari almeno al 50 per cento rispetto al consumo energetico medio; l’obbligo di realizzazione di edifici c.d. “a energia quasi zero” – vale a dire edifici ad altissima prestazione energetica il cui fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo è coperto in misura significativa da energia da fonti rinnovabili, prodotta in situ.

Smart mobility, illuminazione pubblica e altri investimenti in corso

E così, proprio al fine di ridurre la spesa pubblica e di favorire interventi di elevata qualità di efficientamento energetico, si inseriscono alcune delle disposizioni della Legge di Bilancio, ad esempio per l’adeguamento alle normative vigenti sugli impianti di illuminazione pubblica di proprietà delle PA. L’obiettivo è certamente ambizioso e necessita, per la sua completa attuazione, di investimenti ingenti nel settore. Proprio per favorire un dialogo costruttivo con gli operatori del settore – rendendo economicamente attrattivo investire nell’energy pubblico – e consolidare il connubio tra capitale/know how del privato e infrastrutture/risorse pubbliche, il Legislatore nazionale ha previsto, ad esempio, che gli interventi di efficientamento della pubblica illuminazione possano essere realizzati anche dagli operatori privati, che per tale scopo potranno fruire, nel limite di 288 milioni di euro, delle agevolazioni erogate a valere sul Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca.
https://www.youtube.com/watch?v=RnbcgU4ECPc
Non solo, il futuro dell’efficienza energetica urbana non può prescindere – ed è, infatti, in tal senso veicolato dal Legislatore – dalla Smart mobility (leggi anche dal car sharing elettrico). Si pensi non solo ai notevoli investimenti che il mercato sta già riservando a questo settore (attraverso, a titolo esemplificativo, l’implementazione delle colonnine elettriche, come comunemente vengono chiamate le stazioni di rifornimento di ricarica per i veicoli elettrici) ma anche all’introduzione del cosiddetto V2G o Vehicle to Grid, tecnologia per la ricarica auto bidirezionale. Il funzionamento di tale sistema è semplice: le batterie dei veicoli elettrici, quando fermi, possono immettere energia in rete partecipando ai servizi di bilanciamento energetico nazionale. Una sorta di accumulo distribuito. Tale tecnologia, economicamente sostenibile, assume connotati decisamente rivoluzionari: le e-car diventeranno vere e proprie “batterie con le ruote”, potendo accumulare e immettere in rete l’energia non utilizzata. Come noto, infatti, il sistema elettrico nazionale è diventato ormai una sorta di labirinto a maglie complesse, in cui diventa sempre più difficile per gli operatori e per le autorità pubbliche pianificare e supportare il bilanciamento delle potenze fornite con i fabbisogni delle utenze.

Il futuro nelle mani delle startup

Gli sviluppi futuri dell’efficienza energetica, sia da un punto di vista squisitamente privato che pubblico, sembrerebbero orientati, dunque, non solo verso la realizzazione di interventi di efficientamento energetico mirati e ad hoc (si vedano le azioni circoscritte tout court all’illuminazione pubblica) ma anche alla “condivisione” pubblico-privato delle infrastrutture energetiche territoriali (ne è simbolo il V2G e la declinazione dei contesti urbani in Smart City), ciò al fine di sfruttare tutto il potenziale delle nuove tecnologie applicabili al settore green. Il quadro regolatorio delle diverse discipline che si intrecciano nella realizzazione di interventi così innovativi e complessi, non è sicuramente di agevole lettura. Tuttavia, è innegabile non riconoscere alla rinascita del settore green un alto tasso di redditività e di attrattività economica per l’operatore economico, se correttamente guidato e indirizzato. Non a caso, l’attenzione che il Legislatore sta riservando a tali tematiche si esplica anche attraverso le agevolazioni e i premi previsti per quegli operatori che decidono di investire non solo nell’efficientamento energetico meramente residenziale ma anche e soprattutto pubblico.
Il riferimento è a tutte quelle società innovative che si avvalgono del potenziale delle new technolgies anche in chiave di efficienza energetica, facendo dell’innovazione il principale asset della loro attività. Già a partire dal 2012, infatti, è stata accolta e introdotta nel nostro ordinamento la definizione di startup innovativa con una disciplina normativa ad hoc improntata sulla massima semplificazione in materia societaria e fiscale. Ciò si traduce in una significativa riduzione di costi in fase di costituzione e di gestione; un particolare incentivo a fare impresa rivolto sia a soggetti stranieri che intendono investire in Italia sia a giovani iniziative nazionali. La costituzione di una società a responsabilità limitata c.d. innovativa, può avvenire, sussistendone i requisiti, interamente online e senza l’intervento del notaio, con un capitale sociale minimo di 1 euro. Il framework dei sussidi e delle agevolazioni a favore delle imprese innovative che decidono di investire nell’energy è, tuttavia, particolarmente articolato ed eterogeneo. Professionisti con una forte expertise nel settore – e con competenze trasversali rispetto alle diverse tematiche che si intersecano in un progetto nuovo, redditizio e innovativo di efficientamento energetico – possono senza dubbio contribuire al successo di un progetto green complesso e ad alta redditività.
*L’articolo è parte della rubrica The Young Desk, se non hai la minima idea di cosa sia clicca QUI