Vai al contenuto

Lavorare per differenza: la ricetta della soluzione di pagamenti Afone

Lavorare per differenza: la ricetta della soluzione di pagamenti Afone

Se volessimo tracciare una linea dei mercati più interessanti degli ultimi anni, sicuramente uno di questi sarebbe il Fintech. Sono i dati che lo dimostrano: basti pensare che nel 2018 la percentuale di italiani che hanno utilizzato un servizio Fintech/Insurtech è stata dal 25%, contro il 16% dell’anno prima, per un totale di 11 milioni di cittadini.

Un dato in crescita nel 2019, anche grazie all’ingresso di realtà all’avanguardia come Afone Participations, che si va a sommare alle 1.210 startup fintech & insurtech nel mondo e di cui vi proponiamo l’intervista con Roberto Galati, Country Manager per l’Italia.

Partiamo dall’inizio: ci racconti cos’è Afone?

Afone nasce in Francia nel 1997 da un progetto di due imprenditori, ma con un solo obiettivo: portare innovazione nei sitemi di pagamento. Uno scopo che perseguiamo tutt’ora, nonostante tutto sia in continuo mutamento, fuori e dentro la nostra azienda: con il tempo abbiamo continuato a crescere e a evolverci, arrivando, nel 2001, a quotarci in borsa nel listino tecnologiche della Euronext di Parigi. Ad oggi siamo attivi in Francia e Spagna – e in futuro abbiamo in progetto di aprirci anche ad altri mercati in Europa – per un totale di 600.000 clienti nel mondo e più di 300 dipendenti. La Francia rimane, però, il nostro principale polo; è qui che abbiamo, inoltre, la sede principale, nello specifico ad Angers, nella Loira: una scelta tutt’altro che causale, considerando che è anche la città in cui è presente la facoltà di elettronica.

Come vi siete sviluppati in Italia?

Per capire il nostro percorso italiano dobbiamo fare un attimo un passo indietro. Dovete sapere, infatti, che Afone ha, al suo interno, tre società tutte attive e nate in Francia: Paiement, Monetics (dedicata all’universo dei POS) e Reglo Mobile (un operatore di telefonia mobile virtuale, fondato con con gruppo Leclerc).

Nel 2016 Afone mi contatta con l’intenzione di espandersi anche in Italia con la società Paiement e, nello stesso anno, parte il progetto, anche se veniamo poi autorizzati ad acquisire nuovi clienti solo l’anno successivo.

Nel concreto, in Italia abbiamo un approccio diverso da quello che applichiamo in Francia. Qui, infatti, ci sviluppiamo solamente lato eCommerce, non coprendo il mondo dei POS. Si tratta di una scelta in parte commerciale e in parte filosofica: siamo, infatti, convinti che i POS siano il passato, oltre ad essere un settore già presidiato qui, a differenza della Francia, in cui siamo arrivati in un momento storico diverso. Dovendo partire da zero in Italia, abbiamo, quindi, deciso di focalizzarci su ciò che siamo convinti sia il futuro.

Il mercato del digital payment è in fibrillazione negli ultimi anni e molti operatori ci si stanno lanciando. Cosa vi differenza dalla concorrenza?

Il nostro mantra è proprio “lavorare per differenza”: gestiamo i pagamenti, ma abbiamo dotato la piattaforma di strumenti di marketing innovativi per l’esercente. Ogni cliente ha, infatti, una persona di riferimento (e, no, non parliamo di un call center qualsiasi) e strumenti a disoposizione degli esercenti per aiutarli a soddisfare i loro clienti.

Per capire come differenziarci, abbiamo studiato il social selling, ovvero il processo di acquisto dai social: solitamente, infatti, si atterra da Facebook in una landing page in cui ci possono essere tanti passaggi, mediamente dai sei ai nove (uno dei quali, ad esempio, l’iscrizione, essendo probabilmente un nuovo utente). Questo, però, fa perdere conversioni, che sono la cosa più importante per un esercente. Per questo abbiamo creato una soluzione che viene inserita nella call to action e che rimanda direttamente alla pagina di pagamento personalizzata (con il look and feel del sito del cliente) in cui, al suo interno, l’utente può inserire tutti i suoi dati, inclusi quelli di spedizione, oltre a quelli di pagamento. Questa, poi, rimanda a un’altra pagina scelta dal merchant, che può essere l’iscrizione alla newsletter o quello che è più adeguato alla strategia scelta.

Inoltre, abbiamo integrato dei sistemi di loyalty, come il cashback. Il cliente può quindi, in maniera molto semplice, attivarlo dal nostro back office, decidendo il periodo in cui attivarlo, l’importo e percentuale da riconoscere. Il resto lo fa Afone. Abbiamo poi realizzato una soluzione di recupero di carrelli abbandonati: se chiudi il browser sulla pagina di pagamento senza effettuare l’acquisto, il sistema invia in automatico fino a tre email personalizzate (con il look and feel del sito del merchant), invitando a completare l’acquisto, anche con degli sconti aggiuntivi. Infine, abbiamo creato un trade union offline e online, con un QR pay, ovvero un QR code inquadrabile con lo smartphone che rimanda alla landing page di pagamento (dello stesso tipo che utilizziamo per il social selling).

Avete da poco attivato una collaborazione con SixthContinent: come si struttura?

SixthContinent è, attualmente, il più grande cliente che abbiamo in Italia: nel concreto, abbiamo integrato la nostra piattaforma adattandola alle esigenze e ai colori di SixthContinent. Inoltre, una parte delle commissioni che i merchant pagano viene reintegrata in SixthContinent e redistribuita. Si tratta di un elemento importante per noi questo di SxcPay e che si sposa con la nostra filosofia etica, applicabile anche a merchant di piccole dimensioni.

La vostra piattaforma è, quindi, scalabile?

Assolutamente: è utilizzabile sia da PMI che da grandi brand (come ad esempio già facciamo, in Italia, con Welcome Travel, Uvet, Negozi Pellizzari e Maury’s).

Avete da pooco anche lanciato una collaborazione con Soisy. In cosa consiste?

Soisy è la prima piattaforma di marketplace lending dedicata all’ecommerce (nata come tale e non adattata), totalmente online che permette la rateizzazione di un pagamento. Nel plugin che forniamo al nostro merchant, in cui già c’è l’emento carte di credito, diamo anche la possibilità di pagare a rate.

Argomenti