È un dato di fatto che la guerra in Ucraina stia avendo conseguenze a livello mondiale, provocando una grave recessione economica e dando origine ad un’inflazione senza precedenti. La limitazione dei prodotti di base dalla Russia, come petrolio o gas, o dall’Ucraina, come grano e mais, ha fatto salire alle stelle i prezzi ed ha coinvolto numerose materie prime non solo in Europa, ma in tutto il mondo.
Questi costi in aumento avranno un forte impatto su tutte le famiglie del mondo, in particolare le più vulnerabili. Tuttavia, il conflitto non ha paralizzato il settore dell’e-commerce: malgrado le difficoltà, secondo gli ultimi dati sembra fronteggiare la crisi a testa alta.
L’impatto sugli e-commerce, in Italia ed Europa
Secondo l’ultimo sondaggio condotto dalla piattaforma Packlink PRO su oltre 2.000 e-commerce europei, il 38% degli e-commerce italiani afferma che, nonostante l’impatto del conflitto, la propria situazione rimane simile a quella prima dell’invasione, tenendosi al di sotto della media europea rispetto a Spagna (40,3%), Germania (39,8%) e Regno Unito (39,4%).
Il 36% degli e-commerce italiani ha invece dichiarato di aver risentito fortemente dell’aumento dei costi, sebbene Francia, Spagna e Germania siano i Paesi con le percentuali maggiori: 42,7% in Francia, seguita da Spagna (40,9%) e Germania (38,4%). Al contrario nel Regno Unito la situazione sembra essere leggermente migliore, presentando una percentuale nettamente minore rispetto alla media UE (28,6%).
Il forte impatto sulla filiera delle aziende italiane
Un’altra conseguenza del conflitto è stato il forte impatto sulla catena di approvvigionamento. Secondo gli ultimi dati dell’indagine condotta da Packlink PRO, il 64,7% delle aziende italiane afferma di essere stata colpita in termini di materiali e stock, di cui il 36,3% con forti ripercussioni sui prezzi e sull’attività mentre il 28,4% sostiene che la situazione sia rimasta tutto sommato simile a prima del conflitto.
Lascia sperare quel 35,4% che dichiara di non aver registrato conseguenze sulla propria attività commerciale, dato solo al di sotto di Francia (41,3%) e Regno Unito (41,9%), ma al di sopra di Germania (32%) e Spagna (30,9%).
“Questi dati non solo dimostrano i grandi sforzi che le piccole e medie imprese fanno per continuare ad andare avanti ogni giorno nonostante la situazione. Ad essere messa in luce è anche la versatilità del settore e-commerce. Sapersi adattare ai tempi è un valore aggiunto che le imprese del commercio elettronico hanno. È anche tra le capacità più apprezzate dai consumatori, poiché flessibilità significa rispondere alla domanda”, afferma Noelia Lázaro, Direttrice Marketing di Packlink.
Le preferenze dei consumatori italiani
Un altro dei dati offerti dallo studio di Packlink PRO sul settore dell’e-commerce mette in luce le preferenze dei consumatori italiani in merito ai corrieri del settore logistico.
Al momento di scegliere un corriere, il 56,5% degli italiani valuta come primo fattore il prezzo competitivo, seguito da velocità (22%) e possibilità di tracciamento (15,2%).
Per quanto riguarda l’opzione di consegna economica rapida, per il 33,3% degli italiani è una caratteristica molto importante e per il 31% è il fattore più importante al momento dell’acquisto.
Non sorprende dunque che in un momento delicato come quello che stiamo vivendo, la principale soluzione ai problemi di consegna secondo gli italiani è la geolocalizzazione in tempo reale (61,8%), seguita dalle coordinate del mittente e del destinatario memorizzate nel cloud (19,8%).
“E’ importante che i settori dell’e-commerce e della logistica siano in grado di resistere ed adattarsi al difficile momento che stiamo vivendo. I dati del nostro studio ci mostrano un’attitudine resiliente del settore e-commerce e consumatori sempre più partecipativi al processo logistico”, afferma Noelia Lázaro, Direttrice Marketing di Packlink.