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Vibecession: perché la percezione negativa dell’economia può diventare una profezia che si autoavvera

Vibecession e percezione negativa dell’economia

Da alcuni mesi si fa strada un termine curioso ma sempre più diffuso, soprattutto online: Vibecession. Coniato per descrivere la discrepanza tra i dati macroeconomici ufficiali e il malessere percepito da una parte della popolazione, questo concetto merita attenzione.

L’uso crescente di questa parola suggerisce un fenomeno sociale che si sta consolidando: la sensazione collettiva che qualcosa non vada nell’economia, anche in assenza di segnali oggettivamente negativi. In questa condizione, la percezione stessa del contesto economico diventa una variabile in grado di influenzare i comportamenti e, di conseguenza, le traiettorie reali.

Un’etichetta per un malessere diffuso

La Vibecession nasce nei forum americani, si diffonde su TikTok e Reddit, e inizia a comparire nei media tradizionali. Non si riferisce a una recessione tecnica, certificata da due trimestri consecutivi di decrescita del PIL. Indica piuttosto un senso generalizzato di sfiducia e incertezza, alimentato da esperienze soggettive, precarietà latente e timori legati al futuro.

Le ricerche confermano che molti consumatori faticano a riconoscersi in un quadro economico presentato come stabile o persino positivo. Anche in presenza di una disoccupazione in calo o di una ripresa dei consumi, persistono sensazioni di disagio che trovano eco in toni più cupi, condivisi soprattutto nei circuiti digitali. Non si tratta di una semplice incongruenza narrativa: la dissonanza tra i numeri ufficiali e la vita quotidiana genera una pressione psicologica costante, che può modificare le scelte individuali e collettive.

Fiducia, consumo e aspettative: il legame invisibile

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L’economia non si basa solo su numeri, ma su scelte. E ogni scelta si fonda su previsioni, stati d’animo, aspettative. Quando la fiducia si erode, i consumi rallentano, gli investimenti si posticipano, la propensione al rischio si riduce. Anche in presenza di segnali positivi, le persone si comportano come se la crisi fosse già arrivata. Questo meccanismo non è nuovo, ma la Vibecession ne mette in luce un aspetto contemporaneo: la velocità con cui la percezione si diffonde e diventa collettiva.

Il mercato immobiliare, per esempio, risente in modo diretto delle aspettative. Se una generazione inizia a dubitare della propria stabilità economica futura, anche chi potrebbe permettersi un mutuo potrebbe rinunciare all’acquisto. Allo stesso modo, un’impresa che percepisce un clima negativo può frenare le assunzioni, anche senza segnali concreti di difficoltà. Questo effetto domino si alimenta da solo.

L’economia filtrata dagli algoritmi

Il racconto che ciascuno riceve dell’economia non è neutro. Gli algoritmi che regolano i feed social tendono ad amplificare contenuti che generano reazioni emotive, creando bolle informative dove la percezione diventa più reale dei fatti. Una serie di post su aumenti dei prezzi, licenziamenti o sfratti può sedimentare l’idea che l’intero sistema stia crollando, anche se le statistiche dicono altro.

Questo meccanismo di amplificazione trova terreno fertile in un’epoca in cui la fiducia nelle istituzioni è fragile e il senso di protezione collettiva appare ridotto. La Vibecession si nutre di racconti quotidiani, esperienze di precarietà, storie di difficoltà personali che trovano risonanza immediata e diffusa. La percezione si fa opinione, e l’opinione diventa comportamento. Quando milioni di persone iniziano a limitare i consumi per paura, la contrazione economica diventa concreta.

Strategie operative per contesti incerti

Non basta limitarsi all’osservazione del fenomeno. Chi lavora nel marketing, nella finanza o nella distribuzione deve considerare con serietà le vibrazioni del mercato, anche quando non si accompagnano a una crisi reale. Rilevare in anticipo i segnali di Vibecession consente di correggere il tono delle campagne, rimodulare le previsioni e rafforzare i canali di comunicazione.

L’analisi dei sentimenti sui social, l’ascolto delle conversazioni online e il confronto diretto con i clienti diventano strumenti decisivi. È necessario, in altri termini, intercettare i sintomi prima che diventino sintomi economici. Una catena di negozi che percepisce un calo immotivato delle vendite in presenza di dati economici positivi può avviare un’indagine sulla percezione locale, adeguare la lo storytelling del brand e introdurre iniziative che sostengano il senso di fiducia.

L’errore più comune è considerare la Vibecession come un’invenzione o una moda passeggera. Al contrario, la costruzione collettiva del clima economico è una variabile concreta, che può rafforzare o indebolire le economie locali.

Il peso della narrazione collettiva

Chi controlla la narrazione controlla, in parte, anche i comportamenti. Per questo motivo, i governi e gli attori economici dovrebbero interrogarsi sul linguaggio utilizzato per raccontare i dati. Un linguaggio tecnico, freddo o trionfalistico può risultare lontano dalla vita delle persone. Una comunicazione più trasparente, fondata su spiegazioni accessibili e confronti concreti, rafforza il senso di affidabilità e aiuta a ristabilire un legame tra numeri e quotidianità.

In assenza di questo lavoro di cucitura, la Vibecession continuerà a farsi strada, con il rischio di scollare sempre di più le dinamiche reali da quelle percepite. E in questo scarto nasce una spirale che diventa difficile da contenere. Chi vive nella percezione di un peggioramento si comporta come se il peggioramento fosse già avvenuto.

Quando la percezione plasma la realtà

La Vibecession non è un effetto collaterale. È un indicatore a tutti gli effetti, una lente attraverso cui leggere l’economia con maggiore precisione, nonostante l’apparente vaghezza del concetto. La fiducia collettiva non si misura come il PIL, ma ne determina l’andamento. Tutto ciò richiede un cambio di paradigma: considerare i segnali emotivi come elementi strutturali della macchina economica. Non si tratta di psicologia applicata ai mercati, ma di riconoscere il legame profondo tra aspettative, narrazioni condivise e comportamenti misurabili.

Chi comprende questo legame dispone di un vantaggio. Può anticipare le derive, correggere le letture troppo semplicistiche e costruire contesti dove la percezione si allinea con il reale, senza distorsioni dannose. Perché in fondo, come dimostra la Vibecession, le economie si muovono anche su ciò che le persone sentono, prima ancora di ciò che accade.