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idealo: il miglior prezzo lo hanno i piccoli commercianti

idealo: il miglior prezzo lo hanno i piccoli commercianti

Come si suo dire: il mare è pieno di pesci. Ma, allora, come capire qual è quello migliore? In questo momento storico, in cui l’acquisto elettronico è in rapida ascesa, navigare su internet alla ricerca di prodotti può essere, effettivamente, disorientante.

Proprio per questo motivo ha iniziato a essere sempre più in voga l’utilizzo di comparatori di prezzo, come, ad esempio, la tedesca idealo, di cui oggi abbiamo intervistato il Country Manager per l’Italia Fabio Plebani.

Chi meglio di un enorme aggregatore di prodotti e servizi venduti sul web può avere un’idea chiara di come si sta evolvendo, e in quale direzione, il mondo dell’eCommerce italiano?

Ciao Fabio, iniziamo dalle domande di rito: com’è nato e come funziona idealo?

idealo nasce 19 anni fa a Berlino. La domanda che si sono posti i nostri fondatori era “ok, come facciamo a risparmiare? Come possiamo trovare il miglior prezzo di un determinato prodotto?”.

Ovviamente in questi 19 anni ci siamo evoluti e abbiamo avuto una storia importante: oggi siamo più o meno 900 dipendenti distribuiti tra Italia, Germania, Francia, Spagna, Gran Bretagna e Austria.

Disponiamo di una grande quantità di dati circa: 140 milioni di offerte, provenienti da 30.000 negozi con cui co-operiamo direttamente, che ci permettono di tracciare uno storico approfondito.

Le nostre offerte comunque, a differenza di altri comparatore prezzi, vengono ordinate solamente sulla base del miglior prezzo e i negozi non possono comprare la posizione: se hanno l’offerta migliore allora saranno i primi, altrimenti no.

Allo stesso tempo i nostri negozi sono tutti shop selezionati e devono superare i livelli di sicurezza per essere su idealo. Ad esempio, andiamo a controllare che esista da almeno sei mesi – a meno che non sia un grande brand già conosciuto -, guardiamo la visura catastale, se consegna effettivamente i prodotti e se ha i soldi per farlo, se il customer service funziona adeguatamente o dove hanno i magazzini: insomma, un’analisi dettagliata per poter dare una garanzia a tutti gli utenti che utilizzano idealo.

In realtà abbiamo due tipi di clienti: da una parte i consumatori e, dall’altra, i negozi, da cui guadagnamo, in quanto guadagnamo dal traffico che veicoliamo verso il negozio o per i sale che genera.

Come giustamente dicevi fate un grosso lavoro di profilazione: questi dati vengono poi venduti a terze parti?

No, assolutamente no, non vendiamo alcun dato. Inoltre, anche a livello interno diamo la possibilità agli utenti di scegliere come meglio credono come verranno utilizzati i dati.

Un comparatore di prezzi ha una struttura piuttosto chiara e semplice: in cosa vi differenziate dai vostri competitor?

Anche solo visivamente si può vedere la differenza: se, ad esempio, su trovaprezzi vengono semplicemente elencate le offerte, su idealo trovi una descrizione molto dettagliata del prodotto – realizzata dai nostri esperti – e delle schede tecniche. Abbiamo, infatti, 200 giornalisti verticali che lavorano per noi come esperti. Inoltre, abbiamo la funzione “prezzo ideale”, che permette agli utenti di acquistare al miglior prezzo.

Sono tutte cose che gli altri non hanno o che stanno introducendo solo ora.

Qual è il cambiamento più rappresentativo che sta vivendo l’eCommerce in Italia nell’ultimo periodo?

Si può sicuramente notare la riduzione del gender gap tra uomo e donna, nonostante per il 59% dei casi rimanga ancora l’uomo a fare gli acquisti online, ma fino allo scorso anno eravamo sopra il 60%. Questo deriva soprattutto dal fatto che i settori del Beauty è cresciuto lo scorso anno moltissimo – parliamo proprio di crescite a tra cifre – e questo, ovviamente, aiuta a ridurre il gap, perché sono prodotti tendenzialmente comprati da un pubblico femminile.

In generale rimane, però, un ritardo per il commercio italiano rispetto a quello europeo, molto legato alla situazione economica dell’Italia. Ad esempio in Italia gli utilizzatori medi hanno tra i 35 e i 44 anni, perché i nostri giovani hanno una capacità economica minore, mentre negli USA e negli altri paesi europei sono, invece, i 25-34enni, perché sono, tendenzialmente, maggiormente digital addicted.

Mentre è anche tipico dell’Italia e della Spagna, quindi dei Paesi del Sud Europa, il fatto che ormai il Mobile abbia superato decisamente il desktop, e quindi gli acquisti avvengono principalmente da smartphone.

In Germania e in Francia, invece, non è ancora così. In Germania è legato a un fattore sicurezza: i tedeschi sono molto attenti non solo a quello che riguarda la protezione dei propri dati, ma, a livello generale, alle transazioni economiche. In Germania, ad esempio, si ha ancora una grossa riluttanza a utilizzare la carta di credito, nonostante sia un mercato molto sviluppato, e si ha più fiducia se si completa l’acquisto con desktop. In Francia è, invece, più legato a una questione culturale anche perché la penetrazione degli smartphone il Francia non è così elevata come in Italia, che è una delle più elevate al mondo, così come in Spagna.

Relativamente ai marketplace: è vero che su questi si trova il prezzo più basso? o c’è una percezione sbagliata?

È un falso mito. Abbiamo fatto una ricerca molto dettagliata su questo, proprio perché, generalmente, chi vuole acquistare a basso costo va direttamente sui marketplace. In realtà nel 50% dei casi sono proprio i piccoli negozi italiani a offrire il prezzo migliore. Soprattutto nell’elettronica, che è la categoria principale nel mondo dell’eCommerce (se parliamo dei prodotti, ovviamente), in cui la percentuale sale addirittura al 62%.

Quando parlo di negozi, parlo, ad esempio, di negozi fisici, magari di in un piccolo paese, che hanno aperto il proprio sito per allargare il bacino di utenza, che riesce comunque avere dei prezzi vantaggiosi rispetto a quelli di Amazon.

Ovviamente poi non tutte le categorie sono uguali e Amazon ha un dominio relativamente forte per tutto quello che concerne il fashion, tant’è che lo stesso Amazon sta creando i propri brand di moda perché sta che è una categoria che sta andando molto forte.

Parlando di modalità di acquisto, i consumatori preferiscono comprare direttamente negli eCommerce dei brand oppure da rivenditori?

La risposta è molto legata al settore: se rimaniamo nell’area Fashion o nell’Elettronica generalmente si tende ad andare da terzi perché si presume che costi meno da un rivenditore, mentre il negozio ufficiale me la farà pagare a prezzo pieno. Però c’è una parte di pubblico che, invece, andrà nel sito ufficiale consapevole di pagare, probabilmente, di più, ma avendo la sicurezza poi di comprare il prodotto che si cercava davvero e non una copia, soprattutto per quanto concerne la fascia alta del mercato.

Nel mercato del retail, ultimamente, si sta vivendo una nuova fase, in cui il fisico sta tornando in voga: sarà effettivamente così sul lungo periodo? e come pensi si svilupperà il settore?

Siamo passati dalla primissima fase iniziale dove tutti coloro che erano impegnati nell’offline erano contro l’online, perché lo vedevano come il demone. Poi è cambiato tutto, in cui ci si rese conto che senza l’online non si riusciva a sopravvivere: questo però ha creato anche danni, perché molti sono entrati senza essere preparati, quindi sono arrivate le scottature e si è tornati a reinvestire solo nell’online. Ora, finalmente, sta nascendo una consapevolezza, capendo il bisogno di attuare delle strategie omnichannel.

Ci siamo evoluti anche nelle grandi distribuzioni (sperando, di conseguenza, che si trascinino dietro a cascata anche le realtà più piccole): pensiamo, ad esempio, a Mediaworld o Unieuro, che danno possibilità di comprare online e poi andare a ritirare il prodotto in negozio, quindi portando il pubblico online. Oppure in maniera contraria, ricordo una campagna per il black friday dove prima e durante la campagna si incentivava a passare dal negozio con della scontistica riservata, per poi attivare una campagna televisiva a fine black friday per spostare, all’opposto, i consumatori sull’online.

Quali sono le categorie di prodotto che ancora nel 2019 fanno fatica a entrare nel mondo eCommerce?

In linea generale, tutto ciò che vendi bene offline è vendibile anche online. Credo che se si è riusciti a vendere i grandi elettrodomestici, che hanno una logistica complessa, perché non dovrebbero riuscirci dei settori più facili. Abbiamo visto anche anche un settore come quello del vino che si diceva magari potesse avere problemi (date le problematiche nel trasportare dei liquidi), in realtà sta andando molto bene.

Dove da anni ci si aspetta da anni di più, e in cui ci si aspetta in ogni momento un boom, è sicuramente il Food in sé, che si dice ogni anno che è l’anno del food (proprio nella concezione di fare la spesa), ma ancora questo momento non è arrivato. Invece altri settori stanno riservando delle ottime sorprese, per esempio quello legato agli animali oppure settori che sono tabù offline, come quello dei sex toys e dell’Erotica in generale.

Quindi, sinceramente, non direi una categoria (a livello di prodotti) che vedo difficile. Ovviamente ci sono categorie che, però, vengono vendute ma non raggiungeranno mai un mercato di massa, come quello delle armi. Noi, di idealo, ad esempio, non listiamo nulla che sia simile a un’arma, ma come avviene anche per certi intregratori, nonostante funzionino benissimo nei negozi verticali che vendono solo quello. Un altro esempio è quello dei sex toys che accennavamo prima: su Amazon vengono venduti, anche se a una ricerca normale è abbastanza difficile arrivarci, perché si cerca di tutelare più giovani. Nonostante non ci siano delle leggi contro si tratta, come in questo caso, di scelte aziendali che decidono di limitare alcune categorie piuttosto che altre.

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