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GDPR, il sondaggio di Toluna svela le opinioni degli italiani

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Il GDPR, ovvero il General Data Protection Regulation, è il regolamento dell’unione Europea sul trattamento dei dati personali. É diventato operativo a partire dallo scorso maggio.

Dopo le numerose polemiche sulla privacy degli utenti, in particolare dopo il caso eclatante dello scandalo Cambridge Analytica, lo scopo è stato quello di restituire ai cittadini europei il controllo dei propri dati personali, potendoli eventualmente rintracciare, modificare, cancellare, ma soprattutto sapere come, quando e da chi vengono utilizzati.

Il passo successivo è stato dunque quello di mettersi in regola. Le piccole e medie imprese, società, multinazionali sono corse ai ripari, offrendo in primo luogo la possibilità all’utente di dare o meno il proprio consenso. La burocrazia per compilare pagine su pagine si è mostrata complessa e scoraggiante, ma le sanzioni previste per chi non adempie al regolamento son altrettanto pesanti. Ragion per cui, adeguarsi al GDPR è diventato un obbligo per tutti i paesi europei.

Il GDPR e l’Italia: cosa pensano gli intervistati

Il nostro paese: come ha reagito all’impatto GDPR? Correlata di numeri e percentuali risponde Toluna, società leader nel digital market research e nel fornire insight on demand in tempo reale sul consumatore.

Cosa è successo negli ultimi 4 mesi? Quali conseguenze ha portato il regolamento europeo sulla sicurezza dei dati?

Il sondaggio di Toluna è stato condotto nel mese di settembre, su 500 consumatori presi a campione come parte rappresentativa di tutta la popolazione italiana.

Chi non è del settore, non sa neanche cos’è. 1 intervistato su 4 ha dichiarato di non conoscere il GDPR, mentre più della metà (circa il 64% dei consumatori) ha rivelato di non aver notato alcuna differenza nella comunicazione di siti e brand online.

Eppure, di cambiamenti causati dal GDPR ce ne sono stati eccome: la percezione dell’utente è pressoché negativa, in quanto ben il 90% ha dichiarato di fidarsi pochissimo delle aziende, e che addirittura un terzo non acquisterà più prodotti né servizi poiché pensa che molti siti legati a marchi riconosciuti stiano già utilizzando dati personali senza averne avuto il consenso. Infine, circa il 15% degli intervistati dichiara l’opinione che molte società stiano operando in maniera illegale.

Qualche segnale positivo

Le aziende, come già sottolineato, si stanno sforzando non poco per adeguarsi al cambiamento e mettersi in regola con il regolamento europeo, ma nonostante ciò, solo un’esigua percentuale del 26% degli utenti ritiene che l’esperienza complessiva con i marchi sia migliorata, mentre per il 10% è peggiorata.

Ci sono però anche note positive: infatti ben oltre il 30% degli intervistati, sempre secondo il sondaggio, dichiara che adesso è più facile comprendere come le aziende utilizzino i dati. Infine grazie alla disattivazioni di email o alla possibilità di modificare le impostazioni sui cookies, i consumatori si ritengono più protetti e soddisfatti.

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