Lo smart working è ormai una realtà per tantissimi lavoratori. Si tratta di un rimasuglio dell’esperienza del lockdown che ha contribuito a cambiare la vita di numerosi professionisti. I vantaggi per il datore di lavoro sono molteplici. Vedrà un concreto risparmio sui prezzi di gestione aziendale e potrà riutilizzare a piacere gli spazi liberati dai lavoratori da remoto. Anche il professionista ha molto da guadagnare. Non perderà tempo e felicità nel traffico o a inseguire treni in ritardo e coincidenze saltate; potrà pranzare comodamente in casa; sarà meno stressato; gestirà più liberamente i suoi tempi e avrà facoltà di godersi, qualora dovesse desiderarlo, una workation.
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Cos’è una workation e quali sono i suoi vantaggi reali
Unione delle parole inglesi work (lavoro) e vacation (vacanza), la workation si presenta come una soluzione ibrida tra produttività e benessere. Quali sono i vantaggi reali di questa formula? Come può un’azienda strutturarla efficacemente?
Una simile modalità lavorativa permette al professionista di svolgere le proprie attività in una location temporaneamente diversa dalla sede abituale. Il rimando alla vacanza si deve al fatto che questa località è generalmente collocata in contesti piacevoli e rilassanti. L’esperienza è dunque molto simile a quella della villeggiatura, ma si lavora. Non si tratta di una vacanza camuffata da lavoro, né del contrario, bensì di una strategia che punta a migliorare il benessere dei dipendenti, stimolando nuove forme di produttività.
I vantaggi della workation per i knowledge workers sono numerosi. Oltre alla possibilità di spezzare la routine, rigenerando la mente, una workation favorisce creatività, concentrazione e capacità di problem solving. Lavorare in un ambiente piacevole motiva molto e può ridurre il rischio di burnout. Le aziende che offrono programmi di workation hanno una certa facilità ad attrarre talenti e mostrano apertura verso modelli di lavoro flessibili, maggiormente orientati alla persona.
Benessere, creatività e produttività in un contesto rilassato
Il beneficio principale di una workation risiede nel fatto che si tratta di una pratica capace di generare equilibrio tra stimoli ambientali positivi e impegni lavorativi. Cambiare contesto rigenera la mente e aiuta a vedere i problemi da nuove prospettive. Questo vale in particolare per chi svolge attività cognitive, complesse o creative. È il caso dei colletti bianchi, oggi definiti con un termine più contemporaneo: knowledge workers. La workation offre anche benefici psicofisici: riduce lo stress e migliora l’umore, favorendo un ritmo più sostenibile. Un contesto rilassato aumenta il benessere e, di conseguenza, ne guadagnano anche creatività e produttività.
Cosa serve per organizzare una workation in azienda
Introdurre la workation come incentivo aziendale richiede, naturalmente, spirito di iniziativa. Ma non solo. È necessario saper pianificare. Occorre individuare i profili che possono accedere a questa opportunità. In genere si tratta di ruoli con un alto grado di autonomia, tipici dei knowledge worker. L’azienda deve definire obiettivi, durata dell’esperienza e modalità di supervisione. Neppure la scelta della destinazione va lasciata al caso. Le infrastrutture digitali devono essere adeguate. Il professionista necessiterà di connessione stabile nonché, eventualmente, di spazi destinabili a sessioni di co-working.
Sono numerose le realtà che, dati questi antefatti, stipulano convenzioni con hotel o residence per garantire collocazioni adeguate a un uso lavorativo prolungato.
Policy, strumenti digitali e monitoraggio delle performance
Affinché la workation si dimostri realmente efficace, occorre una policy chiara. Il titolare deve esplicitare le sue aspettative. Quali sono gli orari da tenere? La disponibilità via mail fino a che ora è richiesta? E quella telefonica? Vi saranno altri strumenti e canali di comunicazione? Si farà uso di sistemi di giudizio e valutazione?. In questo contesto, la tecnologia gioca un ruolo di primo piano. Piattaforme collaborative, strumenti di project management e videoconferenze sono indispensabili. Al giorno d’oggi, è molto facile utilizzare questi strumenti.
Occorre tenere presente che il monitoraggio della performance non deve essere invasivo, né severo. L’orientamento deve essere esclusivamente verso i risultati. L’obiettivo è mantenere alta la produttività, senza soffocare la libertà. È infatti proprio questa a rendere la workation uno strumento efficace.

Opportunità e rischi: bilanciare autonomia e controllo
La workation rappresenta una grande opportunità, per aziende e dipendenti. Se ben gestita, è la più tipica delle situazioni win-win. Il se è d’obbligo, poiché effettivamente esistono anche dei rischi. Si tratta dei timori portati costantemente alla luce dai detrattori dello smart working.
Un’eccessiva libertà, o un’esperienza priva di obiettivi chiari, possono generare cali di rendimento. Allo stesso tempo però, mettere in tavola controlli troppo rigidi svuota il senso stesso della workation. La sfida, dunque, è nel bilanciamento. L’azienda deve saper delegare e fidarsi. Il lavoratore, dal canto suo, deve dimostrare responsabilità e autodisciplina. È fondamentale promuovere una cultura del lavoro basata sulla fiducia, in cui la workation venga vista come un premio. Mai come una fuga o un’opportunità per svagarsi alle spalle del datore di lavoro.
Case study e destinazioni più scelte per una workation
Diversi brand internazionali hanno già sperimentato, con successo, programmi di workation. Aziende tech, agenzie creative e società di consulenza hanno registrato un aumento della soddisfazione dei dipendenti e un minore tasso di abbandono. Un case study piuttosto noto è quello della start-up Smace.
Tra le destinazioni preferite da chi opera da remoto troviamo le isole Canarie. Non è una sorpresa. Piacciono molto anche i borghi toscani, il Sud-Est asiatico e le capitali europee. In questo caso, si prediligono quelle con un buon rapporto costo-servizi. Anche l’Italia si sta attrezzando: molte strutture stanno creando pacchetti dedicati al turismo lavorativo. Si prevede infatti un aumento dei professionisti coinvolti, nel prossimo futuro.
La workation come leva di employer branding nel 2025
Nel panorama competitivo del lavoro post-pandemia, la workation si configura come una leva strategica di employer branding. Le aziende si rendono più appetibili se sono in grado di offrire ai knowledge worker la possibilità di lavorare in contesti stimolanti e piacevoli. È un segnale forte di attenzione al benessere individuale e un benefit che ingolosisce, a parità di offerta. Nel nostro tempo, rendere la workation accessibile a quanti più lavoratori possibile, oltre che sostenibile per l’azienda, rappresenta una sfida. Chi sarà in grado di vincerla, attrarrà più lavoratori della concorrenza.