Il sito fondato da Mark Zuckerberg ha fatto sapere di avere indicizzato oltre 2.000 miliardi di post sul social network, cosa che, secondo la società, dimostra che gli utenti usano Facebook come modo per seguire discussioni e notizie in tempo reale. Ciò vuol dire che Facebook «studia» da motore di ricerca e sfida la rivale Google, ora divisione della holding Alphabet, sul terreno che le è più congeniale. «Un’ampia percentuale delle persone che usano Facebook si documenta su quello che sta succedendo nel mondo tramite il proprio feed», il flusso di post che compare sulla home page degli utenti, ha spiegato Tom Stocky, vicedirettore generale della ricerca del social network. Facebook ha fatto sapere che ogni giorno vengono effettuati circa 1,5 miliardi di ricerche sul social network.
Anche se i risultati di Facebook del terzo trimestre del 2018 dividono gli esperti. A fronte di chi parla di rallentamento, infatti, c’è chi vede nel social network una crescita che continua ancora in modo importante. Se guardiamo i dati, non si può parlare di crescita di Facebook. I ricavi hanno segnato un +44%. Per quanto riguarda gli utenti, quesi segnano un +10% (+9% invece guardando al dato annuale). La crescita, però, è stata inferiore alle aspettative: si è attestata sui 2,27 miliardi di utenti rispetto ai 2,29 miliardi previsti dalle attese. Perché questo calo? Gli utenti attivi quotidianamente sono calati per la prima volta nella storia del social network. Un calo contenuto, ma che rappresenta comunque un segnale preoccupante per l’azienda.
Se in Ue la piattaforma social risente anche degli effetti del Gdpr, il nuovo regolamento sul trattamento dei dati personali, in generale il risultato deludente sui mercati maturi riflette un calo di fiducia dopo i tanti scandali, dalle intrusioni di hacker russi durante le elezioni presidenziali Usa del 2016 ai dati sottratti e sfruttati da Cambridge Analytica per il marketing politico, dal data breach di settembre fino alla rivelazione, due giorni fa, di aver sbagliato la classificazione del parametro “user activity” con conseguente calcolo in eccesso – pur se in misura “irrilevante” – del numero di utenti giornalieri e mensili.
Ma c’è chi dice che, semplicemente, in Europa le persone si stiano stufando di Facebook e preferiscano sperimentare nuove piattaforme o dedicarsi ad altre attività. Il social network numero uno al mondo, è arrivata allo stop sui mercati maturi, i più remunerativi, e ora l’azienda di Mark Zuckerberg punta tutto su servizi e app come video, stories, WhatsApp e Instagram per rimettersi in marcia. Tra ingerenze nel processo democratico dei paesi, violazione dei dati personali e fake news, l’azienda di Mark Zuckerberg ha molto da fare. La sfida per il gigante dei social è continuare a estrarre guadagno da un modello di business che cambia.
Ma la transizione verso il nuovo Facebook delle storie e dei messaggini richiede ingenti investimenti per blindare sicurezza e privacy. Inoltre, vendere spazi pubblicitari in questi ambiti è più difficile. I nuovi rami di attività ci sono, ma Facebook non ha chiaro con quali mezzi renderli profittevoli: ancora nel 2019 WhatsApp non darà un contributo significativo alla crescita delle entrate, ha indicato l’azienda californiana. Instagram (che ha da poco un nuovo Ceo Adam Mosseri) appare agli analisti più promettente per gli alti livelli di interazione e la capacità di attrarre giovani: secondo eMarketer genererà 8,06 miliardi di dollari di fatturato nel 2018.
Oggi WhastApp e Messenger insieme veicolano 60 miliardi di messaggi al giorno, il triplo dei normali sms. Ma i messaggi non bastano: Facebook vuole intrattenere, e lo sta facendo sempre di più, puntando ai video a formati pubblicitari dedicati e tante ore di visualizzazione per utente, che potrebbero far tremare l’egemonia di YouTube su questo tema. Anche l’egemonia di Google sulle ricerche online potrebbe cominciare vacillare, perché sarebbe in via di sviluppo la Search di Facebook, forse ancora poco considerata. Quindi video, messaggistica, ricerca e non solo. Insomma i presupposti per una crescita tentacolare che continuerà imperterrita ancora nei prossimi anni ci sono tutti.