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Brian Acton, co-fondatore di WhatsApp, rivela: “Ho venduto la privacy dei miei utenti”

Brian Acton, co-fondatore di WhatsApp, rivela: “Ho venduto la privacy dei miei utenti”

Lo scorso marzo, in pieno momento  in cui lo scandalo sulla privacy di Cambridge Analytica stava scuotendo le fondamenta di Facebook, il co-fondatore di WhatsApp, Brian Acton, ha pubblicamente invitato le persone a cancellarsi da Facebook tramite l’hashtag #deletefacebook su Twitter.

La cosa non sarebbe poi così strana se non fosse che si tratta proprio di una delle due persone che ha venduto WhatsApp a Facebook per più di 19 miliardi di dollari appena quattro anni fa

Acton ha perso fino a 850 milioni di dollari per essersi cancellato da Facebook sei mesi prima di quel tweet, (nel settembre 2017), perché la tranche finale delle sue stock options non era ancora maturata. Da allora aveva sempre taciuto sulle sue mosse, ma oggi ha deciso finalmente di aprirsi tramite un’intervista con la prestigiosa rivista Forbes.

L’intervista a Forbes

Molto di ciò che rivela l’intervista non è certo sorprendente. Acton ha lasciato Facebook in quanto la società di social media ha insistito per monetizzare WhatsApp attraverso gli annunci e vendendo strumenti aziendali per coinvolgere gli utenti, con lo scopo infine di poterli rintracciare. Facebook si era dimostrato riluttante nell’accettare la crittografia end-to-end, una funzionalità che Acton riteneva fondamentale per WhatsApp per la protezione della privacy degli utenti.

Nonostante le sue azioni nette, Acton si è dimostrato piuttosto riservato nel valutare il team che sta dietro al gigante dei social media.

Sono uomini d’affari, sono bravi imprenditori, rappresentano solo un insieme di pratiche, principi ed etiche aziendali, e politiche con le quali non mi sento d’accordo con loro“, ha rivelato a Forbes.

I motivi per cui lui e il co-fondatore Jan Koum hanno venduto WhatsApp a Facebook nel 2014 non sono molto difficili da indovinare: Zuckerberg ha fatto loro un’ottima proposta: “Ci ha fatto un’offerta che non potevamo rifiutare“, tanto per citare un noto film, ha riferito Acton.

Nell’intervista, Acton è spesso critico nei confronti delle proprie azioni, infatti dichiara che, se si fosse dimesso appena pochi mesi dopo, avrebbe guadagnato molti più soldi. “Ho venduto la privacy dei miei utenti per un beneficio maggiore, ho fatto una scelta che è stato anche un compromesso, e convivo con esso oramai ogni giorno”.

Nuovi investimenti sulla beneficenza e filantropia

I pezzi più interessanti dell’intervista riguardano poi alcuni dettagli dell’esperienza di Acton quando ancora faceva parte di Facebook.
Nonostante l’acquisizione di WhatsApp da parte di Facebook sia uno dei più grandi affari tecnologici di tutti i tempi, Acton afferma di non aver discusso poi molto con Zuckerberg.
Hanno avuto una dozzina di incontri nel corso degli anni, e Zuckerberg ha trattato WhatsApp solo come un altro gruppo di prodotti all’interno dell’azienda.
L’ultimo incontro di Acton con Zuckerberg è stato freddo e a detta di Acton è stata anche l’ultima volta che gli parlerà.

L’intervista rilasciata a Forbes è però in contrasto con le opinioni di Acton risalenti al giugno 2014, poco dopo l’acquisizione di WhatsApp. “Non lo guardiamo necessariamente dal punto di vista che prima o poi verremo inglobati dai giganti“, avrebbe detto all’epoca.

Nel periodo post-Facebook, Acton ha già investito 50 milioni di dollari nell’app Signal, orientata alla sicurezza, un po’ come fosse un concorrente di WhatsApp.
Ha anche devoluto 1 miliardo di dollari verso la filantropia, sostenendo lo sviluppo della prima infanzia e dell’assistenza sanitaria nelle aree più povere degli Stati Uniti.