I grandi della Rete oramai sanno tutto di noi. Non c’è sempre bisogno di star lì a chiedersi cosa sappiano sul nostro conto perché le nostre informazioni sono sempre più a portata di clic. Big G conosce i nostri spostamenti, infatti se usiamo un cellulare Android, è plausibile che questo abbia inviato a Google info sulla nostra posizione. Conosce la storia delle nostre ricerche. Cosa abbiamo “googlato”. Su che banner pubblicitario abbiamo cliccato. Sa dove sei, in quale ristorante hai mangiato, quale foto hai scattato, a che ora ti parte l’aereo, che cosa hai comprato su Amazon, quando arriva il pacco e pure dov’è; sa le cose che hai da fare oggi, quando devi partire per arrivare puntuale all’appuntamento, quando è il compleanno di tua figlia: è Google, e non sa solo (più o meno) tutto di quello che succede sulla Rete. Sa anche tantissimo di noi e delle nostre vite, informazioni cui gli abbiamo concesso di accedere, di volta in volta, accettando le “Condizioni di utilizzo” o i “Termini di servizio” che onestamente nessuno legge mai.
Big G ora riesce a sapere anche quando compriamo qualcosa in un negozio fisico. La nuova funzionalità è stata presentata agli investitori pubblicitari lo scorso maggio: uno strumento chiamato “store sales measurement” consente alle aziende che acquistano pubblicità sul network di Google di sapere quando un utente che ha visto un banner perfeziona l’acquisto in un punto di vendita fisico. Si tratta di un’informazione importante, perché permette ai clienti di Google di misurare l’efficacia della loro comunicazione non solo online, ma anche offline. Ma come fa l’occhio di Google a seguirci anche al di fuori della Rete?
Secondo quanto riportato, Google avrebbe acquistato da Mastercard, uno dei principali gestori al mondo di carte di credito, i dati relativi alle transazioni di milioni di utenti in tutto il mondo. In questo modo la grande G, che conosce con estrema precisione su quali banner clicchiamo e quando, può anche sapere se abbiamo comprato in negozio quel prodotto al quale ci siamo interessati online. Quello che ci chiediamo è come Mastercard abbia ceduto questi dati, il cui valore è stimato in milioni di dollari, senza chiedere il consenso ai propri clienti. Potevano farlo? Secondo i due colossi sì, perché i dati sono criptati e trattati in maniera anonima. Nessuna delle due parti è quindi in grado di accedere ad informazioni che permettano di identificare le singole persone. Google ricorda inoltre come gli utenti possono in ogni momento modificare le impostazioni delle app e dei servizi in modo da non condividere con l’azienda nessun tipo di informazione legata alla pubblicità.
Per un anno, Google avrebbe tenuto traccia degli acquisti “offline” effettuati con Mastercard allo scopo di verificare l’efficacia delle pubblicità online sulla vita di tutti i giorni. L’accordo tra le due società, valido solo per gli Stati Uniti, sarebbe stato raggiunto dopo quattro anni di negoziazione. In relazione alla notizia diffusa da Bloomberg, un portavoce di Google ha affermato che i dati sensibili degli utenti sono nascosti sia all’azienda di Mountain View che ai suoi partner, mentre ha evitato di rispondere alle domande relative all’accordo con Mastercard.