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Paolo Lugiato: l’analisi della svolta di Apple

Paolo Lugiato: l’analisi della svolta di Apple

C’è grande curiosità attorno a Apple dopo che il CEO Tim Cook è salito sul palco dello Steve Jobs theater non per annunciare l’ennesimo modello di iPhone o il nuovo iPad, ma per lanciare i nuovi servizi dell’azienda.

Nello specifico, stiamo parlando di Apple News+ – che, con 9,99 dollari al mese, permette di accedere avere ai contenuti di almeno 300 testate -, il servizio di gaming Apple Arcade, la piattaforma di streaming (che vuole sfidare Netflix) Channels e Apple Card, la prima carta di credito con la mela emessa da Goldman Sachs su circuito Mastercard.

Paolo Lugiato
Paolo Lugiato

Un’assoluta novità rispetto a quella che è sempre stata la politica di Apple, in cui la progettazione e promozione dei nuovi device ha sempre avuto un peso maggiore rispetto al mondo dei servizi.

Meno hardware e più software?

È questo il futuro di Cupertino? Un po’ di numeri aiutano a rispondere.

Tra l’esercizio 2015 e l’anno 2018, mentre i ricavi complessivi di Apple sono cresciuti da $ 233,7 miliardi a $ 265,6 miliardi (+ 13,6%), i servizi sono cresciuti da $ 19,9 miliardi a $ 37,2 miliardi, con un incremento, quindi, dell’87%.

In altre parole, più della metà dell’aumento totale delle vendite di Apple nel periodo ($ 31,9 miliardi) è stata fornita da un incremento di $ 17,3 miliardi nei Servizi. Non basta? Nel primo trimestre dell’anno fiscale 2019, i ricavi da $ 10,9 miliardi per servizi rappresentano oltre il 13% delle vendite di Apple ($ 84 miliardi).

Numeri che sembrano dare ragione alle previsioni fatte da Tim Cook nel 2017 e accolte, allora, con scetticismo: un fatturato di $ 50 miliardi entro il 2020: dati i 10,9 miliardi di dollari dello scorso trimestre, la previsione di Cook sembra sì sbagliata, ma per difetto.

Una nuova visione spinta dal mercato

La nuova strategia di Apple, quindi, risponde a una visione precisa che poggia su un mercato saturo di hardware, dove la crescita può essere raggiunta o con un taglio dei prezzi (pericoloso) o con un aumento dell’ARPU (Average Revenue per User), ossia massimizzando i ricavi dalla clientela esistente.

Chiaramente, Apple ha scelto la seconda strada e i 200.000 abbonati registrati da Apple News + nelle prime 48 ore dopo il lancio sembrano darle ragione.

Le previsioni finanziarie

Dal punto di vista finanziario, l’impatto dei nuovi servizi resta comunque difficile da prevedere. Neil Cybart, fondatore di Above Avalon, ha dichiarato che «entro tre anni, Apple può generare circa 8 miliardi di dollari di entrate e 4 miliardi di dollari di profitti all’anno dai servizi annunciati. Ciò equivale a incrementare le entrate complessive e l’utile lordo dal 3% al 5%».

Per Benedict Evans, partner di Andreessen Horowitz, inoltre, «questi servizi in abbonamento mirano ad abbattere il churn rate (l’indice di abbandono) e ad aumentare le entrate incrementali (specialmente la Apple Card): diventerà, quindi, più difficile passare da iPhone ad Android”. Secondo Evans, infatti, questa svolta di Apple è indicativa di come stia cambiando la tech industry, sempre più sensibile a temi quali la privacy, la sicurezza, l’affidabilità delle informazioni che preoccupano i consumatori di tutto il mondo, aggiungendo che «la vecchia promessa di Apple era il perfetto funzionamento degli apparati tecnologici. La nuova promessa è la sicurezza personale». Nell’analisi di Evans, la fiducia è al centro della relazione tra Apple Services e i suoi clienti, in cui il motto del colosso di Cupertino diventa: «affidabile, sicuro, privato, senza pubblicità, senza truffe, senza trucchi: il mondo Apple è un mondo di garanzie».

I clienti apprezzeranno? Solo il tempo ce lo dirà.