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Maire Tecnimont inaugura una cattedra in Open Innovation a sostegno dell’innovazione e dello sviluppo

Maire Tecnimont inaugura una cattedra in Open Innovation a sostegno dell’innovazione e dello sviluppo

“Una vera e propria Rivoluzione Copernicana per le industrie di ogni settore.” così Fabrizio di Amato, Presidente e azionista di maggioranza di Maire Tecnimont, leader internazionale nell’ambito dell’ingegneria impiantistica, definisce il concetto dell’Open Innovation e inaugura una cattedra presso l’Università LUISS Guido Carli, che sarà presieduta dal Professor Henry Chesbrough, padre intellettuale di questa brillante teoria. 

Il presidente di Maire Tecnimont – gruppo multinazionale che opera principalmente nel settore della trasformazione delle risorse naturali, e oggi attivo con la sua controllata NextChem anche nella chimica verde e nello sviluppo di tecnologie a supporto della transizione energetica -, ha fortemente creduto in questo progetto a più mani con la convinzione che l’Open Innovation, come modello di innovazione cruciale e motore per lo sviluppo aziendale, necessiti di ulteriori approfondimenti. Laddove per Open Innovation si intenda quella metodologia secondo la quale le imprese facciano riferimento non solo alle risorse interne di cui dispongono, ma anche a tutti quegli strumenti e quelle competenze tecnologiche che arrivano da fuori.

Le motivazioni dietro al progetto

E, lo scorso dicembre, in occasione della presentazione di questo lavoro sinergico che vede l’unione del mondo manageriale e aziendale e di quello accademico, Fabrizio Di Amato di Maire Tecnimont ha spiegato le motivazioni dietro a questo ambizioso progetto:

Credo, infatti, che oggi più che mai sia necessario un approccio open-minded che porti ad un’evoluzione delle Società da organizzazioni ‘chiuse’ ad organizzazioni ‘aperte’. Se l’innovazione è basata sulla capacità di cambiare mentalità, in modo tale da affrontate le sfide poste dalla digitalizzazione e dalla sostenibilità, dobbiamo, quindi, creare un ecosistema che coinvolga i diversi stakeholder, aperto alla “fertilizzazione incrociata” tra Università, Istituti di Ricerca, Società, Start-up, mondo della finanza, autorità pubbliche, incubatori e acceleratori.”

Anche il rettore della Luiss di Roma, Andrea Prencipe, ha voluto sottolineare quanto questa unione tra diverse realtà abbia una valenza positiva a livello di innovazione: 

 “L’elemento di differenziazione fondamentale tra l’Open Innovation e altre forme di collaborazione per l’innovazione risiede nella ricerca di partnership non ovvie che possano quindi offrire conoscenze, idee, competenze, informazioni non convenzionali, inaspettate, impensate ed a volte impensabili”. Fabrizio Di Amato di Maire Tecnimont (gruppo in costante crescita sia in termini di dimensioni che di risultati con 9.100 professionisti in oltre 45 paesi nel mondo) racconta che il lavoro del professor Chesbrough  – direttore del Garwood Centre for Corporate Innovation dell’Università della California a Berkeley – non si fermerà solo  al campo dell’insegnamento. È infatti in fase di lavorazione anche un progetto di ricerca sull’analisi dei principi alla base della disciplina dell’Open Innovation, uno studio che possa essere di grande utilità alle aziende che con questa formazione specifica potranno perseguire importanti obiettivi in ambito sociale, economico e di sostenibilità ambientale e raggiungere importanti successi.