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Quando volare diventa un compito dell’IA

Quando volare diventa un compito dell’IA

Non sempre gli uccelli sbattono le ali quando volano. Se osserviamo per esempio i gabbiani quando siamo sul traghetto, ci accorgiamo di come questi uccelli planino tranquilli e beati nel cielo: questo è il loro grande segreto.

Sfruttando le correnti termali ascensionali di aria calda riescono a sostenersi in aria semplicemente aprendo le ali. In questo modo rimangono in volo per molto tempo, impiegando una quantità minima di energia, strategia fondamentale soprattutto nelle specie migratorie. Come facciano non è molto chiaro, ma al fine di impiegarle nel campo dell’aviazione cambia poco.

Analisi su Nature

Uno studio da poco pubblicato su Nature e svolto da un gruppo di lavoro dell’università della California-San Diego, insieme al Salk Institute for biological studies e al Centro internazionale di fisica teorica Abdus Salam di Trieste, affronta proprio questo aspetto.
Questi ricercatori utilizzano soluzioni di machine learning per insegnare a un algoritmo a controllare un aliante, individuando e sfruttando le cosiddette termali.
È vero che non è la prima volta che l’intelligenza artificiale è stata indagata a questo scopo. È tuttavia la prima volta che sono stati utilizzati i dati estratti da voli reali per migliorare e organizzare le prestazioni sul campo dell’AI.
Gli scienziati hanno usato i meccanismi di apprendimento per rinforzo per allenare alcuni alianti a volare da soli, raggiungendo 700 metri.

L’era degli unmanned aerial vehicles

Si apre così un nuovo orizzonte di sviluppo dei cosiddetti “uav”, gli “unmanned aerial vehicles”, cioè droni e aeromobili a pilotaggio autonomo.

“Questo paper costituisce un passo importante per l’intelligenza artificiale” afferma Terry Sejnowski, docente del Salk Institute for biological studies e direttore del Laboratorio di neurobiologia computazionale e del Centro Crick-Jacobs per la biologia computazionale e teoretica.
Questi sistemi di intelligenza artificiale hanno imparato “a salire autonomamente in costante cambiamento di termiche come un uccello – ha commentato Sejnowski – sono rimasto sorpreso come sia stato necessario un apprendimento relativamente breve per ottenere prestazioni notevoli”.