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Amazon, quanto conta la sicurezza sugli annunci on line

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Amazon, come tutti sappiamo, per nascita e aspirazione spinge moltissimo sulla pubblicità online, con una quantità immensa di informazioni sui consumatori. Dopo gli scandali avvenuti sulla questione privacy, l’ultimo dei quali Cambridge Analitica, ha sconvolto non poco le certezze degli utenti, le grandi società hanno dovuto escogitare nuovi metodi per l’acquisizione dei dati, badando bene a non irritare i consumatori.

I colossi del web sono appetibili dagli investitori, visto il successo costante e crescente che riscuotono, soprattutto in borsa. Per la maggiore parte delle persone, che siano imprenditori o piccoli investitori, investire è sempre una buona idea in quanto si tratta di un’attività capace di diffondere la ricchezza. L’obiettivo è quello di massimizzare il capitale: così facendo tutti possono ottenere un pezzo della torta, e nei portafogli c’è maggiore diversificazione.

Quando però si parla di marketing digitale, gli inserzionisti diventano più cauti nel diffondere i propri budget, e le piattaforme in cui investire in modo efficace sono drasticamente diminuite. Negli ultimi anni, infatti, sempre meno investitori nella pubblicità online hanno saputo “conquistare” un pezzo della torta, specialmente coloro che cercavano di proteggere le informazioni dei consumatori. Inoltre gli inserzionisti che hanno cercato i migliori tassi di conversione, hanno indirizzato i loro budget pubblicitari ad una manciata di società in cui le pratiche e le protezioni sulla privacy si sono rivelate tutt’altro che affidabili.

Attualmente la creazione di un’ecosistema pubblicitario variegato e sicuro è ancora lontano. Esistono solo i più importanti leader del settore, quasi senza concorrenti: parliamo di Facebook, Google e, inevitabilmente Amazon.

L’ormai più che familiare questione sulla privacy è fallita sia su Facebook (per l’appunto il caso Cambridge Analytica)su Google, che si dice sia diventata la società più segreta sulla Terra. Ma finora non ha ancora interessato Amazon. Finora.

Mentre le informazioni sui consumatori sono ovunque in vendita nonostante l’introduzione di misure significativamente più protettive anche in Europa, vedi l’inserimento del GDPR, la questione è ancora tutta da risolvere.

Amazon e i dati degli utenti

L’industria pubblicitaria continua ad esercitare una pratica impopolare, ed è logico che anche  Amazon stia iniziando a preoccuparsi. Come rivenditore, il colosso di Seattle si trova da tempo oramai nel business di un portale per i consumatori, dove offre loro la possibilità di acquistare e in cui i prodotti si contendono l’attenzione e il commercio globale. Amazon rappresenta infatti uno dei pochi posti in cui l’algoritmo di un consumatore è uno strumento più che benvenuto della realtà digitale, poiché aiuta le persone a trovare offerte sui prodotti che molto probabilmente desiderano comprare. Di conseguenza possiamo concludere che Amazon sia l’habitat naturale della pubblicità.

Dopo aver superato il trilione di dollari, la società di Jeff Bezos si sta espandendo in maniera incredibile nella pubblicità digitale. Secondo la fonte più che accreditata del New York Times, le entrate pubblicitarie di Amazon “sono aumentate di circa130% fino a $ 2,2 miliardi nel primo trimestre, rispetto allo stesso periodo del 2017″.

Il rivenditore americano possiede  un’infinità di informazioni sulle sue centinaia di milioni di clienti, e ancora più una infinità di dati sui 100 milioni di abbonati ad Amazon Prime. Tutto ciò è, di fatto, estremamente attraente per gli inserzionisti. Altrettanto interessante è poi l’opportunità di evitare alcune delle insidie ​​più leggendarie associate alla pubblicità online come il caso di Youtube (di proprietà di Google) che pubblicava annunci per AT & T e Johnson & Johnson a fianco di contenuti discutibili, ovvero che  promuovevano il razzismo e / o il terrorismo.

La strategia di Amazon

Amazon non corre questo rischio e può cantar vittoria che su altri fronti: l’acquisto di Whole Foods, ad esempio, incoraggia le aziende del settore alimentare e delle bevande ad aumentare la loro pubblicità per sponsorizzare i prodotti appena lanciati da 365 di Amazon / Whole Food, non certo a temerla

Quindi, anche se per ora Amazon non ha avuto problemi consistenti sulla questioni della privacy, il rischio di una violazione è dietro l’angolo: più informazioni un rivenditore delle dimensioni di Amazon accumula, cura e distribuisce, più è probabile che queste stesse informazioni possano essere violate o indirizzate dove non dovrebbero

Siamo ancora alla ricerca di un cambiamento culturale, sperando in una svolta che consenta al consumatore più protezione e meno insicurezza.