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Italia, Francia e resto del mondo: tutti i soldi della moda

Italia, Francia e resto del mondo: tutti i soldi della moda

Nelle stesse ore in cui il tribunale di Firenze procedeva a dichiarare il fallimento della maison Braccialini, l’Area Studi Mediobanca presentava l’indagine annuale sul settore Moda in Italia. Lo studio analizza l’andamento delle 146 maggiori aziende della moda con sede in Italia e con almeno 100 milioni di euro di fatturato nel 2016 (da ora in avanti aziende moda Italia) dal 2012 ai primi nove mesi del 2017, con un focus sui 15 principali Gruppi italiani confrontati a loro volta con i Top 15 francesi.

Il mercato internazionale

Secondo i dati raccolti da Bain & C. Fondazione Altagamma, nel 2016 il giro d’affari mondiale dei beni di lusso per la persona si è attestato sui 250 miliardi di euro, un dato leggermente in calo rispetto al 2015 (-0,4%) ma in crescita sul 2012 (+17,9%). Positive le stime per il 2017, in rialzo del 5% sul 2016. I mercati principali restano le Americhe, seppur in flessione (-2,4%), e l’Europa, ciascuno con 83 miliardi di euro. L’area più dinamica è il Giappone con 23 miliardi di euro (+15% rispetto al 2015). Se la pelletteria si conferma il comparto predominante, con 75 miliardi di euro (+2,7%), la categoria merceologica che ha registrato i risultati più interessanti è senza dubbio quella che include prodotti di cosmesi e profumeria che con un +6% raggiunge i 53 miliardi. Sottotono invece l’abbigliamento (€58 mld e -3,3%) e la gioielleria (€55 mld e -5,2%).
I principali big spender del lusso si confermano i cinesi, con una spesa nel 2016 di ben 75 miliardi di euro, pari al 30% dei ricavi totali. A seguire ci sono gli americani con 58 miliardi (23%) e gli europei con 45 miliardi (18%). Oltre la metà dei beni di lusso è ancora acquistata presso negozi monomarca (30%) e boutique specializzate (22%), ma è l’online a crescere più velocemente: un giro d’affari che vale 18 miliardi di euro, con una previsione di +24% nel 2017.
Ma se l’online sta prendendo sempre più spazio, lo shopping turistico si conferma una leva strategica per le aziende di tutto il mondo, dimostrando come lo store fisico non sia per nulla morto. L’Europa è il continente dove i turisti comprano di più: circa l’84% delle vendite tax-free è concentrato nei Paesi di Francia (22%), Regno Unito (20%), Italia (16%), Germania (15%) e Spagna (11%). Per quanto riguarda l’Italia, i top spender restano i cinesi con il 29% dello shopping turistico, seguiti da russi (14%), americani (9%) e coreani (6%).

Il mercato italiano

Le aziende della moda crescono più della grande manifattura per ricavi, utili e forza lavoro. Ancora buoni i margini, seppur in flessione. Il 40% di esse è in mano straniera. Nel 2016 il giro d’affari delle 146 aziende moda Italia si attesta a 66,1 miliardi di euro (+25,8% sul 2012 e +4,6% sul 2015), pari al 4% del PIL. Tra i settori si conferma predominante l’abbigliamento, seguito dalla pelletteria, ma il più dinamico è la gioielleria (55,7% sul 2012). Il fatturato estero, oltre a essere molto rilevante (64,4% del totale), è anche quello che è cresciuto maggiormente (+24,7% sul 2012).
Le aziende moda Italia manifattura (esclusa la distribuzione) hanno cumulato nel periodo 2012-2016 quasi 15 miliardi di euro di profitti netti, di cui 3,4 miliardi nel 2016, pur registrando una continua erosione dei margini industriali, con l’ebit margin che si attesta al 9,6% nel 2016, dal 10,9% del 2012. Non solo, si tratta di aziende con un’elevata solidità finanziaria, con i mezzi propri che superano di 3 volte l’indebitamento e una liquidità di poco inferiore ai debiti finanziari (circa 9 miliardi, pari all’85% dei debiti finanziari). I 15 maggiori gruppi italiani (Top 15 Moda Italia) hanno un peso sempre più importante nel complesso: valgono il 53% del fatturato aggregato delle aziende moda Italia manifattura, il 67% degli utili e il 63% della forza lavoro. La crescita del fatturato rispetto agli anni precedenti è “più contenuta” (+18,6% sul 2012 e +0,3% sul 2015), ma il tasso di esportazione è maggiore (84,1%).

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Alexander Wang FW 2018/2019, New York

Nel 2016 il giro d’affari del Top 15 Moda Italia è pari a 30,3 miliardi di euro, con le esportazioni che, oltre ad aver un peso più rilevante, hanno anche registrato le migliori performance, soprattutto a livello extra-europeo (+24,5% sul 2012). Al primo posto per fatturato si conferma Luxottica con 9,1 miliardi, quasi tre volte più grande di Prada (seconda con €3,2 mld). Ma a crescere maggiormente nel periodo 2012-2016 è Valentino (+155,6%), seguita da Moncler (+66,8%) e Calzedonia (+41,6%). Sul fronte occupazionale la quota di dipendenti all’estero è in forte crescita (+37% sul 2012), raggiungendo il 64,6% del totale nel 2016 (dal 56% nel 2012). L’ebit margin si riduce anche per le Top 15, calando dal 14% nel 2012 all’11,6% nel 2016. Sul podio salgono Moncler con il 28,6%, seguito da Ferragamo (18,4%) e Luxottica (15,1%).
Le Top 15 hanno cumulato nei cinque anni profitti netti per oltre 10 miliardi di euro e distribuito dividendi per oltre 5 miliardi, ma il loro pay out medio (54,6%) è inferiore a quello della grande manifattura italiana (69,3%). Le Top 15 sono molto solide finanziariamente, con debiti pari al 22,7% dei mezzi propri. A questo aspetto si aggiunge la grande liquidità, con 6,4 miliardi di euro, pari a 1,2 volte i debiti finanziari. Il brand più solido risulta Armani, sostanzialmente senza debiti finanziari. Ed è sempre Armani a distinguersi come azienda più liquida in rapporto all’indebitamento.
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Il confronto con il mercato francese

Nel confronto tra le Top 15 italiane e francesi, le aziende d’oltralpe fatturano e crescono di più e sono più redditizie, mentre le italiane risultano più solide e molto più liquide. Il giro d’affari delle Top 15 Moda Francia è pari a 76,9 miliardi di euro, oltre il doppio di quello delle Top 15 Moda Italia, ma è più concentrato: il Gruppo LVMH (€37,6 mld) vale da solo circa la metà del giro d’affari francese e più di tutto le prime 15 Aziende Moda Italia.
Dal 2012 al 2016 i ricavi delle 15 big francesi (+24,4%) sono aumentati maggiormente rispetto alle Top 15 Italia (+18,6%). Anche sui margini industriali, seppur in un quadro comune di flessione, la moda italiana risulta meno redditizia di quella francese: l’ebit margin nel 2016 delle Top 15 Francia è del 17,2% contro l’11,6% delle big italiane. Al contrario, le italiane sono più solide (debiti finanziari pari al 22,7% dei mezzi propri contro il 35,5% delle francesi) e soprattutto più liquide (120% di liquidità sull’indebitamento contro il 51,2% delle francesi).