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Assistenti virtuali: un nuovo campo di gioco per i top brand

Assistenti virtuali: un nuovo campo di gioco per i top brand

Gli assistenti virtuali sono una delle principali arene dove si scontrano i gladiatori del digital di oggi. Lo scontro non è più a colpi di ascia e mazza frusta ma di qualità del suono dei dispositivi e IQ dell’intelligenza artificiale, in grado di raccogliere e processare dati.
Il settore vede quindi una gamma di prodotti dei top brand digitali: Amazon con Amazon Echo (e non solo), Apple con HomePod e Google con GoogleHome. Al di là del dispositivo fisico e delle qualità tecniche ciò che conta maggiormente è il loro inquilino: l’intelligenza artificiale, da Alexa, a Siri e Google Assistant. Tutti questi device porteranno una ventata di digitalizzazione nel futuro dell’IoT, ampliando le possibilità di commercio conversazionale. Il valore di questo mercato non sta tanto nei dispositivi stessi quanto nei dati che saranno in grado di raccogliere e processare; dal convesational commerce si passa al predictive.
Per avere uno sguardo a 360 gradi infatti Amazon non si è limitato al suo dispositivo Echo, recentemente aggiornato, ma, dato che più di tre quarti dei proprietari di smart speaker tengono i loro dispositivi in ​​uno spazio condiviso come il salotto o la cucina, ha pensato di dover ampliare l’offerta a dispositivi che si prestassero a tutta la casa. La sveglia sembra essere la soluzione più ovvia: L’Echo Spot, questo nuovo dispositivo con uno schermo da 2,5 pollici è ciò che più si avvicina alla sveglia intelligente, un’evoluzione dell’Echo Show insomma.
Gli smart speaker non saranno confinati alle mura domestiche, ci sono già progetti di portare Alexa anche nella nostra auto (la casa automobilistica Nissan già propone modelli con Alexa, ndr).

La materia grigia dell’AI

Dalla Cina arriva il responso: l’intelligenza artificiale di Google è molto più intelligente di Siri di Apple. Il rapporto, che mirava a confrontare l’intelligenza di vari sistemi AI, ha scoperto che nel 2016, l’AI di Google aveva un IQ di 47,3, davanti al motore di ricerca cinese Baidu (33), a Bing (32) e a Siri (24). Anche se l’AI di Google risulta essere la migliore, ha molto da fare prima di raggiungere i livelli dell’uomo; la media, a 6 anni, è di un QI di 55,5, secondo lo stesso studio. Nonostante i numeri le premesse di crescita sono buone: nel 2014, l’IQ di Google era di 26,5 e Microsoft 13,5.
Gli investimenti in espansione nelle start-up di AI stanno incoraggiando questa crescita. Nel primo trimestre del 2017, 1,7 miliardi di dollari sono stati spesi per finanziare le società globali di AI, pari all’84% year-over-year (YoY). Inoltre, le imprese saranno in grado di sfruttare alti livelli di intelligenza delle aziende tecnologiche per ottimizzare i loro processi e aumentare la produttività. Questo è uno degli effetti più importanti che l’intelligenza articificiale ​​avrà, secondo una recente indagine da parte di GlobalData.
In termini di crescita di QI dell’AI, Amazon non si ferma ai propri confini. Bezos è disposto a collaborare con i concorrenti di Apple Inc. e Google Alphabet Inc. se questo può contribuire a migliorare l’esperienza dei clienti, sempre grazie a strategie data driven.
Amazon, che sta già lavorando con Microsoft Corp. sulle funzionalità di produttività di Alexa, come le interazioni di calendario, è in cerca di qualsiasi altra partnership, ha dichiarato Toni Reid, vice presidente Amazon di dispositivi Alexa e Echo, che è stato sulla squadra dal 2014. A oggi l’ecommerce di Seattle conta 5.000 persone che lavorano sugli smart speaker e sulla piattaforma Alexa.