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Amazon ritira la spesa pubblicitaria da Bloomberg

Amazon ritira la spesa pubblicitaria da Bloomberg

Amazon ha ritirato la sua spesa pubblicitaria del quarto trimestre da Bloomberg, la multinazionale operativa nel settore dei mass media, con sede a New York. Gli annunci della società vengono però ancora pubblicati sul sito dell’editore. Perché?

Secondo un rapporto di BuzzFeed News, Amazon ha ritirato le pubblicità da Bloomberg il giorno 16 ottobre, dopo che il sito ha pubblicato una controversa storia che sostiene che il governo cinese ha hackerato l’hardware di Amazon e di Apple, incorporando microchip in schede madri di terze parti. Una fonte vicina all’azienda ha confermato al sito di notizie economiche Business Insider che Amazon ha interrotto la spesa pubblicitaria, definita  “abbastanza significativa” già del quarto trimestre.

Bloomberg non ha finora commentato, ma numerosi dirigenti tecnici – tra cui il CEO di Amazon Web Services Andy Jassy e il CEO di Apple Tim Cook – hanno negato la storia e chiesto addirittura a Bloomberg di ritrattarla.

Non hanno offerto alcuna prova, la storia continuava a cambiare e non mostravano alcun interesse nelle nostre risposte a meno che non avessimo potuto convalidare le loro teorie. I giornalisti hanno giocato oppure si sono presi delle libertà, Bloomberg dovrebbe quindi ritirarsi” ha twittato Jassy.

Le pubblicità programmatiche continuano a tormentare le marche

Mentre per Amazon, l’acquirente dei media Initiative, di proprietà di Interpublic Group, ha effettivamente ritirato la spesa pubblicitaria del quarto trimestre del brand dal sito, Amazon ha successivamente acquistato un annuncio più piccolo con Bloomberg TV per il resto dell’anno.

Amazon non ha commentato ufficialmente, si attende quindi una dichiarazione a breve.

Ma guardando al sito di Bloomberg lo scorso venerdì, appariva ancora un annuncio per Amazon Prime che promuove lo spettacolo imminente dello show “Homecoming,” interpretato da Julia Roberts, apparso nella parte superiore di una pagina di un articolo pubblicato il 24 ottobre a proposito di Uber.

L’annuncio è stato inserito attraverso le cosiddette programmatiche di Google, che alimentano annunci su centinaia di siti web dei publisher, il che significa che non c’è stato un acquisto diretto tra Amazon e Bloomberg.

Si tratta però dell’ultimo esempio di come i brand continuino a lottare per il controllo dei loro acquisti di annunci digitali quando la tecnologia, e non gli esseri umani, si rivolge (o meglio, reagisce) agli annunci in tutto il web in base al comportamento di navigazione di qualcuno.

Amazon non è estraneo ai pericoli della pubblicità programmatica. Un esempio? Le sue pubblicità natalizie hanno continuato a comparire su Breitbart fino ad aprile, nello stesso momento in cui centinaia di marchi hanno ridotto proprio su Breitbart i loro acquisti programmatici.

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