Lavorare 40 ore settimanali, ovvero 8 ore al giorno, alle quali si aggiungono spesso gli straordinari, non è adatto all’uomo e neppure alla sua produttività. Ma chi ha detto che la produttività – di una persona, di un’azienda o di un settore industriale – siano direttamente proporzionali al numero di ore che vengono dedicate al lavoro in ufficio, in fabbrica o in qualsiasi altro luogo, perfino a casa? Se ne sono accorti prima di tutto gli impiegati, ma ora c’è anche una vasta letteratura scientifica che supporta questa teoria.
Perpetuan Guardian, una società neozelandese che ha sperimentato una settimana lavorativa di quattro giorni, senza alterare lo stipendio dei dipendenti o aumentare le ore di lavoro giornaliere, ha dimostrato come il periodo di prova si è concluso con risultati positivi, in termini di produttività per l’azienda e qualità della vita per i lavoratori. La società ha invitato due ricercatori universitari a seguite il test.
Lavorare meno ore non diminuisce l’effettiva produttività, ma stimola l’efficienza e la forza creativa, veri motori dell’innovazione. Un concetto sconosciuto, vero? Ma il riposo, per essere produttivo, deve essere anche attivo: camminare, fare sport o coltivare hobby. Ed è proprio nei momenti di riposo che si è più creativi e si dà fondo alle proprie scorte di ingegno. Non importa che tipo di lavoro facciamo, lavorare troppo avrà effetti negativi sulla nostra produttività. Gli studi dimostrano che non sono le persone creative a soffrirne, ma tutte le persone.
All’esperimento hanno partecipato tutti i 240 dipendenti della Perpetual Guardian per due mesi. «Le aree chiave che abbiamo cercato di analizzare, come equilibrio tra lavoro e vita privata, coinvolgimento, impegno organizzativo e stimolo al lavoro, hanno tutte mostrato crescite positive» ha spiegato Andrew Barnes, fondatore della società che si occupa di fondi fiduciari. Il gruppo dirigente non ha percepito nessuna riduzione delle prestazioni lavorative. L’aumento di flessibilità e tempo libero non ha ridotto la produttività.
Helen Delaney della University of Auckland Business School ha rilevato che i dipendenti hanno sviluppato una serie di processi innovativi e hanno preso iniziative per lavorare in modo più produttivo e efficiente. Per esempio, in molti hanno ridotto o eliminato l’uso di Internet per scopi privati durante le ore di lavoro. Jarrod Haar della Auckland University of Technology si è focalizzato su quattro questioni principali: il modo in cui i dipendenti conciliano lavoro, famiglia e vita privata, la leadership, il funzionamento del team e la sua influenza sul benessere dei membri e sui risultati di lavoro. Il 78% dei lavoratori si è detto soddisfatto del rapporto vita-lavoro, rispetto al 58% precedente.
Barnes sta lavorando con i vertici aziendali e i responsabili delle risorse umane per introdurre la settimana di quattro giorni, “dove appropriato”. Ci sono «aree che necessitano di miglioramenti o ulteriori innovazioni al fine di aumentare la flessibilità e la produttività». Ha anche aggiunto che potrebbero essere molte le conseguenze positive dello smart working sulla vita delle persone, sulla loro salute e sulla società. «Direi a tutti gli imprenditori di essere un po’ creativi e di riflettere sulla possibilità di provare nuove cose».
Quando si va oltre, le capacità cognitive calanodrasticamente e subentrano fatica e stress. Gli studiosi hanno verificato la tenuta della memoria, delle capacità linguistiche, della concentrazione e della velocità di elaborare le informazioni. E hanno attestato che le funzioni cognitive restano alte solo fino a 25 ore, poi calano drasticamente. Ma se un orario ridotto sembra utopia per la maggior parte di noi, è invece una realtà in Olanda, dove dal 2000 è in vigore una legge che permette ai lavoratori di ridurre le ore e chiedere il part time. La settimana a 4 giorni è diffusa e adottata dall’86 per cento delle donne che hanno figli e dal 12 per cento dei padri. Basterà una redistribuzione dell’orario per riconquistare l’eden della piena occupazione? Intorno a questo interrogativo ruota l’interesse oggi di molti studiosi. Il segreto della produttività? Restare meno tempo in ufficio.