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Come assicurare un futuro con meno contante, il ruolo dell’A.P.S.P.

Come assicurare un futuro con meno contante, il ruolo dell’A.P.S.P.

Per quei pochi che ancora non ne fossero al corrente, durante la seconda edizione del Salone dei Pagamenti Dcommerce ha presentato un numero speciale dedicato ai pagamenti digitali, numero che gli iscritti alla newsletter hanno già avuto modo di leggere. Se ancora non risulti tra i privilegiati dell’Internet puoi cliccare QUI e ottenere la tua copia del Magazine. Tra gli operatori intervistati non poteva mancare Maurizio Pimpinella, presidente dell’Associazione Italiana Prestatori Servizi di Pagamento (A.P.S.P.), con cui abbiamo avuto modo di parlare dell’evoluzione del sistema di pagamenti italiano, di PSD2, di educazione digitale e del contributo dell’ecommerce a una società sempre più cashless.
Iniziamo parlando dell’A.P.S.P. Qual è il ruolo dell’associazione all’interno dell’ecosistema italiano dei pagamenti?
L’Associazione Italiana Prestatori Servizi di Pagamento – A.P.S.P. è nata nel 2010 come Associazione Italiana Istituti di Pagamento e di Moneta Elettronica (A.I.I.P) con l’obiettivo di favorire lo sviluppo, l’informazione e la conoscenza della moneta elettronica e più in generale di tutti i prestatori di servizi di pagamento. Il cambio nome avvenuto nel 2017 si è reso necessario a seguito dell’evoluzione del settore. Un tempo il comparto delle procedure di incasso e pagamento era appannaggio esclusivo di banche e circuiti, in seguito, con la prima normativa europea (PSD1), si è arrivati agli istituti di pagamento e di moneta elettronica. Di recente, proprio alla luce della nuova normativa (PSD 2), lo scenario ha subito un’ulteriore evoluzione con l’ingresso sulla scena degli Over The Top (Google, Amazon, Apple, AliPay e Facebook). Da qui la scelta di estendere la denominazione ad una platea più ampia di soggetti, i Payment Initiation Service Provider, ovvero i fornitori di servizi che gestiscono la fase iniziale del pagamento, e gli Account Information Service Provider, ossia gli aggregatori delle informazioni provenienti da diversi conti e carte di pagamento in grado di renderle gestibili tramite un’unica interfaccia.
L’A.P.S.P. rappresenta oggi l’intera filiera delle soluzioni di incasso e pagamento italiana: tra le più grandi realtà associative italiane del settore è riconosciuta da Banca Italia, Ministero Economia e Finanze, INPS, Agenzia delle Entrate e raggruppa i maggiori player ed i prestatori di servizi di pagamento, fra i quali Banco Posta di Poste Italiane, Banca 5 del gruppo Intesa Sanpaolo, Banca Sella, CheBanca!, Istituto Centrale delle Banche Popolari, ICCREA Banca, operatori tecnologici, tra cui SIA , TAS Group, Ingenico, Verifone, Reply, Hitachi e NTT Data, Prestatori di Servizi di Pagamento come, LisIP e Cartalis del Gruppo Lottomatica, Mercury Payment Services – già Setefi, Sofort, Factorcoop, Euronet, InfoCamere, Sisal Group, e BNL Positivity, i circuiti, come Diners Club Italia e Nexi (ex-CartaSi), Over The Top come PayPal e Samsung, nonchè aziende un tempo ascrivibili a settori molto distanti dal comparto payment, come ad esempio Telepass del gruppo Atlantia.
Qual è la fotografia di questo ecosistema che oggi emerge dall’alto dell’osservatorio dell’Associazione?
Ci sarà un’importante rivoluzione in senso FinTech nel mondo dei pagamenti e sarà innescata dalla PSD2, la Direttiva europea sui servizi di pagamento che entrerà in vigore il prossimo 13 gennaio 2018 che nasce dalla duplice esigenza di garantire, da un lato, una maggior tutela per gli utilizzatori dei servizi di pagamento e, dall’altro, dare certezza del quadro normativo da applicare ai nuovi market player – le cosiddette Terze Parti – regolamentandoli nella categoria degli istituti di pagamento. Dobbiamo questo a una classe politica che sta acquisendo una sempre maggiore consapevolezza dell’importanza dei digital payment come asset competitivo Italiano ed Europeo. Fino a pochi anni fa i cittadini si confrontavano solo con le banche. Oggi con Facebook autorizzato in Irlanda come e-money institution e con Amazon, che concede prestiti alle piccole e medie imprese, presenti in qualità di rivenditori sulla sua piattaforma, abbiamo compreso la vera novità: non serve più essere una banca per fare la banca. Sempre più soggetti compliance saranno in grado di offrire servizi innovativi e gestire le informazioni relative ai propri clienti, con il fine esclusivo di semplificare loro la vita rendendo più fluidi i mercati.
La digitalizzazione sta cambiando la user experience dei consumatori nella fase finale del processo di acquisto. Consumatori che però vanno educati alla nuova usabilità. Come si stanno comportando i principali player del settore in relazione all’aspetto educativo/formativo? È un elemento ancora troppo trascurato?
Dobbiamo tutti essere orgogliosi del progresso che direttamente o indirettamente abbiamo contribuito a creare, tuttavia non dobbiamo mai smettere di “imparare”; ecco perché la mia attenzione si appunta costantemente sull’educazione finanziaria e sulla formazione. La crescita degli utenti online non va infatti di pari passo con la cultura digitale: sempre più persone con poca dimestichezza si connettono alla rete, con l’aggravante che la violazione dei dati porta a truffe e frodi informatiche sempre più sofisticate. Sono più di 10 anni che il phishing è in internet e, continuano ad essere migliaia gli utenti che ogni giorno rimangono vittime di questo tipo di frode.
Memorizzare i propri dati e coordinate delle carte di credito su siti di ecommerce e simili è indubbiamente comodo, ma non bisogna mai dimenticare che i maggiori rischi derivano non da falle nei sistemi informatici, ma proprio dalla disattenzione e dall’ingenuità degli utenti. Per questo le maggiori aziende del settore investono in eventi ed iniziative formative, producendo ebook e tutorial per guidare e formare i propri utenti.
La crescita del commercio digitale può essere uno degli incentivi in grado di favorire la riduzione dell’uso del contante?
Certamente, soprattutto in Italia, dove il contante rappresenta ancora uno status symbol, la leva dell’ecommerce gioca un ruolo fondamentale. Le transazioni ecommerce in Italia sono aumentate di 37 miliardi tra il 2013 ed il 2015 e cresceranno sempre di più grazie alla diffusione del mobile commerce. Secondo le previsioni della società di ricerche Gartner,infatti, nel 2018, il 50% dei consumatori negli Stati Uniti, Canada, Giappone e diversi Paesi dell’Europa occidentale utilizzerà principalmente lo smartphone per gli acquisti, generando un mercato che solo negli Usa toccherà ben 86 miliardi di dollari.
Quali sono i vantaggi offerti dai pagamenti elettronici rispetto al contante?
Aldilà degli innegabili vantaggi per i singoli cittadini, come la praticità d’uso, il minor rischio di incorrere in furti o resti sbagliati e la possibilità di tenere sempre sott’occhio le spese, la minor circolazione di contante a favore di un aumento della moneta elettronica comporterebbe considerevoli vantaggi sociali. Permetterebbe infatti non solo di contrastare l’evasione fiscale, ma aiuterebbe anche la lotta alla corruzione, all’usura e al mercato nero, tutti settori che vengono alimentati principalmente dal denaro contante.
Ecco perché è molto importante disincentivare l’utilizzo della moneta cartacea e attuare quanto prima la transizione verso il digitale, ma perché ciò sia possibile, è fondamentale educare la popolazione, istruirla sulla moneta elettronica puntando sui giovani nativi digitali, perché sempre più spesso su di loro ricade il compito di “educare digitalmente” le famiglie: basti pensare a quanti genitori chiedono ai figli istruzioni su come usare il cellulare per fare acquisti online, ma soprattutto perché fare di loro degli adulti finanziariamente digitalizzati assicurerà un futuro con meno contante.