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Friendshoring: come le alleanze geopolitiche ridefiniscono le catene di fornitura

Friendshoring: camion che trasportano prodotti

Negli ultimi anni, le catene di fornitura globali sono state messe a dura prova. Eventi imprevisti quali pandemie, guerre e tensioni commerciali hanno segnato fortemente l’approvvigionamento. In questo contesto di crescente instabilità, è emerso un nuovo concetto, capace di unire a logiche meramente di business scelte strategiche legate alla geopolitica. Si tratta del friendshoring. Questa pratica, adottata con sempre maggior frequenza da governi e aziende multinazionali, rappresenta una svolta nel modo di concepire l’approvvigionamento globale.

È possibile procurarsi prodotti e materiali privilegiando rapporti economici con Paesi amici. Con questa espressione descriviamo nazioni alleate, politicamente affidabili e ideologicamente compatibili. Ma cosa significa concretamente friendshoring e quali sono, nel concreto, le sue implicazioni per le imprese italiane?

Che cos’è il friendshoring e cosa lo differenzia da offshoring e reshoring

Il termine è di origine anglosassone e deriva dalla crasi di friend (amico) e offshoring. La parola si riferisce alla delocalizzazione delle attività produttive, o delle catene di fornitura, in Paesi geopoliticamente alleati. A differenza del classico offshoring, basato principalmente su criteri economici, come il basso costo del lavoro, il friendshoring privilegia stabilità politica, rispetto delle regole internazionali e una certa affinità, se non proprio convergenza, ideologica. Il concetto di reshoring indica invece il ritorno delle produzioni in patria.

Potremmo definire, a spanne, il friendshoring come un approccio intermedio tra off- e reshoring. Esso verte sulla scelta di partner commerciali fidati, con cui esistano rapporti consolidati o interessi strategici condivisi. Ad esempio, per un’azienda italiana, potrebbe significare trasferire parte della produzione dalla Cina a Paesi dell’Europa dell’Est o del Mediterraneo. Questi ultimi sono infatti considerati più affidabili, in termini di stabilità politica e affinità con l’Unione Europea, dalla Farnesina.

Il friendshoring si presenta dunque come una strategia proattiva per mitigare i rischi geopolitici. Farne uso significa evitare di dipendere da Paesi ritenuti instabili o, peggio, potenzialmente ostili. In un mondo dove economia e politica estera sono sempre più intrecciate (e lo vediamo in questi giorni) tale forma di delocalizzazione assume un ruolo chiave per garantire continuità, costanza e sicurezza alle catene di fornitura globali.

Implicazioni geopolitiche delle decisioni di approvvigionamento

Il friendshoring nasce da una consapevolezza ben precisa. Le scelte logistiche e produttive non sono mai neutre rispetto al contesto geopolitico. La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, le sanzioni verso la Russia e le tensioni nel Pacifico, per non parlare della situazione in Iran, hanno dimostrato quanto una dipendenza eccessiva da determinati mercati esponga le imprese a rischi sistemici e si ripercuota sui privati.

Adottare una logica di friendshoring significa integrare nelle strategie aziendali una valutazione attenta della stabilità geopolitica dei partner commerciali. Le imprese non possono più limitarsi a tenere conto esclusivamente del prezzo e della qualità dei beni. Devono pesare attentamente anche l’affidabilità dei fornitori nel lungo periodo, la presenza di trattati internazionali, compatibilità, normative e sostenibilità delle relazioni diplomatiche.

Questa nuova dinamica coinvolge direttamente i governi. Essi incentivano sempre più accordi bi- e multilaterali, al fine di rafforzare i legami tra Paesi alleati. Contare sul friendshoring diventa così parte di una strategia più ampia. Questa include sicurezza nazionale, autonomia strategica e resilienza economica. Il nuovo volto della globalizzazione non si basa più soltanto sull’efficienza, come è stato per decenni, bensì su una rete forte di scambi selezionati tra partner fidati.

Friendshoring: una nave all'ingresso in un porto commerciale
Le logiche di friendshoring non si basano più soltanto sull’efficienza, bensì puntano sull’affidabilità

Opportunità e rischi per le PMI italiane

Per le PMI italiane il friendshoring rappresenta, al contempo, una sfida e un’opportunità. Le piccole e medie imprese, le quali sono, per definizione, meno strutturate rispetto alle multinazionali, hanno una maggiore flessibilità operativa. Questa filosofia dell’organizzazione consente loro di adattarsi a nuovi scenari di approvvigionamento. Ripensare la propria catena di fornitura in chiave geopolitica potrebbe, ad esempio, significare spostare la produzione in aree geografiche più vicine. Balcani, Europa dell’Est o Nord Africa stanno emergendo come allettanti luoghi di provenienza per le materie prime.

Fare friendshoring, talvolta, comporta una riduzione dei costi logistici (sebbene capiti più facilmente il contrario), favorisce relazioni più stabili e diminuisce il rischio di interruzioni improvvise nella produzione, dovute a crisi politiche e/o economiche. Stringere rapporti con Paesi che condividano una visione comune in termini di diritti, trasparenza e sostenibilità potrebbe inoltre avere ricadute positive sull’immagine aziendale.

Esistono naturalmente anche dei rischi. È necessario valutarli con attenzione. I mercati amici, se così vogliamo definirli, potrebbero non offrire lo stesso vantaggio competitivo in termini di costi o capacità produttiva. Riconfigurare una filiera, poi, richiede investimenti, tempo e un’attenta pianificazione. Le PMI dovranno quindi dotarsi di competenze specifiche in ambito internazionale, rafforzare la propria capacità di analisi geopolitica e sviluppare una rete di partner strategici affidabili. Qualora si decida che i benefici sono superiori alle minacce, si può optare per gettarsi a capofitto nel friendshoring.

Come prepararsi a un futuro di alleanze economiche regionali

Più che una tendenza temporanea dovuta alla difficile situazione geopolitica attuale, il friendshoring si pone come un orientamento destinato a modellare il futuro del commercio internazionale. Per prepararsi a questa transizione, le imprese devono sviluppare una mentalità strategica nuova. Essa dovrà essere orientata alla collaborazione e all’adattabilità. Saper leggere le dinamiche geopolitiche e anticipare le mosse dei mercati è oggi essenziale per restare competitivi. Si metta all’ordine del giorno la costruzione di alleanze regionali basate su fiducia reciproca, condivisione di standard qualitativi e compatibilità normativa.

L’Unione Europea rappresenta un terreno più che fertile per il friendshoring. Offre infatti un contesto normativo omogeneo, oltre a strumenti di supporto all’innovazione e alla cooperazione transfrontaliera.

Relativamente alle risorse umane, una loro accurata selezione e continua formazione sarà obbligatoria. Comprendere il significato e le implicazioni del friendshoring richiederà competenze trasversali, capaci di unire marketing internazionale, logistica, economia geopolitica e sostenibilità. L’epoca del friendshoring è già iniziata e sembra destinata ad accompagnarci a lungo.