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Lo stop alle pubblicità invasive su Chrome diverrà mondiale a luglio

Lo stop alle pubblicità invasive su Chrome diverrà mondiale a luglio

Era il 15 febbraio dello scorso anno quando Google decise di avviare un sistema di filtraggio degli annunci pubblicitari sul proprio browser. Da allora, infatti, i formati ritenuti eccessivamente disturbanti per il pubblico sono stati oscurati.

Ad oggi, però, la restrizione coinvolge solamente i cittadini dell’Europa e del Nord America e Google ha annunciato che l’estensione su scala globale avverrà nel 2019, precisamente il 9 luglio.

I formati incriminati

A essere “colpiti” saranno i siti che useranno in modo troppo invasivo i 12 formati adv considerati “disturbanti” secondo i Better Ads Standard, i criteri di “accettabilità” della pubblicità digitale coniati dalla Coalition for Better Ads (CBA), organismo di mercato di cui fa parte anche Google.

I formati incriminati, mostrati nell’immagine in basso, includono, ad esempio, i pop-up, i prestitial e i video in auto-play con suono attivo.

Formati oscurati da Chrome

Ma, quindi, come funziona questo filtro?

Il browser “osserva” le pagine web visualizzate all’interno dello stesso e verifica se le pubblicità siano o meno conformi ai suoi standard. In caso di ripetuta risposta negativa, viene dato al sito in questione un “periodo di grazia” di trenta giorni, entro i quali bisogna adeguare i formati e richiedere un’ulteriore revisione. Se neanche questa seconda verifica dovesse essere superata, allora il filtro si attiva, oscurandone gli annunci pubblicitari.

L’oscuramento si verifica, comunque, solo se un sito eroga questi annunci su più del 7,5% delle proprie pagine nei primi due mesi seguenti l’entrata in vigore del programma, sul 5% nei seguenti quattro mesi e sul 2,5% nei mesi successivi.

Tra le campagne bloccate potranno esserci anche quelle provenienti da piattaforme pubblicitarie della stessa Google. Anche gli annunci display sul sito desktop di YouTube saranno sottoposti a verifica.

Statistiche aggiornate al 1° gennaio 2019

Essendo quasi un anno che in Europa e America Settentrionale il filtro è attivo, iniziano a spuntare anche i primi dati sulla sua efficacia.

Nello specifico, al 1° gennaio 2019, due terzi degli editori i cui annunci non erano prima conformi ai Better Ads Standard lo sono adesso, e la pubblicità è stata effettivamente oscurata solo in meno dell’1% dei siti.