A gennaio di quest’anno, la Cina è stato il primo Paese a essere colpito dal coronavirus. Il governo cinese ha adottato misure severe a partire dal 23 gennaio, data in cui è stato stabilito l’inizio della fase di lockdown e di coprifuoco a livello nazionale.
Grazie alla disponibilità dei dati di vendita al dettaglio di un importante rivenditore cinese, Battaglia Advisory Services e Sixth Sense hanno condotto uno studio sulle vendite del primo trimestre analizzando gli impatti dell’epidemia sul comportamento dei consumatori in termini di ampiezza, durata e preferenze.
La Cina, essendo quasi 2 mesi avanti rispetto al mondo occidentale in termini di gestione dell’impatto del COVID-19, può fornire degli insight significativi su come affrontare la fase di rientro. Studiare i comportamenti dei consumatori cinesi e riconoscere le loro tendenze potrebbe infatti aiutare i retailer Italiani ad anticipare i cambiamenti futuri e, in particolar modo, a rispondere alla domanda: Quando ritorneranno i consumatori a ritmi di consumo pre-outbreak?
A partire dalla prima settimana di lockdown, è emerso che la frequenza di acquisto si è ridotta del 50% rispetto ai dati relativi allo stesso periodo nel 2018 e nel 2019. Anche se le visite ai supermercati sono state rare, i dati hanno mostrato un aumento della spesa media del 30%. La situazione è rimasta sostanzialmente stabile nelle 5 settimane di blocco.
Cosa è cambiato con la Fase 2?
Una volta arrivata la Fase 2 si è osservato un ritorno al classico modello di consumo pre-COVID, ma a un ritmo molto più lento del previsto: 6 settimane dopo il ritorno al lavoro della Cina, la situazione non si è ancora completamente ripresa, ed è particolarmente rilevante se si considerano alcune categorie non indispensabili – come ad esempio i prodotti di pasticceria confezionata – la cui presenza nei carrelli dei consumatori cinesi è ancora oltre il 10% più bassa rispetto ai livelli dello stesso periodo del 2019.
Sebbene nel periodo immediatamente successivo al capodanno cinese (equivalente alle vacanze Natalizie per gli italiani) è usuale attendersi un calo nelle vendite di certe categorie (a causa di un effetto “scorta” che anticipa il capodanno), queste in passato sono risalite più velocemente al livello antecedente le festività rispetto a quest’anno.
Riccardo Battaglia, CEO di Battaglia Advisory Services ha aggiunto: “Siamo ben consapevoli che il comportamento dei consumatori sia molto influenzato da fattori sociali, economici e culturali e per questo non possiamo semplicemente aspettarci che nei Paesi occidentali seguano l’andamento della Cina. Tuttavia, il COVID-19 ci ha esposto a una situazione totalmente nuova. Navighiamo in un mare sconosciuto senza gli strumenti adeguati per farlo e, se è vero che questa analisi non può rappresentare una bussola di precisione, in una situazione del genere anche un faro lontano potrebbe essere di grande aiuto.”