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Il Black Friday non è uguale per tutti

Il Black Friday non è uguale per tutti

Il 26 novembre è il giorno del Black Friday: tradizionalmente, per la popolazione americana, si tratta del venerdì successivo al Giorno del Ringraziamento, nel tempo si è trasformato a livello mondiale nel primo giorno di shopping natalizio, caratterizzato da offerte e sconti importanti da parte di tutti i retailer, fisici e online.

Il Black Friday, però, non è uguale per tutti. Il 20% della popolazione mondiale ha una qualche forma di disabilità e, parlando di internet, il 98% dei siti non è accessibile, nonostante esistano leggi internazionali, europee ed anche italiane che impongono la conformità a certi requisiti.

Secondo marketresearch.com, le persone con disabilità rappresentano il terzo segmento di mercato in assoluto, dopo i baby boomer e le utenze più mature. Solo negli Stati Uniti (fonte: US Census Bureau) parliamo di una fetta di mercato del valore di oltre il miliardo di dollari. Considerando anche i familiari, gli amici e le persone più vicine, parliamo di circa un trilione di dollari.

Il 20% delle persone con disabilità hanno limitazioni di carattere motorio, l’8% difficoltà di visione, il 7% problemi uditivi, il 6% non sono autonomi, il 6% ha un ritardo cognitivo mentre il 3% ha una disabilità intellettuale: per rendere il commercio davvero accessibile a tutti è fondamentale, quindi, comprendere al meglio i comportamenti e le caratteristiche delle persone. E allora scopriamo, grazie ai dati Nielsen, che le persone con un ritardo dell’apprendimento hanno molto spesso un animale domestico e quindi una propensione molto alta ad acquistare cibo ad hoc. Le persone con difficoltà cognitive sono più propense a comprare cibi surgelati. E gli ipovedenti acquistano con frequenza cosmetici, mentre le persone non indipendenti sono più attratte dal tabacco.

I disabili spendono poco, invece, in prodotti per bambini, succhi di frutta e drink, prodotti per i capelli.

Tutte le persone con disabilità, però, si mostrano fortemente fedeli ai Brand da loro scelti (+75% rispetto agli utenti normodotati).

Sempre secondo Nielsen, solo l’1% delle pubblicità trasmesse in prima serata mostra persone con disabilità e, quando sono presenti, si tratta solo di prodotti farmaceutici o dispositivi medici.

Occorre una presa di coscienza diversa – afferma Dajana Gioffrè, Disability Expert di AccessiWay, startup che per la prima volta in Italia propone una soluzione automatica per rendere il web veramente accessibile – il disabile è un utente e un potenziale cliente e come tale va trattato, nelle sue peculiarità. Usciamo dal concetto assistenzialistico, evitando anche il cosiddetto inspiration porn, cioè sentimentalismo e inutile pietismo”.

Con AccessiWay vogliamo rendere il web accessibile entro il 2025 – afferma Edoardo Arnello, CMO e cofounder – il nostro software, grazie all’applicazione di IA e alla sua Interfaccia di accessibilità (la più completa presente sul mercato) riesce a rendere qualunque sito web accessibile per più del 90%. Attraverso la consulenza specializzata e i nostri servizi integrativi rendiamo i siti conformi al 100%”.