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DHL: l’importanza della logistica nell’ecosistema ecommerce

DHL: l’importanza della logistica nell’ecosistema ecommerce

Molte aziende italiane che decidono di investire sull’ecommerce ancora non hanno ben chiaro il ruolo strategico che ricopre la logistica all’interno della filiera. Avere un sistemo logistico che funzioni significa investire sul proprio biglietto da visita, sul proprio abito da cerimonia, perché di fatto il primo contatto reale che il consumatore ha con l’azienda è proprio attraverso un semplice pacco: la maggior parte dei ricordi che uno shopper avrà di una determinata esperienza di acquisto sarà legata proprio al pacco che verrà consegnato dall’operatore logistico. Con Marco Adamo, senior product manager & business development di DHL Express Italy, abbiamo parlato di questi e altri vantaggi derivanti dalla logistica ma anche dei programmi futuri di DHL, di droni e grocery delivery. Il tutto durante l’edizione 2017 del Netcomm Forum, evento in cui DHL Express ha avuto modo di presentare le sue soluzioni in ambito ecommerce.
In una recente intervista il ceo di Deutsche Post, Frank Appel, ha spiegato che venditori come Amazon o Uber stanno sottovalutando la complessità della logistica e l’enorme lavoro che c’è dietro al processo di distribuzione. È davvero così?
Non ci si improvvisa operatori logistici. Logistica non significa solo trasportare un pacco da un punto A a un punto B, ma significa soprattutto disporre di un’approfondita conoscenza dei mercati locali e delle loro specifiche regolamentazioni. Sono aspetti che si apprendono solo lavorando a stretto contatto con le autorità doganali locali, non basta dotarsi di una grande flotta. Ci sono però differenze sostanziali fra i nuovi attori citati da Frank Appel: da un lato abbiamo Amazon che ha già iniziato ad effettuare una logistica cross border con mezzi propri, dall’altro attori come Uber che si occupano solo della parte relativa all’ultimo miglio di consegna, dove tutte le complessità legate all’attività di cross border non si presentano.
Qual è l’attuale stato della logistica in Italia per quanto riguarda l’ecommerce?

Considerando i dati del Politecnico, che parlano di una penetrazione delle vendite online rispetto a quelle offline pari al 5%, si evince che l’Italia è ancora molto indietro rispetto ai principali mercati europei. Se il paragone poi viene fatto con l’ecommerce cross-border, allora il lavoro da fare è ancora più complesso. Questo perché l’iter naturale di un’azienda prevede prima uno sviluppo all’interno del proprio mercato nazionale e solo in seguito l’eventuale internazionalizzazione. Siccome in Italia manca soprattutto l’offerta, difficilmente si arriva a questo secondo step. Ad oggi molte aziende hanno deciso per vari motivi di non investire ancora sull’ecommerce, inoltre, molte di quelle che hanno investito lo hanno fatto “appoggiandosi” ai grandi marketplace o ai grandi retailer online. Questo approccio sta cambiando, per fortuna, e molti brand che vendono anche online hanno deciso di riprendere in mano la gestione totale dei loro shop, logistica inclusa.
E a questo punto interviene DHL…
Sì, in questi casi DHL si fa trovare pronta per venire incontro a questi clienti. Investire sulla logistica significa lavorare sulla fidelizzazione del cliente e gestire al meglio i costi della propria attività e questo avviene soprattutto grazie alla dimensione multicanale che DHL aiuta a ottimizzare. Oggi, chi ha dei negozi fisici presenti sul territorio ha capito che attraverso la logistica può sfruttare al meglio sia la vendita online che quella offline e proprio per aiutare i merchant ad assolvere a tale funzione, DHL ha pensato a tutta una serie di nuovi servizi, tra cui “shop to shop” e “shop to home” dove il prodotto acquistato online o quello non trovato in-store non parte più dal magazzino centrale ma dal negozio più vicino all’acquirente per consentire tempi di consegna più veloci sia in-store che a casa. In questo modo ogni negozio diventa un magazzino o un magazzino che rifornisce. E’ questa la vera trasformazione da multicanalità a omnicanalità.
DHL
Tra gli ecommerce italiani che si rivolgono a DHL c’è consapevolezza riguardo l’importanza strategica della logistica?
C’è ancora molta educazione da fare, non solo dal lato della logistica ma sull’intera filiera dell’ecommerce. Bisogna aiutare le PMI e le stratup a capire com’è strutturato questo mercato e seguirle da vicino dall’inizio alla fine. Molto spesso le aziende che si rivolgono a DHL chiedono consigli che vanno anche al di là della logistica: quale sia il tipo di piattaforma da utilizzare, quale il CMS da integrare, i sistemi di pagamento più utilizzati in un certo Paese Essere a conoscenza di questo è fondamentale: se vendo in Olanda, ad esempio, devo sapere che permettendo ai miei clienti di pagare con iDEAL avrò possibilità più alte di aumentare il mio tasso di conversione, dal momento che gli olandesi riconoscono in quel metodo di pagamento un mezzo sicuro e trasparente per fare shopping online.
Si parla spesso di costi elevati dell’ultimo miglio. L’introduzione di pickup point è una soluzione all’abbattimento di tali costi?

Sicuramente è una delle soluzioni. Non solo per la riduzione dei costi ma anche perché offrire un servizio di questo tipo significa venire incontro a una richiesta specifica da parte dello shopper online, che oggi chiede sempre più flessibilità nel processo di consegna: in questo modo ad esempio, evitiamo quelle situazioni tipiche in cui all’arrivo del corriere non c’è nessuno a ritirare il pacco. DHL ha una propria rete di “service point” da cui è possibile ritirare i propri acquisti ma anche effettuare delle spedizioni, rete che di recente, proprio in Italia, è stata estesa grazie a un accordo raggiunto con ENI. Inoltre, abbiamo da poco introdotto il servizio di “On Demand Delivery”, che permette di modificare o ripianificare la consegna del proprio ordine in termini di tempo e luogo anche fino a pochissimi istanti prima rispetto a quanto programmato. Servizi come On Demand Delivery e i pickup point, permettono quindi una riduzione dei costi ma allo stesso tempo una personalizzazione concreta del processo di consegna.
Cos’è il programma Go Green?
All’interno del gruppo Deutsche Post DHL si articolano varie divisioni. C’è la divisione Express che si occupa dei trasporti espresso via aerea; la divisione Global Forwarding che gestisce i trasporti tramite ferrovie, navi e cargo; la divisione Supply Chain che gestisce la parte relativa al warehousing; e infine la divisione Parcel che gestisce i servizi postali. Il programma Go Green coinvolge tutte queste divisioni e ha come obiettivo quello di ridurre le emissioni di CO2 e altri effetti ambientali negativi derivanti dal trasporto e dallo stoccaggio delle merci. Tutto ciò è possibile grazie all’utilizzo di mezzi “green”, a metano o elettrici, ma anche tramite investimenti mirati alla salvaguardia dell’ecosistema ambientale. Il target ambientale che il Gruppo si era proposto di raggiungere entro il 2020 – migliorare del 30% l’indice di efficienza legato alle emissioni di CO2 rispetto al 2007 – è stato raggiunto nel 2016, quattro anni prima del previsto. Ma non ci fermiamo qui: entro il 2050 ci impegniamo per una logistica a emissioni zero.
A che punto sono invece i lavori di DHL per quanto riguarda le consegne tramite i droni?
Come DHL abbiamo fatto degli esperimenti in alcune isole nel nord della Germania ma la strada da percorrere è ancora lunga perché oltre all’aspetto tecnologico occorre affrontare anche tutte le problematiche legate alla regolamentazione e all’autorizzazione per gestire questo tipo di consegne. L’uso del drone in zone remote è senza dubbio un elemento che riduce tantissimo tempi e costi di consegna, con una maggiore soddisfazione da parte dell’acquirente finale: al momento però la strada da percorrere è ancora lunga.

Qual è il contributo di DHL alla grocery delivery?
Da più di due anni abbiamo lanciato “DHL for Food”, un servizio concepito esclusivamente per il mondo del food in grado di gestire la spedizione di alimenti sia a temperatura ambiente che a temperatura controllata e aiutare le aziende a esportare nel mondo l’eccellenza del Made in Italy. Una case history recente è quella di BioSì, azienda specializzata nella consegna di frutta fresca di quarta gamma, ossia, frutta tagliata e imbustata. BioSì utilizza un imballaggio riciclabile dotato di un sistema di coibentazione che permette di isolare dall’ambiente esterno per circa 24/48 ore un ambiente fresco, ottenuto ad esempio con l’aiuto di panetti di ghiaccio. Il settore del food in Italia deve fare i conti anche con tutte le problematiche relative alla regolamentazione della consegna del cibo, un problema a cui DHL ha posto rimedio dotandosi di un manuale di autoregolamentazione interno collegato all’HACCP, ma di cui molte aziende non si preoccupano. Un conto è trasportare dell’alimentare secco, un altro è trasportare il fresco e il freschissimo. DHL è in linea con la regolamentazione e al momento trasportiamo sia alimentare secco che fresco, ovvero, tutti quei prodotti che riportano sull’etichetta la scritta “da consumare preferibilmente entro il”.