Dagli smartphone agli orologi fitness, dagli asciugacapelli alle lavatrici, sono sempre più numerosi gli italiani che acquistano online prodotti elettrici ed elettronici attraverso i marketplace. Ma non tutte le aziende presenti su queste piattaforme soddisfano gli obblighi ambientali, amministrativi e finanziari di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR). Lo hanno dimostrato i dati presentati in occasione del workshop “Prevenire l’evasione degli obblighi di responsabilità estesa del produttore sulle piattaforme di vendita online” lo scorso 6 novembre a Bruxelles da Eucolight, l’associazione europea dei sistemi di conformità per i RAEE di illuminazione, di cui il consorzio italiano Ecolamp è socio fondatore.
L’evento, organizzato dalla stessa EucoLight, con la collaborazione di Ecolamp, ha visto la partecipazione dei rappresentanti di alcuni Stati Membri UE e della Commissione Europea, nonché dei delegati europei di due tra i principali marketplace a livello globale. L’appuntamento di quest’anno rappresenta la seconda tappa di un percorso iniziato proprio a Bruxelles un anno fa durante un workshop che, a partire da una ricerca OCSE presentata pubblicamente in quell’occasione, denunciava il fenomeno della non conformità a diversi obblighi normativi europei, favorita dalle vendite a distanza tramite le piattaforme online.
Un percorso che è proseguito nel corso di quest’anno attraverso un intenso dialogo con i diversi stakeholder interessati, incluse le stesse piattaforme e che ha coinvolto anche la Commissione Europea, impegnata in progetti normativi che, come illustrato durante l’evento, affronteranno la tematica, anche se con tempistiche non a brevissimo termine. Per questo motivo, nel frattempo, diverse amministrazioni nazionali si sono attivate per affrontare il problema – anticipando auspicabili linee guida a livello UE – attraverso progetti o veri e propri testi normativi, come descritto nel corso del workshop nel caso della Spagna, della Germania, della Repubblica Ceca e del Regno Unito. Gli stessi marketplace si sono presentati all’appuntamento illustrando la loro posizione e proponendo soluzioni che tuttavia hanno lasciato ancora numerosi punti aperti: a partire dall’individuazione di un soggetto responsabile sul territorio nazionale, fino all’applicazione di eco-contributi che graniscano condizioni di mercato eque e trasparenti rispetto a chi utilizza canali fisici di vendita.
«Nel corso di questi mesi il dibattito sul problema del free-riding attraverso le piattaforme di vendita online non si è fermato – commenta Fabrizio D’Amico, Direttore Generale del consorzio Ecolamp – e ha consentito di discutere non solo del fenomeno, ma soprattutto delle possibili soluzioni. Il tema è ben presente nell’agenda della Commissione Europea e di diverse amministrazioni nazionali, mi auguro quindi che anche in Italia sia considerato all’ordine del giorno, magari cogliendo l’occasione del recepimento del pacchetto sull’economia circolare. Ritengo inoltre positivo che i rappresentanti di alcune tra le principali piattaforme del commercio elettronico abbiano accettato l’invito a partecipare e siano state parte attiva del dibattito. Il mercato italiano, come è emerso anche dall’indagine di Eucolight a cui Ecolamp ha preso parte, è sicuramente interessato dal problema ed è bene quindi che si attivi anche nell’individuazione delle soluzioni, che siano semplici ma al contempo garantiscano condizioni eque di mercato, come sostenuto da più parti».
Lo studio, presentato a Bruxelles, condotto da Eucolight su sette diverse tipologie di prodotti (lampadine a LED, asciugacapelli, lavatrici, avvitatori elettrici, orologi fitness, tablet e PC, monitor) venduti attraverso i marketplace in dieci Stati Membri dell’Unione Europea, tra cui l’Italia, ha rilevato che 81 offerte sulle prime 100 proposte dalla piattaforma sono riferibili a cosiddetti free-rider. Si tratta di venditori non iscritti al Registro nazionale dei produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche ne’ ad un consorzio RAEE, che quindi non dichiarano le quantità immesse sul mercato ne’ partecipano al finanziamento del sistema di gestione dei rifiuti (RAEE) originati dai loro prodotti. Questo di fatto determina un danno economico al sistema di gestione dei RAEE, a spese dei produttori onesti e dei consumatori tutti, e un indebito vantaggio competitivo per soggetti che, non sostenendo i costi di riciclo dei loro rifiuti, possono applicare prezzi più bassi o aumentare i propri margini. Il dato più evidente riguarda i prodotti di piccole dimensioni, come le lampadine a LED, con un tasso di non conformità compresa tra il 78 e il 100%. A livello italiano, gli orologi fitness sono in testa alla classifica dei prodotti non conformi con il 92% di produttori non iscritti a registro, seguiti da PC e tablet che raggiungono l’86%.
A conclusione dell’evento, il segretario generale di Eucolight Marc Guiraud ha dichiarato: «Sembra probabile che gli Stati membri implementeranno una serie di soluzioni diverse per affrontare questo problema. In parte, ciò è dovuto al fatto che, data la portata del fenomeno, è necessario muoversi più rapidamente del tempo necessario per attuare soluzioni a livello dell’UE. Nel considerare quale approccio adottare, Eucolight incoraggia attivamente tutti gli Stati membri a richiedere ai marketplace online di assumere il ruolo di produttore responsabile, per tutti i prodotti introdotti nel territorio nazionale attraverso le loro piattaforme».