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Migliorare la creatività sul lavoro con il metodo Lego

Migliorare la creatività sul lavoro con il metodo Lego

I famosi mattoncini Lego, nati in Danimarca nel 1949, oggi vengono utilizzati anche sul lavoro. Diversi anni fa, è nata un’applicazione importante legata a questo gioco che viene utilizzata per sfruttare al meglio alcuni processi aziendali. Questa app., chiamata Lego Serious Play, studia in profondità il funzionamento del nostro cervello.
Il nostro emisfero sinistro è quello che si occupa delle attività logiche, legate all’ambito lavorativo. Questo metodo lavora sull’altro emisfero, quello destro, incentivando la creatività e l’immaginazione, protagonista di questa parte di cervello.

Come Funziona Lego Serious Play

In una seduta, gestita da Roberto Ceschina di Innovation Group, nel coworkingtorinese Toolbox, si utilizza questa applicazione: intorno ad un tavolo, colmo di mattoncini, omini, finestre, catene e alberelli Lego, vengono fatti sedere i numerosi partecipanti. Inizia la prova: vengono proposte una serie di attività e sottoposti dei quesiti a cui ogni concorrente che deve rispondere costruendo delle strutture o delle forme con i Lego. “L’idea del giocare seriamente è della business school Imd di Losanna, coinvolta nell’ideazione del metodo. Facendo lavorare l’emisfero destro, l’adulto non ricorre solo al ragionamento logico, ma sfrutta il potere delle metafore dei Lego”, afferma Ceschina. Al termine, ogni partecipante dovrà spiegare cos’ha costruito. È un’attività originale che coinvolge tutti. “Lego parte dall’osservazione che nelle riunioni parlano sempre i soliti membri. È la regola dell’80/20, il principio di Pareto secondo cui l’80% del risultato è prodotto dal 20% degli input. Grazie a questo metodo, invece, tutti interagiscono e quindi la proporzione si trasforma in 100/100”, racconta Ceschina.

I risultati dell’esperimento

Tutti i concorrenti creano delle piccole storie. Questo permette loro di interagire con tutti gli altri partecipanti. Ogni sessione dura da un paio d’ore a un’intera giornata e prevede una fase di riscaldamentoche prevede la costruzione di una torre da parte di ogni partecipante.
“Non è un gioco fine a se stesso. Finita la fase ludica, si cerca di stabilire un piano d’azione, cioè individuare la prima azione concreta che può scaturire dalla nuova consapevolezza”, aggiunge Ceschina. Questo metodo può essere applicato sempre: per far conoscere i membri di un team, ma anche per innovare i processi decisionali. Può essere chiesto di immaginare possibili cambiamenti innovativi, partendo dalla mission aziendale. “Può succedere che nel modellino prenda forma qualcosa che non era neanche chiaro nella mente della persona”, continua il docente.
Esistono start-up che hanno realizzato il proprio business model canvas partendo dal metodo dei mattoncini. “In questo caso, invece di scrivere, azione tipica dell’emisfero sinistro, hanno fatto ricorso alle potenti metafore che scaturiscono dall’impiego dei Lego. Si passa così dal bidimensionale al tridimensionale”.
Questo metodo ha come obiettivo l’immaginazione. Alla fine, Ceschina afferma che: “Sebbene non ci siano istruzioni, questo non è un metodo disordinato: è serio e crea un percorso che sfrutta l’enorme potere dell’immaginazione generativa”.

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