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Packaging sostenibile: 5 case studies green italiani

packaging sostenibile quali materiali usare

Il concetto di packaging sostenibile è sempre più centrale per le catene di produzione, le strategie di marketing e per la distribuzione di beni di consumo. Non si tratta più solo di un trend passeggero, ma di una vera e propria necessità ambientale, economica e sociale. La crescente consapevolezza del peso ambientale degli imballaggi tradizionali, soprattutto di quelli in plastica monouso, ha spinto aziende, startup e grandi marchi a ripensare completamente il modo in cui presentano i propri prodotti.

In un mercato in continua evoluzione, i consumatori stanno premiando sempre di più quei brand che mostrano un impegno concreto verso pratiche più etiche e rispettose dell’ambiente. Questo ha portato a una vera e propria rivoluzione anche nel mondo del packaging. Dall’utilizzo di materiali riciclati e riciclabili, all’introduzione di design minimalisti, fino alla sperimentazione con bioplastiche, carta piantabile o imballaggi compostabili: le soluzioni sono numerose e in costante aggiornamento.

In Italia, paese con una forte tradizione manifatturiera e un crescente interesse per la sostenibilità, non mancano esempi virtuosi. Alcune realtà hanno saputo distinguersi per creatività, innovazione e coerenza nel costruire un approccio green che parte proprio dal packaging. Prima di scoprire i case studies, però, è utile chiarire cosa si intende realmente con il termine packaging sostenibile e quali caratteristiche lo rendono tale.

Cosa vuol dire packaging sostenibile

Il concetto di packaging sostenibile si riferisce a un tipo di imballaggio progettato per ridurre al minimo l’impatto ambientale durante tutto il suo ciclo di vita: dalla produzione allo smaltimento.

Non si tratta solo di utilizzare materiali riciclabili, ma anche di ottimizzare le risorse impiegate, ridurre gli sprechi e facilitare il riuso o il riciclo.

Perché un packaging possa essere considerato sostenibile, deve rispondere a diversi criteri.

Innanzitutto, la provenienza delle materie prime: meglio se riciclate, naturali o provenienti da fonti rinnovabili.

Poi entra in gioco la fase produttiva, che dovrebbe limitare l’uso di energia e ridurre le emissioni.

Anche il trasporto ha un peso: packaging più leggeri o compatti incidono meno sull’impatto logistico. Infine, lo smaltimento deve essere semplice ed ecologico, preferibilmente compostabile, riciclabile o biodegradabile.

Va sottolineato che la sostenibilità non è solo ambientale, ma anche sociale ed economica.

Un imballaggio sostenibile, infatti, è anche quello che permette a una comunità di accedere a prodotti sicuri e di qualità, che supporta l’economia circolare e che non penalizza i lavoratori o le comunità coinvolte nella produzione.

Quali sono gli imballaggi ecosostenibili

Esistono diverse tipologie di imballaggi che rientrano nella categoria del packaging ecosostenibile.

Alcuni materiali si sono affermati come valide alternative alla plastica tradizionale, spesso grazie a processi innovativi e tecnologie emergenti.

Tra i materiali più utilizzati troviamo la carta e il cartone riciclato, ideali per il packaging alimentare, cosmetico o e-commerce.

Sono biodegradabili e facilmente riciclabili, soprattutto se privi di rivestimenti plastici.

Molto diffuso anche il PLA (acido polilattico), una bioplastica ottenuta da risorse vegetali come mais o barbabietola, compostabile in impianti industriali.

Altre soluzioni includono il vetro, ottimo per la sua durabilità e riciclabilità, e l’alluminio, leggero e facilmente riutilizzabile.

Negli ultimi anni stanno emergendo anche materiali innovativi, come i biopolimeri derivati da alghe, pellicole a base di amido, packaging commestibili o etichette piantabili che, una volta smaltite, si trasformano in piante o fiori.

Queste soluzioni, ancora in fase di sperimentazione su larga scala, rappresentano il futuro del packaging green.

L’attenzione si concentra anche sul design: packaging più piccoli, multifunzione, facilmente separabili o privi di elementi superflui riducono l’impatto ambientale e facilitano lo smaltimento corretto da parte dell’utente finale.

5 Esempi di packaging sostenibile italiani

In Italia diverse realtà hanno deciso di investire in imballaggi sostenibili, combinando innovazione, estetica e responsabilità ambientale. Cinque case studies raccontano approcci differenti, ma tutti validi.

La prima è Alce Nero, azienda biologica che ha da tempo adottato un packaging completamente compostabile per alcuni suoi prodotti, come la pasta o i biscotti.

Utilizzano film in bioplastica certificata, stampati con inchiostri naturali e privi di materiali misti, rendendo lo smaltimento più semplice.

Un altro esempio interessante è Fratelli Carli, storica impresa ligure dell’olio extravergine.

L’azienda ha eliminato le plastiche dai propri imballaggi secondari, utilizzando esclusivamente carta FSC e riducendo del 30% il peso dei contenitori in vetro, per un minore impatto sul trasporto.

Nel mondo del fashion, il brand WRÅD si è fatto notare per l’utilizzo di imballaggi riutilizzabili e a basso impatto ambientale.

Le confezioni sono realizzate con materiali riciclati, ma soprattutto pensate per avere una seconda vita: scatole che diventano organizer, sacchetti che si trasformano in custodie per accessori.

Il quarto case study è quello di Fior di Loto, azienda piemontese del biologico, che ha introdotto etichette piantabili per alcune linee di prodotto.

Una volta terminato l’uso, l’etichetta può essere interrata e annaffiata, dando vita a una pianta aromatica o a un fiore.

Infine, va citata Treedom, realtà fiorentina che, pur non producendo packaging, collabora con aziende italiane per compensare le emissioni legate agli imballaggi.

Alcuni brand hanno inserito nel packaging un codice QR che permette all’utente di piantare un albero, contribuendo attivamente alla riforestazione.

Come iniziare a rendere più sostenibile il tuo packaging

Passare a un packaging più sostenibile non significa stravolgere completamente la propria attività, ma iniziare da piccoli passi concreti e coerenti con l’identità aziendale.

La prima azione può essere un’analisi dell’impatto attuale, valutando i materiali usati, il loro ciclo di vita e la loro reale sostenibilità.

Un secondo passo potrebbe essere l’ottimizzazione del design: ridurre gli sprechi, evitare imballaggi inutili, creare confezioni multifunzione o semplificare la separazione dei materiali.

Anche il dialogo con i fornitori è fondamentale per trovare alternative ecologiche già disponibili sul mercato.

Le aziende più sensibili scelgono di comunicare in modo trasparente il percorso verso la sostenibilità, coinvolgendo anche i clienti attraverso messaggi chiari e tracciabilità delle scelte.

Infine, è utile restare aggiornati sulle normative, sulle certificazioni ambientali e sulle possibilità offerte dall’economia circolare.

Il packaging sostenibile non è più un’opzione, ma una direzione necessaria per ogni realtà che voglia restare competitiva, coerente e responsabile.

In Italia ci sono già esempi virtuosi che dimostrano come sia possibile unire estetica, funzionalità e rispetto per l’ambiente, anche partendo da settori molto diversi tra loro.

Il cambiamento è già in atto: il futuro dell’imballaggio è green, creativo e, soprattutto, possibile.

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