
Quanto conta la felicità, o quantomeno la serenità, in un ambiente di lavoro? Secondo studi e ricercatori, basate su sondaggi e interviste a lavoratori, molto. Un ambiente felice è più produttivo. Ma come rendere felice un posto di lavoro? Il compito è del chief happiness officer.
Sembra un ruolo invenzione delle grandi aziende, ma in realtà il ruolo del Chief Happiness Officer (CHO) sta assumendo un’importanza crescente nel mondo del lavoro moderno, dove la ricerca del benessere dei dipendenti non è più un lusso, ma una necessità strategica. Andiamo a vedere nel dettaglio cosa fa un chief happiness officer e come riesce a trasformare un ambiente di lavoro rendendolo più felice, e quindi più produttivo.

Troppo spesso il luogo di lavoro è causa di stress e disagio, lo dimostrano i tanti casi di burnout che si registrano nei nostri ambienti di lavoro. Orari troppo lunghi, carico di lavoro e di responsabilità estremi, capi troppo richiedenti e dissidi con i colleghi, rapporto mole di lavoro retribuzione squilibrato: tutte queste problematiche portano ad un accumulo di stress e di insoddisfazione. Le conseguenze sono il quiet quitting o il desiderio di cambiare o problemi di salute più seri per il lavoratore. Per quanto riguarda l’azienda, deve fare i conti con una forza lavoro insoddisfatta, stanca e stressata o con un ridotto numero di impiegati.
Indice
Il benessere aziendale: il compito del chief happiness officer
Negli ultimi anni, il concetto di benessere sul posto di lavoro ha preso un posto fondamentale trasformando radicalmente la concezione del lavoro. Un buon contributo è arrivato dalla pandemia che ha sovvertito il modo tradizionale di concepire il lavoro grazie allo smart working. Per troppo tempo le aziende si sono concentrati sul fatturato e sulla produttività senza tener conto dell’importanza dell’equilibrio psicofisico dei lavoratori e della loro soddisfazione personale e lavorativa.
Cosa può fare, dunque, un datore di lavoro per evitare tutto ciò? Mettere i suoi lavoratori in situazioni ottimali così che siano sereni, felici e producano di più. Per questo motivo, molte aziende oggi stanno ponendo l’attenzione sul bilanciamento vita-lavoro per far sì che, anche se lavorano di meno in termini di quantità, i loro dipendenti siano più produttivi ed efficienti. Ma come si fa? Nasce una figura atta a rendere il posto di lavoro un mondo migliore: il chief happiness officer.
Il Chief Happiness Officer, figura ancora poco conosciuta qualche anno fa, è ora il punto di riferimento per sviluppare strategie di benessere che promuovano un clima lavorativo sano, motivante e inclusivo.
Cosa fa un chief happiness officer
Il Chief happiness officer è un professionista incaricato di monitorare e migliorare il clima aziendale, mettendo al centro la felicità e il benessere dei dipendenti. A differenza delle tradizionali funzioni di gestione delle risorse umane, questa figura non si limita a risolvere problemi individuali o a gestire conflitti, ma lavora per creare un ambiente in cui ogni collaboratore si senta valorizzato e parte integrante del successo aziendale. Le sue sono competenze per lo più trasversali come l’empatia, la capacità di ascolto e la propensione alla soluzione creativa dei problemi, qualità essenziali per instaurare relazioni autentiche e costruttive.
Per raggiungere i suoi obiettivi il chief happiness officer mette in pratica una serie di strategie adatte e specifiche all’azienda per migliorare il benessere dei dipendenti.
Tra queste spicca la comunicazione aperta e trasparente: la mancanza di dialogo con i lavoratori è una delle più grandi pecche di molte aziende. Se un lavoratore non si sente ascoltato o libero di esprimere le proprie idee o i propri dubbi si sente di conseguenza non visto e non valorizzato. Renderlo partecipe dei processi lavorativi con riunioni e feedback costruttivi (e non di circostanza) è una strategia per migliorare il suo stato.
Ogni lavoratore poi non vuole star fermo e immobile sentendosi arrivato senza possibilità di crescere. Investire nella crescita professionale e personale dei dipendenti aumenta il senso di appartenenza e la motivazione. Workshop, corsi di formazione e sessioni di mentoring sono solo alcune delle iniziative che contribuiscono a valorizzare le potenzialità individuali e collettive.
Anche le attività di team building sono momenti importanti per rafforzare i legami tra i collaboratori e instaurare un clima di fiducia reciproca, così come i momenti di socializzazione e i momenti di relax. Questa strategia del chief happiness officer contribuisce a creare un clima collaborativo e a ridurre le tensioni tra collaboratori rendendoli più produttivi.
Un altro aspetto fondamentale che è emerso con la necessità di lavorare da remoto durante la pandemia è avere più tempo per la propria vita personale. Ci siamo resi conto che il lavoro non è tutto e che la maggior parte del nostro tempo veniva trascorsa sul posto di lavoro, con lo smart working e una flessibilità lavorativa si è riscoperta l’importanza di quello che c’è nella sfera privata. Il rispetto dei confini tra lavoro e vita privata è uno dei compiti cruciali del chief happiness officer che lavora affinché cengano introdotte politiche di flessibilità oraria.
Infine, questa figura di occupa di sviluppare sistemi di premi e incentivi che valorizzano il contributo di ogni lavoratore troppo spesso dato per scontato. Il riconoscimento del lavoro svolto è un potente stimolo per la motivazione dei dipendenti.
I benefici di un ambiente di lavoro felice
Investire nella felicità dei dipendenti porta benefici che si riflettono su diversi livelli. Innanzitutto, la produttività aumenta sensibilmente: lavoratori motivati e soddisfatti sono più propensi a dare il meglio di sé, a collaborare attivamente e a contribuire con idee innovative. Inoltre, un ambiente di lavoro sereno riduce l’assenteismo e il turnover, generando un notevole risparmio economico per l’azienda. Non va sottovalutato, poi, l’impatto positivo sulla reputazione aziendale: aziende che mettono al centro il benessere dei propri dipendenti sono maggiormente attrattive sia per i talenti in cerca di un ambiente stimolante, sia per i clienti e i partner commerciali, che apprezzano i valori di responsabilità sociale e cura del capitale umano.
Va da sé che il chief happiness officer sta diventando una figura fondamentale che segna il cambiamento della cultura aziendale improntata sul lavoratore e sul suo benessere. Questa figura svolge un ruolo complesso perché deve gestire in modo appropriato le differenze culturali e anche le resistenze al cambiamento che possono esserci. Tuttavia, le aziende che riescono a superare tali ostacoli vedono nei risultati non solo un ambiente più sereno, ma anche una maggiore capacità di innovazione e resilienza di fronte alle difficoltà del mercato.
Questa figura è destinata ad evolversi nel tempo integrandosi in sempre più realtà aziendali, inoltre le tecnologie avanzate, come software per il monitoraggio del benessere dei dipendenti e piattaforme di feedback in tempo reale, offrirà nuovi strumenti per misurare e migliorare il clima organizzativo.
Conclusioni
Il Chief Happiness Officer si configura come una figura chiave nella trasformazione del luogo di lavoro moderno. Investire nella felicità dei dipendenti significa non solo migliorare il clima interno, ma anche potenziare la produttività e l’innovazione, creando un circolo virtuoso in cui benessere e successo aziendale si alimentano reciprocamente. In un’epoca in cui la qualità della vita e l’equilibrio tra lavoro e vita privata sono al centro delle priorità, il CHO rappresenta il segreto per un ambiente di lavoro felice e produttivo, capace di affrontare le sfide del futuro con determinazione e passione.