Il 2020 è stato un anno impegnativo per molti. Allo stesso tempo, l’ecommerce è cresciuto come mai prima. Cosa possiamo aspettarci dal 2021? L’azienda lituana SearchNode ha pubblicato un nuovo rapporto sulle ultime tendenze dell’ecommerce e sull’impatto del Covid-19, riportato da Ecommerce News.
Anche l’anno scorso, SearchNode aveva pubblicato un rapporto sulle tendenze ecommerce nel 2020. Naturalmente, allora si sapeva poco del coronavirus che si sarebbe diffuso in tutto il mondo. Nell’indagine, ad esempio, si è parlato molto di Magento 2 (perché dal 1° giugno 2020 Magento non avrebbe più sostenuto Magento 1) e di una maggiore attenzione alla personalizzazione e alla sostenibilità ambientale. Il 2020 però è stato poi, ovviamente, tutto incentrato sul Covid-19.
Cosa è cambiato in dodici mesi? L’azienda ha intervistato circa 100 decision maker del settore ecommerce provenienti dall’Europa e dal Nord America per osservare più da vicino l’inaspettata evoluzione del comparto.
Ricavi ecommerce
Sembra che la maggior parte delle aziende di ecommerce abbia visto aumentare il proprio fatturato online durante il blocco globale nella primavera del 2020. Secondo il sondaggio, il 90% delle aziende ha visto aumentare almeno un po’ le proprie vendite online, il 50% degli intervistati ha dichiarato di essere cresciuto di oltre il 100%. Tuttavia, il 6% afferma che il proprio fatturato ecommerce è diminuito durante il blocco.
Dopo la chiusura, molti consumatori hanno ricominciato a fare acquisti presso i rivenditori fisici. Resta il fatto che il trend resta di crescita, l’86% degli intervistati ha visto il proprio fatturato online aumentare, mentre solo il 4% ha avuto meno fortuna.
Il margine di profitto online è aumentato del 38%.
La generazione di un maggior numeri di vendite online e l’aumento degli eshopper non è stato comunque senza conseguenze. Il quadro complessivo generato dal Covid-19 ha anche portato a nuove problematiche come catene di fornitura perturbate, un servizio clienti con personale insufficiente, intoppi nella logistica e altro ancora. Questo influisce direttamente sul margine di profitto online. Sembra che per il 38% di coloro che hanno risposto all’indagine, il margine di profitto online sia cresciuto durante il blocco globale, mentre per una percentuale simile (circa il 40%) la situazione è rimasta pressoché invariata. Il 15% ha dichiarato invece una diminuzione dei margini.
L’impatto del Covid-19 sulla forza lavoro
La pandemia, naturalmente, ha anche portato ad alcuni cambiamenti nella forza lavoro delle aziende. Circa il 44% delle aziende ha dichiarato di aver dovuto trasferire il personale, mentre tre su dieci hanno assunto altre persone. La coordinazione del lavoro da remoto ha richiesto sforzi ulteriori, così come la necessità di rendere i luoghi di lavoro più sicuri possibile. Per non parlare della gestione di eventuali contagi e quarantene obbligatorie. L’altra faccia della medaglia è che il 26% ha dovuto licenziare alcune persone e il 15% dice di aver dovuto ridurre gli stipendi dei dipendenti. Fortunatamente, il 5% è riuscito addirittura ad aumentare gli stipendi. Ma il dato più interessante è che il 21% delle aziende non ha affatto adeguato la propria forza lavoro alle circostanze.
Il 23% degli attori dell’omnicanale ha visto aumentare le vendite offline
Un altro risultato interessante dello studio è che dei rivenditori che hanno negozi sia online sia offline, il 23% ha rilevato un aumento anche delle vendite offline e il 16 per cento è riuscito a mantenere le performance simili. Sfortunatamente, per il 43% le vendite offline non hanno visto un grande successo.
Misure per i rivenditori fisici
Molti rivenditori fisici hanno dovuto cambiare drasticamente il loro business nella speranza di non fallire. Così, l’anno scorso sono state introdotte molte nuove pratiche e regole. Tra i partecipanti, il 31% ha introdotto il ritiro in negozio, mentre il 26% ha scelto di introdurre la consegna a domicilio. Purtroppo, circa uno su cinque ha dovuto chiudere definitivamente i punti vendita.
Nel complesso, il coronavirus ha avuto un forte impatto sui rivenditori online e offline a diversi livelli. Tra le principali sfide per le imprese dell’ecommerce, le catene di fornitura perturbate e la soddisfazione della domanda di prodotti sono state le più menzionate. Ma anche le operazioni limitate a causa del blocco, la gestione dell’inventario e la mancanza generale di dipendenti sono state alcune delle criticità principali per i rivenditori online. Per il 17% la principale difficoltà è stata la necessità di chiudere i punti vendita.
Nuove visioni strategiche
L’anno scorso, molti intervistati hanno detto che avrebbero per lo più implementato, migliorato o cambiato la personalizzazione, la sarch sul sito e le strategie omnicanale. Quest’anno, naturalmente, la visione strategica è cambiata a causa della pandemia. La maggior parte delle aziende (45%) si concentrerà ora maggiormente sulla parte digitale del proprio business, adeguando l’assortimento, investendo in nuovi software per l’ecommerce o concentrandosi maggiormente sui canali di marketing online.
Uno su cinque ha detto che intensificherà la reattività, il che significa che cercheranno di adeguare le proprie strategie per agire più velocemente di fronte ai cambiamenti. Uno su dieci punterà più sugli adeguamenti fisici dei negozi, e l’8% sugli adeguamenti della supply chain e/o della logistica.
Conseguenze finanziarie
Nonostante tutte le brutte cose che stanno accadendo a causa dello scoppio del coronavirus, finanziariamente il 2020 non è stato così male per molte aziende dell’ecommerce. La maggior parte di loro (63%) dice che l’anno (fino a ottobre) è stato un anno di successo. E il 28% ha registrato ottime performance online contro deludenti risultati dai punti vendita sul territorio. Solo per 2% è stato il contrario.