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Alibaba Group e Netcomm: formazione di alto livello per prosperare nell’economia digitale globale

Sostenere le imprese italiane – dalle grandi aziende alle PMI – nel loro percorso di digitalizzazione e internazionalizzazione è indubbiamente una delle priorità di Alibaba Group che ha rinnovato, per il secondo anno consecutivo, l’Alibaba Netpreneur Masterclass in collaborazione con Netcomm – il Consorzio del Commercio Digitale Italiano – e ICE – l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Un ricco programma di formazione con corsi e workshop, gratuiti e in lingua inglese, per accelerare la trasformazione digitale delle aziende e favorire la ripresa e la crescita delle attività, oltre ad offrire agli imprenditori gli strumenti e le conoscenze necessarie per affrontare i nuovi scenari dell’economia digitale e globale. Il progetto va ad affiancare una serie di altre iniziative e strumenti che il Gruppo mette a disposizione delle imprese.

Per emergere nell’economia globale, è importante avere un’adeguata strategia digitale e di export insieme a un’analisi affidabile delle reali potenzialità commerciali dei propri prodotti. Il fascino intramontabile del ‘Made in Italy’ rimane molto forte, ma le competenze digitali sono fondamentali per vendere i propri prodotti e servizi dentro e fuori i confini nazionali” ha commentato Albert Antonini Mangia, Business Development & Marketing Manager di Alibaba Group. “L’Alibaba Netpreneur Masterclass nasce proprio con l’obiettivo di supportare l’imprenditoria italiana in questa delicata transizione offrendo ai partecipanti la nostra forte esperienza nel settore, oltre alla possibilità di entrare a far parte di un network unico formato da oltre 1600 imprenditori, già ‘formati’ dall’Alibaba Business School in tutto il mondo”.

Espandersi nei mercati chiave

Per rimanere competitive e prosperare in un mercato dinamico e flessibile, è importante che le aziende italiane riescano a cogliere le sfide attuali e future, imparando a coniugare la propria tradizione, saper fare e unicità con una trasformazione digitale che ormai è inarrestabile e imprescindibile – utilizzando la leva dell’export per espandere la propria presenza in mercati chiave quale quello cinese. Per supportare la formazione delle eccellenze del Paese e incentivarle all’adozione di nuovi modelli di business, l’Italia è stata scelta per il debutto europeo dell’Alibaba Netpreneur Masterclass lo scorso anno, insieme alla Spagna. Impegno che è stato rinnovato anche quest’anno con l’aggiunta del Portogallo. Per tanti imprenditori la Masterclass è stata quindi un’opportunità unica in più per capire come sfruttare la tecnologia digitale per far crescere le proprie attività e – di pari passo – l’economia locale.

Oltre 200 partecipanti, in particolare proprietari e fondatori di aziende italiane, spagnole e portoghesi di tutte le dimensioni, hanno frequentato i corsi online che si sono chiusi a giugno, con la “Graduation Ceremony”: i netpreneur che hanno completato con profitto il programma hanno ricevuto una certificazione e possono inoltre accedere alla community globale di alumni dell’Alibaba Business School, entrando così in un network unico di imprenditori da tutto il mondo.

Nutrire la visione strategica

Tra gli obiettivi della Masterclass c’è quello di creare degli ‘imprenditori digitali’, che possano influenzare la visione strategica dell’azienda nel lungo periodo e guidare la trasformazione digitale, esplorando e sperimentando attraverso nuovi modi di utilizzare strumenti digitali e tecnologie all’interno della loro azienda ed esternamente, per esempio nella comunicazione e distribuzione del prodotto o servizio offerto” ha aggiunto Albert Antonini Mangia.

La classe è stata rappresentativa di numerosi settori, regioni e fascia di età. Il corso era composto dal 33% da donne e ha visto un importante coinvolgimento di piccole e medie imprese (43%), tra le più colpite dal divario digitale ma anche più propense a imparare come utilizzare gli strumenti digitali per puntare sull’innovazione ed essere più competitive.

Se la grande opportunità della rivoluzione digitale è quella di aumentare la produttività delle aziende facilitando le connessioni e la crescita del business, la sfida è quella di acquisire le competenze necessarie per utilizzarne tutti gli strumenti. La globalizzazione e la rivoluzione digitale sono complementari tra loro, e il mondo dell’export e dell’ecommerce sono stati profondamente trasformato da entrambi i fenomeni.

I numeri dello scenario digitale

Lo scenario digitale è in continua evoluzione, e a dimostrarlo sono i dati: secondo l’ultima indagine dell’Osservatorio eCommerce B2C Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano, nel 2022 gli acquisti online degli italiani registreranno una crescita del +14%, raggiungendo i 45,9 miliardi di euro. Sono 33,3 milioni gli italiani che hanno acquistato online nell’ultimo trimestre, +9,6 milioni rispetto al periodo pre-pandemico. Di questi, il segmento degli acquirenti abituali si dimostra il più nutrito: i clienti digitali che nell’ultimo trimestre hanno effettuato tre o più acquisti sono 17,4 milioni, generando il 91% del valore totale degli acquisti online con uno scontrino dell’11% superiore alla media. Secondo uno studio di Netcomm condotto da The European House Ambrosetti, già nel 2019 i marketplace generavano oltre 8 miliardi di euro di fatturato, e occupavano più di 16mila persone in Italia, registrando un trend di forte crescita che ha visto aumentare il loro fatturato nel 2020 del +81.

Inoltre, se prima del 2014 la vendita retail online avveniva principalmente su territorio nazionale, con acquirenti e venditori che provenivano dal medesimo Paese, una ricerca effettuata da Accenture ha dimostrato come dal 2014 al 2020 il commercio transnazionale abbia risentito di un tasso di crescita annuale del 29,3%. Ad oggi, circa il 56% delle aziende si avvale di canali digitali per vendere i propri prodotti o servizi ad altre aziende o consumatori stranieri. Questo fenomeno, noto come cross-border eCommerce, ha permesso ai brand di accorciare sempre di più le distanze con i loro clienti.

Un “sistema” che richiede nuove competenze

Secondo Roberto Liscia, Presidente di Netcomm, “Siamo ormai andati ben oltre l’accezione dell’eCommerce inteso come ‘shopping online‘; siamo di fronte a un vero e proprio ecosistema, e come tale va trattato e regolamentato. Stiamo vedendo come questo settore rappresenti un volano indispensabile per lo sviluppo dell’economia italiana. In Italia, negli ultimi due anni, il digitale non ha impattato i soli consumi, ma ha avuto evidenti risvolti anche in termini professionali.” Continua Liscia: Stiamo vivendo un momento storico decisivo per la trasformazione dei modelli di business delle aziende: il forte radicamento del lavoro da remoto, l’accelerazione della richiesta di nuovi servizi mettono di fronte alle aziende la necessità di nuove competenze e nuove figure professionali.”

A questo boom che contrassegna il commercio digitale attuale si contrappone un’evidenza, messa in luce dai Dati DESI 2021 relativi all’indice di digitalizzazione dell’economia e della società italiana a paragone con il contesto europeo: solo il 42% degli italiani di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede perlomeno competenze digitali di base. La percentuale scende al 22%, se ci si riferisce a competenze digitali superiori a quelle di base. Solo il 38% delle PMI utilizza servizi cloud e la percentuale diminuisce notevolmente se si pensa all’uso di tecnologie basate sull’intelligenza artificiale (18% delle imprese italiane, mentre la media UE è del 25%). Anche la diffusione del commercio elettronico, l’uso dei big data e, più in generale, delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per la sostenibilità ambientale sono al di sotto della media UE.

Le carenze in termini di competenze digitali evidenziate dai Dati DESI 2021 rischiano di tradursi nell’esclusione di una parte significativa della popolazione italiana, costituendo una limitazione alla capacità di innovazione delle stesse imprese.” Ha evidenziato Roberto Liscia. “Affinché l’Italia non rappresenti più il fanalino di coda dell’Europa è prioritario che aziende e istituzioni collaborino per investire sempre di più nella formazione dei propri dipendenti e cittadini.”