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Boom delle piattaforme: il marketplace vince, ma le aziende italiane sono indietro

Boom delle piattaforme: il marketplace vince, ma le aziende italiane sono indietro

La corsa dello shopping online, che è stata già protagonista dei cambiamenti delle abitudini dei consumatori nel corso dell’ultimo decennio, non accenna ad arrestarsi. Alcuni dati ne sono la dimostrazione: nel 2021 il mercato dell’e-commerce italiano è cresciuto del 17%. Inoltre, se nel 2015 gli italiani hanno speso €16.6 miliardi online, al 2021 quella cifra ha raggiunto quasi i €43 miliardi (fonte: Statista). Oggi, l’Italia è il quattordicesimo mercato e-commerce con un fatturato di $26 miliardi, posizionandosi davanti al Brasile e dietro alla Spagna.

La spesa media ha ormai raggiunto valori elevati – circa €1600 all’anno – ma purtroppo il 67% di questi è speso all’estero, soprattutto su marketplace stranieri. Ormai il marketplace è una piattaforma particolarmente apprezzata per gli acquisti, utilizzata nel 2021 dal 98% dei consumatori italiani: un dato molto alto se si considera che per la Francia è del 90% e dell’Olanda del 69%.

L’ascesa del marketplace

Con l’aumento delle aspettative dei consumatori in relazione a tempi di consegna, qualità e assortimento dei prodotti e prezzi più bassi, l’e-commerce sta affrontando una vera e propria evoluzione e si può dire che il marketplace costituisca la risposta ai cambiamenti nei loro comportamenti.

Tuttavia registriamo ancora dei gap fra l’orientamento dei consumatori e il comportamento delle aziende, in particolare di quelle italiane.

Da un lato infatti gli italiani, sempre più preoccupati per l’inflazione e il conseguente minore potere di acquisto, ritengono i marketplace il migliore strumento per trovare i prezzi migliori.

Si tratta di un luogo dove il consumatore italiano ha avuto prova di poter comprare da brand affidabili, sfruttando le migliori condizioni (prezzo, spedizione veloce, reso gratuito ecc.).

Dall’altro lato, però, dei primi 20 principali e-commerce utilizzati in Italia, 15 sono marketplace ma di questi solo 3 sono italiani (Subito, Unieuro, IBS).

Ciò significa che, mentre gli acquirenti chiedono sempre più una transizione verso il modello delle piattaforme, le aziende sembrano essere rimaste un passo indietro, lasciando ai player stranieri gran parte del mercato.

Differenze fra marketplace e e-commerce

Per chi acquista su internet, negozi e-commerce e marketplace possono sembrare abbastanza simili. Entrambi infatti coinvolgono clienti che cercano e ordinano prodotti online. Tuttavia ci sono alcune sottili ma sostanziali differenze tra i due modelli.

Ad esempio, un e-commerce è responsabile al 100% della logistica, dallo stoccaggio all’evasione dell’ordine. Nel marketplace, invece, si mantiene questa responsabilità solo per i propri prodotti mentre saranno i venditori terzi ad occuparsi della logistica.

Un’altra implicazione si può riscontrare nell’inventario: con il modello marketplace è possibile ampliare la propria offerta tramite prodotti compatibili senza aumentare i costi di magazzino e delle operations in generale. Avendo invece un e-commerce, se si trattano oggetti per la casa e si vuole ampliare l’offerta agli elettrodomestici, saremo mai sicuri di essere in grado di trattare articoli così diversi e di gestirli in autonomia?

Inoltre, con un marketplace cambia la strategia di espansione internazionale: acquisire venditori da nuovi Paesi significherà infatti poter vendere in quelle aree senza preoccuparsi dei costi così come, al contrario, poter avere un ritorno di fatturato che potrà finanziare quell’espansione in un secondo momento.

Investimenti necessari alla transizione verso il modello marketplace

Un ruolo cruciale è svolto dai pagamenti. Infatti, secondo il report di Casaleggio Associati, il 48% delle aziende vuole ampliare la propria struttura organizzativa per migliorare i pagamenti online.

Nella User Experience, dichiarata come il principale punto di miglioramento per gli e-commerce, questi giocano appunto un ruolo chiave per la conversione. Ovvero, per fare in modo che i visitatori che arrivano su un sito effettuino un acquisto.

Mentre però nell’e-commerce diretto il ruolo del provider dei pagamenti è semplice e limitato, nel mondo marketplace questo si complica.

Il focus infatti non è più circoscritto ai metodi di pagamento da offrire, ma ai servizi da mettere a disposizione sia dei compratori così come dei venditori.

Questi ultimi infatti avranno bisogno di sicurezza, di fondi che arrivano velocemente sui loro conti correnti, di rispettare gli obblighi legali di Know Your Customer (KYC) e molto altro.

Complessità che è possibile risolvere affidandosi a un player come MANGOPAY che da quasi dieci anni sviluppa soluzioni per assistere tutti i tipi di piattaforme, grandi e piccole, nell’offrire un’esperienza di pagamento di livello mondiale. Le nostre 2.500 piattaforme clienti, tra cui Vinted, Wallapop, EvenFi e TenutaBene, possono contare su una tecnologia che le rende in grado di accettare pagamenti, inserire venditori, detenere e instradare fondi su scala globale, garantendo al contempo la completa conformità a tutti i requisiti normativi legati alla gestione di un marketplace.

Non si tratta quindi di cambiare del tutto la propria gestione delle vendite online, ma di cogliere l’opportunità di aggiungere alle soluzioni tecnologiche e al modello di operations presenti un nuovo sistema che permetta di stare al passo con i tempi.