Tra i mercati più interessanti e in più forte espansione degli ultimi anni c’è sicuramente quello dei Mobile Payment: in Italia la situazione è ancora acerba, ma basta dare uno sguardo in altri Paesi (Cina su tutti) per accorgersi di come questo non sia il futuro, quanto più, per queste realtà, il presente.
È facile allora immaginare che anche nel Belpaese nel prossimo futuro questi diverranno uno strumento di pagamento in voga, potenzialmente capace di superare sia carte che contanti. Basti pensare, infatti, che lo scorso anno, secondo il Politecnico di Milano, il valore degli acquisti online di beni e servizi tramite sito Mobile o app (Mobile Remote Commerce) è cresciuto del 40%, raggiungendo un totale di 8,4 miliardi di euro, e si prospetta che, nel tempo, potrà raggiungere e superare la percentuale degli acquisti da desktop. Si può, inoltre, notare una crescita considerevole nel segmento dei pagamenti mobile nei negozi (+650%), raggiungendo, nel 2018, il valore di €530 milioni transati attraverso un numero complessivo di pagamenti pari a 15.600.000.
Tra le realtà più interessanti a operare in Europa, escludendo le cinesi Alipay e WeChat Pay – che, però, mirano solamente agli utenti di origine cinese – c’è sicuramente l’italiana Satispay: per accorgersi della sua forza, basti pensare che, in Italia, più di un terzo dei pagamenti da smartphone viene effettuato con questa applicazione, per un totale di 5.500.000 transazioni nel 2018 (spostando, così, circa 100 milioni di euro). Abbiamo, quindi, intervistato Andrea Allara, Head Of Sales And Business Development di Satispay, che ci ha raccontato come Satispay si stia sviluppando in Italia e all’estero.
Partiamo dalle basi: come descriveresti Satispay a chi non vi conosce?
Satispay è un sistema di pagamento mobile collegato al conto corrente, come fosse una WhatsApp dei pagamenti, con il quale è possibile pagare nei negozi fisici, online e anche sulle vending (di cui l’Italia è il primo mercato europeo, con 800.000 macchine e di cui solo 3 percento sono connesse), oltre a poter accedere a servizi e promozioni interne all’app. Siamo partiti nel 2015 e, ad oggi, abbiam quasi 700.000 utenti, 75mila esercenti e 80mila negozi, con crescita di questi ultimi due del 10%.
Andando nel pratico, la transazione media è di 18/19 euro e il tasso di utilizzo (media nazionale) è di 7,4 pagamenti al mese per utente: per fare un paragone, quello delle carte è di 2,8. Senza considerare che, se prese in esame solo le città con più larga diffusione, sale a circa 40 transazioni. Un altro dato curioso è che 1 pagamento su 3 fatto in negozio via smartphone viene fatto con Satispay: un numero notevole considerando che Satispay copre il 3% degli esercenti possizzati. Lo scopo di Satispay, comunque, non è quello di sostituire la carta, ma di digitalizzare il contante.
Da dove provengono le revenue di Satispay?
Le revenue derivano delle commissioni applicate agli esercenti sull’accettazione dei pagamenti Satispay e dall’attivazione di loro campagne promozionali basate sul cashback. In ogni caso si tratta di tariffe molto vantaggiose, in quanto Satispay ha sviluppato un network di pagamento indipendente dalle carte di credito e di debito, eliminando quindi i costi degli intermediari.
Per l’utente pagare con Satispay è gratuito, verrà invece addebitato di 1.00€ qualora voglia pagare un bollettino, un PagoPa o un Bollo Auto/Moto. Naturalmente è un business che si regge sui grandi numeri, infatti il nostro piano di crescita prevede un ulteriore consolidamento in Italia e una fase di internazionalizzazione che inizierà nei prossimi mesi.
In quali Paesi siete attivi? e in quali avete intenzione espandervi?
Nonostante, al momento, siamo presenti sono in Italia, consideriamo il progetto di Satispay come europeo. Il motivo è semplice: non esistono competitor in Europa. Per questo abbiamo intenzione, nel corso dell’ultimo trimestre di quest’anno, di aprire anche in Lussemburgo e in Germania.
Il nostro scopo è quello di diventare in Europa quello che Alipay è in oriente: quindi non solo un metodo di pagamento, ma un’app che ti aiuti in tantissime azioni quotidiane, spesso che prescindano anche dal pagamento. Basti pensare, ad esempio, alla funzione di piattaforma marketing, in cui poter scoprire negozi e vederne, in app, le promo attive.
Parallelamente anche WhatsApp sta lanciando WhatsApp Pay, seguendo il percorso tracciato in Cina da WeChat. Lo percepite come un competitor?
Non proprio, perché forniamo due servizi con strategie radicalmente differenti: WhatsApp Pay è un sistema di pagamento basto su carte di credito, mentre Satispay è un circuito indipendente. Dall’esterno può non essere percepita la differenza che comporta, ma si parla di due modalità completamente diverse.
La carta, infatti, è una tecnologia che esiste da circa 75 anni e dietro la quale si nasconde una filiera di operatori convolti – che vanno, in media, dai 5 ai 6 – che devono, ovviamente, tutti essere remunerati. Satispay, invece, è l’unico intermediario della transazione. Questo significa che, a meno che tu non faccia pagare gli invii di denaro ai privati, qualcuno ci sta perdendo e sta coprendo questi costi. Si tratta, quindi, di una tecnologia che non è sostenibile, a meno che non venga fatta pagare all’utente, ma siamo convinti che se quest’ultimo ha degli strumenti gratuti, che funzionano in maniera analoga, sceglierà questi. Senza consinderare, inoltre, che WhatsApp non ha forme di ricavi, quindi creerebbe un canale di perdita. Tutto ciò che è basato su carta – ma non solo (anche i bonifici, ad esempio, nascondono molti più passaggi di quanti si crede) – non è sostenibile e ha un costo nascosto molto elevato: è questa la reale differenza tra servizi come WhatsApp Pay rispetto a noi, Alipay o WeChat Pay.
WhatsApp Pay, però, non potrebbe anche lui diventare indipendente dalle carte?
Può farlo, ma dovrebbe diventare un servizio finanziario. Questo però non basterebbe: la cosa difficile sarebbe raggiungere gli esercenti. Se ti basi su carta hai l’accettazione sulla base della carta (quindi, per accettare il pagamento, ti basta un POS), come avviene per Apple Pay o Google Pay. Se, invece, stai creando un nuovo circuito di pagamento devi convenzionare i nuovi esercenti. Un processo tutt’altro che facile, come dimostrato anche da nomi di un certo calibro come PayPal che ci ha provato diverse volte senza mai riuscirci.
Infine, come ti accennavo prima, Satispay è un network, definirlo uno strumento di pagamento è riduttivo: puoi pagare nei negozi, ma anche scambiare denaro, pagare bollettini e bollo auto, fare ricariche telefoniche, risparmiare denaro. Senza considerare la parte marketing, che è la nostra forza, perché si generano dati importanti: sapere come e che tipo di acquisti una persona fa è qualcosa di concreto, tangibile, non è un like su Facebook. In questo modo gli esercenti possono creare campagne di marketing estremamente efficaci e targhettizzate. Ad esempio, sulla base di pagamenti che vengono fatti in altri negozi che vengono prodototti di una categoria merceologica analoga alla tua, ma che non hanno mai acquistato nel tuo store, puoi generare una promozione dedicata a loro per attirarli.
Come funziona, invece, per i pagamenti su eCommerce?
Ad oggi siamo l’unico strumento omnichannel in Europa, infatti, oltre ai negozi fisici, anche siti e applicazioni possono integrare Satispay (ad oggi è già attivo su circa 5000 negozi online). Da desktop si viene rimandati a una pagina in cui si può o scannerizzare il QR code oppure inserire il numero di telefono, a cui verrà mandata una notifica push che permette di aprire l’applicazione di Satispay e concludere il pagamento. Per i pagamenti nelle applicazioni, invece, lo smartphone riconosce direttamente che hai l’app di Satispay installata e la aprirà in autonomia: basterà poi inserire l’impronta per confermare il pagamento e l’app di satispay si richiuderà in automatico, senza dover inserire ne codici ne carta di credito.
In conclusione, parliamo di ciò che vi ha reso famosi: il cashback. Come funziona?
Ne esistono di due tipi: il primo può variare dall’1% al 20% e viene pagato direttamente da Satispay e serve a noi come strumento di promozione, il secondo, invece, dall’esercente. In quest’ultimo caso viene utilizzato direttamente dallo store come strumento di marketing e ha un costo in abbonamento di 20 euro al mese di abbonamento. Si tratta do uno mezzo di più potente, ad esempio, del classico volantinaggio e i motivi sono abbastanza intuitivi: permette di avere delle metriche di monitoraggio e il pagamento avviene a performance.